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 2009  settembre 05 Sabato calendario

LA FORZA DEL NUOVO VIRUS LA FANTASIA

Ci fosse stato l’iPhone nel lontano 1918, data della prima grande pandemia influenzale, la sorte degli infetti sarebbe stata diversa. Il telefonino della Apple, grazie a una nuova applicazione iTunes sviluppata dagli specialisti del Children’s Hospital di Boston e del Mit Media Lab ”segnalata ieri sul Sole 24 Ore ”è infatti in grado di monitorare e segnalare in tempo reale i focolai del virus H1N1.
Invece, quando nella primavera del 1918, nella campagna del Kansans, venivano addestrati i contingenti americani da mandare in Europa a sostegno degli alleati, ci si guardò bene dal dare enfasi e informazioni sulla febbre che colpiva le truppe al fronte.
Come oggi, la pandemia veniva da Oltreoceano, allora trasportata dai soldati oggi dalla globalizzazione. E quando la Spagna, paese non coinvolto nel conflitto, fornì informazioni complete su quanto stava accadendo (da qui la definizione di "spagnola") l’epidemia era ormai incontenibile e avrebbe ucciso almeno 40 milioni di persone in tutto il mondo.
«Il dato più interessante sulla cosiddetta spagnola, appartenente anch’essa al ceppo H1N1- dice Gilberto Corbellini, docente di Storia della medicina, bioetica ed epistemologia medica alla Sapienza di Roma – è quello che si è scoperto di recente. Con un’operazione difficile e delicata nei laboratori dei Cdc statunitensi in un laboratorio a protezione 4, il massimo della sicurezza, il virus è stato "resuscitato", dopo essere stato isolato in una donna morta per l’influenza e seppellita nel permafrost in Alaska. I biologi molecolari sono così riusciti a ricostruire il vecchio virus e a dimostrare che effettivamente era il risultato di una serie di mutazioni, che gli avevano permesso un salto di specie, dagli uccelli all’uomo. La spagnola quindi è un caso importante che ha scosso molto l’immaginario collettivo e ha spaventato terribilmente anche perché colpiva i giovani, mentre le infezioni del passato affliggevano i più deboli, cioè vecchi e bambini».
Ma è stata anche la prima pandemia in epoca microbiologica. Dopo le scoperte di Pasteur sulle malattie infettive, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, si è iniziato a capire che le pestilenze si diffondevano attraverso agenti microbici.
Con una caratteristica precisa: esordire con un’onda primaverile mite sotto il profilo della gravità per poi avere un’impennata molto più severa durante l’inverno. «Non possiamo fare paragoni con quello che sta accadendo oggi – precisa Pietro Crovari, professore emerito di Igiene e medicina preventiva all’università di Genova ”. La maggior parte delle mortidel 1918 furono causate da una sovrapposizione batterica responsabile di gravi polmoniti.
Oggi con gli antibiotici il timore che si ripeta una situazione come quella passata è assolutamente ingiustificato».
Già,ma che l’influenza suina e la spagnola siano lontane parenti è il professor Antony Fauci, dei National institutes of health statunitensi a dirlo. Sul New England Journal of medicine ha infatti scritto: «La pandemia H1N1 del 2009 è un discendente di quarta generazione del virus dell’influenza spagnola del 1918». E il principale serbatoio del virus sono gli uccelli (identificato per la prima volta proprio in Italia da due veterinari agli inizi del 1900 e chiamato virus dell’influenza aviaria), anche se in tutti questi anni i ceppi H1N1 sono continuati a circolare nei suini e nell’uomo, evolvendosi nel tempo, secondo un programma di "slittamento antigenico". Fino al 1957, quando – colpo di scena – l’H1N1 lascia il campo al ceppo H2N2, responsabile della seconda grande pandemia del Novecento, nota come l’asiatica, responsabile di oltre un milione di morti. Fu l’Oms, che aveva a Hong Kong il suo punto di osservazione speciale, a identificare il nuovo virus. In Italia i primi casi d’influenza iniziarono a settembre e durante l’inverno il numero di malati fu pari a 10 milioni solo nel nostro paese.
Dopo dieci anni, nel 1968, quindi un tempo relativamente breve, scoppia la terza pandemia del secolo: questa volta il virus muta ancora ed è del ceppo H3N2. L’esordio si manifesta nel mese di luglio, poi la seconda ondata investe l’Europa e miete un milione e mezzo di vittime. Con un effetto tsunami, questa influenza continua il suo corso per due anni di seguito. «Ed è proprio in questo periodo – continua Crovari – che s’incomincia a intuire che ivirus hanno un legame con il passato. Una parte di anziani infatti possedeva anticorpi verso questo nuovo virus: ciò fece pensare che prima della spagnola fosse circolato un virus simile all’H3N2. Questo accade anche oggi con l’influenza suina: il 30% delle persone sopra i 60 anni possiede difese immunitarie contro il nuovo virus. Ecco perché i programmi di vaccinazione sono stati in parte modificati. Sia l’Oms sia i Cdc Usa hanno predisposto che a essere vaccinati per primi siano i soggetti a rischio con meno di 60 anni, comprese le donne in gravidanza».
Non va dimenticato, in tema di pandemia, anche un clamoroso falso allarme che ha messo in difficoltà il presidente americano Ford. Nel 1976 un episodio d’influenza scoppiato in una comunità militare venne confuso con l’inizio di una nuova spagnola. I virologi americani, vedendo che a circolare non era il virus H3N2, ma sul campo era ricomparso il ceppo H1N1, convinsero il presidente a vaccinare in fretta e furia tutta la popolazione, ben 40 milioni di americani. La vaccinazione di massa però non servì a nulla, dal momento che non si trattava di una pandemia. Anzi, si rivelò addirittura una disfatta per Ford, che non solo spese un sacco di soldi per un falso allarme, ma causò problemi sanitari a un certo numero di persone, dovuti agli effetti collaterali della vaccinazione.
Oggi viene spiegato (e accettato) non come naturale che a un certo punto sia ricomparso improvvisamente il ceppo H1N1 (scomparso con l’asiatica del 1957). L’idea è che in alcuni laboratori dell’area orientale in cui si lavora su vaccini vivi se lo siano, come dire, "lasciato scappare". Sta di fatto che da allora sulla scena epidemiologica e nel vaccino stagionale anti-influenzale compaiono tutti e tre i ceppi HN, dall’1 al 3.
«Quello che circola oggi – conclude Crovari – è un prototipo eccezionale, perché viene da più virus suini, uno europeo, uno asiatico e uno americano, quest’ultimo riassortito da uno umano, aviario e suino. In pratica, è un collage di tutti i serbatoi virali: uomo, maiale, uccello». Come dire che la fantasia dei virus influenzali è molto superiore a quella degli uomini.