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 2009  settembre 05 Sabato calendario

L’ITALIA DIMENTICATA


Cassano e Totti. Mourinho e Diego. Spalletti e Ranieri. L’Inter e la Juve. Il campionato e le sue polemiche. Lo scudetto e le sue sfide. Lippi si è lamentato che la lunga vigilia del match contro la Georgia si sia nutrita di storie e personaggi assolutamente estranei a quanto accadrà oggi nello stadio di Tbilisi dove gli azzurri giocheranno per la quarta volta in 12 anni, quasi un record per un posto così ai margini del calcio. «La verità è che di questa partita non frega niente a nessuno», ha accusato con irritazione il ct nel viaggio che lo portava in una parte del mondo dove non era mai arrivato a differenza dei carrarmati russi che, come quando venimmo l’ultima volta nel 2007, stanno in attesa oltre il confine, a un centinaio di chilometri dalla città. Lippi ha ragione. Gli italiani hanno accantonato la Nazionale. «Quando ci sono i Mondiali o la Confederations Cup c’è interesse - dice -. In questi casi invece c’è la convinzione che siano partite troppo facili per occuparsene, anche se facili non sono». In effetti è dura parlare di avversari che non hanno vinto neppure una delle 7 partite di qualificazione. Nè disquisire con interesse di giocatori poco fantasiosi persino nei cognomi che si concludono quasi tutti in "vili" o in "dze". Soffermarsi a lungo sulla Georgia del calcio sarebbe stato un esercizio più noioso che pelar patate mentre è bastato buttare lì un concetto qualunque per scatenare la "verve" polemica e reattiva di Mourinho, che è come i vecchi juke-box: infili le cento lire e ti sforna un pezzo.

Il campionato ammazza mediaticamente ogni sforzo della Nazionale per qualificarsi ai Mondiali e se il ct si è intossicato il fegato scommettiamo che non è stato per il disinteresse attorno alla trasferta di Tbilisi ma per l’assillo di sentire parlare sempre di Cassano. L’argomento lo rende fumantino. Lippi non capisce perché la sua decisione di non convocare il Fantantonio non sia accettata senza spiegazioni e le si ronzi attorno con insistenza. Vorrebbe un silenzio piatto. Ed è stato buffo che, intuendone il rodimento, il presidente della Federcalcio, Abete, abbia scaricato la tensione dicendogli: «Vede Lippi, lei è giustamente concentrato sulle partite con la Georgia e la Bulgaria. Ma nel Paese ci sono altre curiosità: pensi che l’altra sera a cena il figlio di un generale mi ha chiesto perché lei tiene fuori Cassano». A quel punto il ct si è rassegnato e ha sottoscritto la resa come il prigioniero costretto ad alzare le braccia almeno fino a questa sera quando la partita «di cui non frega niente a nessuno» darà una risposta a dubbi che ancora ci accompagnano da giugno, in Sudafrica. «Se vinciamo con i georgiani e con i bulgari avremo quasi conquistato la qualificazione ai Mondiali ma se non succedesse non ci faremmo prendere dall’ansia per la partita decisiva di Dublino con l’Irlanda. L’ansia prendetevela voi: noi siamo pronti a tutto per raggiungere l’obiettivo, anche a giocare lo spareggio come seconda del girone».

Un’eventualità scomoda. Meglio evitare, anche perché la classifica e il valore degli avversari incoraggiano a una conclusione immediata della pratica. La Bulgaria, mercoledì a Torino, può essere tosta da battere. La Georgia invece ha una tradizione perdente: in 7 confronti ha colto un solo pareggio nel 1997 e la cura di Hector Cuper, il tecnico del fatidico 5 maggio interista, darà forse frutti in futuro perché per il momento se ne sono visti pochi. E’ vero che anche contro l’Egitto, tre mesi fa, nessuno nutriva dubbi sulla vittoria ma le eccezioni non possono diventare un’abitudine. Se lo fossero bisognerebbe rivedere l’intero impiano della Nazionale. «Delle ultime partita - dice Lippi - vorrei non rivedere più gli errori sotto porta. Non segniamo da 3 partite, è vero, ma con l’Egitto e nell’amichevole con la Svizzera abbiamo costruito tante occasioni che non si può parlare di una carenza in attacco. L’importante questa volta è buttarla dentro». La formazione è fatta. Giuseppe Rossi come uomo di fantasia in attacco, Camoranesi e Marchionni esterni di centrocampo nel 4-4-2. «Nel mio gioco funzioneranno come trequartisti, alla maniera in cui lo era Nedved - spiega Lippi-: gente che parte dalla fascia per andare al tiro o all’assist. Non c’è il trequartista con le caratteristiche di Diego nella Juve. Ma, dopo due partite, Diego è già il modello cui ispirarsi?». Alla fine si torna sempre al campionato.