Francesco Verderami, Corriere della Sera, 05/09/09, 5 settembre 2009
IL CAVALIERE VUOLE TRATTARE CON CASINI
«Al rientro dalle vacanze dovremo vederci per valutare alcune cose», disse Berlusconi a Casini. Parole che manifestavano l’intenzione di porre fine alle ostilità e di riaprire un dialogo, liberato però dalle promesse fatue di un tempo, dagli scontri ricomposti con sorrisi a denti stretti. Quando il premier e il leader dell’Udc si incontreranno – perché si sono ripromessi di farlo – siederanno uno dinnanzi all’altro, consapevoli delle proprie forze e delle proprie debolezze. Il gesto del Cavaliere è il segno di un’apertura di credito verso l’ex alleato e al contempo la conferma che il disegno del bipartitismo è tramontato: perciò se il Pd avrà come alleati naturali la sinistra e l’Idv, il Pdl vorrebbe avere al fianco l’Udc per bilanciare la Lega, che è il vero problema strategico per Berlusconi.
Gli sherpa si muovono con prudenza e riservatezza: Gianni Letta ha inviato alcuni emissari del premier da Casini; Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello si sono incontrati con i centristi alla fine di luglio. Franco Frattini è della partita. Altero Matteoli si spende per la causa. Ma è chiaro che dietro tutti c’è la regia del premier, deciso al passo. Come sempre, quando il realismo politico dettato dai numeri glielo impone. Perché le Regionali saranno la madre di tutte le elezioni, da quel voto dipenderà lo sviluppo della legislatura, e uno studio dimostra che i centristi saranno decisivi per la vittoria di sette governatori su tredici.
«Tornare insieme si può, l’Udc non è più un pericolo», è la tesi del Cavaliere. Ma un accordo politico che addirittura preveda un ritorno all’antica alleanza è per ora impensabile, controproducente per entrambi. Troppi rischi per il premier, a fronte delle tensioni che potrebbe scatenare nei rapporti con la Lega, e anche per via dell’ostilità ancora forte di una parte del Pdl, contraria a un nuovo patto con l’Udc.
Nemmeno Casini ha interesse in questo momento a una simile intesa. Intanto non si fida, «non mi fido del tutto», ha confidato ad alcuni prelati. Poi vuol capire se la crisi nelle relazioni tra Berlusconi e il mondo cattolico si ricomporrà o si acuirà, così da lucrare consensi. E soprattutto non ha interesse a modificare oggi una strategia che gli ha consentito di crearsi uno spazio politico fra Pdl e Pd, e di consolidare il proprio elettorato.
Per ora l’Udc non si muove. «A Berlusconi non chiediamo parole né tantomeno poltrone», dice infatti Casini: «Noi chiediamo fatti, fatti politici. E la linea che lui ha assunto in queste settimane ci allontana». In surplace, attende segnali chiari dal Cavaliere, che è intenzionato a sottoscrivere un patto sulle Regionali con i centristi «anche senza un accordo complessivo», come ha spiegato l’altro ieri in Consiglio dei ministri. Ma entro l’autunno anche Casini dovrà rompere gli indugi. Perché se è vero che fra un anno sarà l’ago della bilancia nella sfida elettorale tra Pdl e Pd, è altrettanto vero che in base alle sue scelte si capiranno le intenzioni dell’Udc in vista delle Politiche, cioè quali saranno i suoi futuri alleati. Da che parte allora farà pendere il piatto della vittoria Casini? Verso il centrodestra o il centrosinistra?
la mossa che rivelerà la strategia dell’ex presidente della Camera, che in molti dicono tentato dal giocare la partita del dopo-Berlusconi. Una partita a medio-lungo termine che partirebbe da un graduale riavvicinamento agli ex alleati attraverso intese parlamentari su alcuni temi importanti: dal testamento biologico alla giustizia. Senza dimenticare l’accordo per le Regionali, che – come ha detto il Cavaliere – può essere anche valutato «caso per caso ». Ma non a caso.
E infatti negli ultimi tempi Casini si è fatto più prudente circa un accordo in Puglia con Massimo D’Alema. Complice la crisi politica (e non solo) del centrosinistra nella zona, ha frenato i suoi: «Non faremo i crocerossini». E a Raffaele Fitto, incontrato sotto l’ombrellone, ha aggiunto: «Evitiamo di farci del male». Per evitare di restare ingabbiato in uno schema, tiene però le mani libere nel Lazio, altra regione cruciale nella sfida tra Pdl e Pd, e dove il voto cattolico sarà determinante.
Perciò il premier corteggia i centristi, come solo lui sa fare. E dire che il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, lo conosce da anni, eppure è rimasto ancora una volta colpito dalle lusinghe del Cavaliere, tanto da averlo confidato a un amico: «Tempo fa mi squilla il telefono. Berlusconi. Mi dice: ’Caro Lorenzo, come stai? Mi è dispiaciuto per l’attacco che hai subito dal Giornale . Per te infatti è stato cambiato il direttore’».