Francesco Cerisano, ItaliaOggi, 05/09/09, 5 settembre 2009
I MINISTERI NASCONDONO GLI STIPENDI
Guai a chiedere agli italiani quanto guadagnano. E tantomeno ai dirigenti della p.a. Figuriamoci poi a obbligarli a pubblicare su internet, alla mercé di tutti, stipendi e tassi di assenteismo. Se ne è accorto il ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta, che dopo tante battaglie vinte per modernizzare la pubblica amministrazione ha dovuto arrendersi di fronte ai numeri. L’operazione trasparenza, avviata con la legge n. 69/2009 («Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione e la competitività») che imponeva a tutte le p.a. di rendere noto attraverso i propri siti internet, curricula e retribuzioni dei dirigenti e dei segretari comunali e provinciali, oltre ai tassi di presenza al lavoro del personale distinti per ufficio dirigenziale, si è rivelata un flop. Sui 30 mila enti che compongono all’incirca la galassia della p.a. (scuole di ogni ordine e grado, aziende ed amministrazioni dello stato ad ordinamento autonomo, regioni, province, comuni, comunità montane, consorzi, università, Iacp, Camere di commercio, enti del Ssn, Aran e agenzie fiscali) alla data del 2 settembre 2009 solo 409 hanno risposto all’appello. Poco più dell’1%.
La legge poneva alle amministrazioni il termine del 31 luglio per pubblicare i dati, ma poi con la circolare n.3/2009 la Funzione pubblica, temendo che con l’estate di mezzo l’adempimento sarebbe finito nel dimenticatoio, ha spostato la data ultima al 15 settembre. Ma è difficile che in dieci giorni la situazione possa cambiare radicalmente.In ogni caso palazzo Vidoni ha deciso di anticipare i tempi, pubblicando la lista dei buoni e dei cattivi che verrà comunque aggiornata la prossima settimana, dopo un secondo monitoraggio.
La sorpresa è che ad aver fatto orecchie da mercante sono state soprattutto le amministrazioni centrali dello stato (ministeri e agenzie). Molti dicasteri (esteri, interno, difesa, beni culturali) hanno adempiuto solo parzialmente agli obblighi di legge, pubblicando in modo incompleto i dati dei curricula e quelli sulle assenze, ma tacendo del tutto sulle retribuzioni. In altri casi i dati sulle retribuzioni sono stati pubblicati per qualifiche e non per singolo dirigente. Solo il ministero del lavoro e la presidenza del consiglio (a cui appartiene il dipartimento della Funzione pubblica) hanno messo in rete in modo dettagliato gli stipendi dei propri manager, mentre il ministero dell’economia l’ha fatto in modo parziale. Via XX Settembre infatti ha reso disponibili solo le retribuzioni contrattuali dei dirigenti di seconda fascia, annunciando sul proprio sito che le informazioni saranno integrate a breve con i dati relativi al dipartimento delle Finanze, i curricula dei dirigenti e le retribuzioni dei dirigenti generali.
Ma c’è anche chi nel governo ha totalmente disatteso l’obbligo di trasparenza. Alla data del 2 settembre i ministeri della giustizia, dell’ambiente, dell’istruzione, delle infrastrutture e dello sviluppo economico non hanno pubblicato nulla. Lo stesso (non) hanno fatto tutte e quattro le agenzie fiscali (Demanio, Dogane, Territorio ed Entrate). E non si può dire che in questi mesi Brunetta non le abbia tentate tutte per facilitare il compito delle amministrazioni. Sul sito della Funzione pubblica per supportare gli enti e uniformare i dati da pubblicare, è stata caricata una procedura per la compilazione on-line dei curriculum, con tanto di istruzioni. Ed è stato anche attivato un indirizzo di posta elettronica (operazionetrasparenza@governo.it) per qualsiasi dubbio o richiesta di informazioni.
Per quanto riguarda le regioni, solo Emilia Romagna, Lombardia e Basilicata hanno pubblicato tutto quello che la legge ha previsto. Al contrario Campania, Calabria, Molise e Marche non hanno finora reso pubblico alcun dato.I dati più incoraggianti arrivano dai comuni. Molti capoluoghi hanno provveduto a pubblicare tutti i dati richiesti dalla legge (Ancona, Brescia, Treviso, Cuneo, Livorno, Genova, Bologna, Venezia, Firenze, Modena, Mantova, Varese, Siena, Palermo, Cagliari, Perugia, Frosinone, Piacenza, Nuoro, Pesaro e Novara). Roma e Napoli hanno dimenticato solo i curricula dei dirigenti, mentre Milano, Torino, Verona, Ascoli Piceno, Taranto, Catanzaro, Cosenza, Latina, Terni e Vibo Valentia non hanno ancora pubblicato nulla.Infine, per quanto riguarda le Asl, solo quelle del nord (Bologna, Imola, Milano 1) hanno accolto la richiesta del ministro Brunetta.