Lucia Annunziata, la Stampa 4/9/2009, 4 settembre 2009
Usa, il lavoro salva le donne - Soglia storica, in Usa: le donne hanno quasi superato il numero degli uomini, nel mondo del lavoro
Usa, il lavoro salva le donne - Soglia storica, in Usa: le donne hanno quasi superato il numero degli uomini, nel mondo del lavoro. Ma è una maggioranza amara, che segna più il crollo del mercato del lavoro maschile che una vittoria dell’uguaglianza. E’ un evento, tuttavia, che, pur nel suo chiaroscuro, annuncia un ulteriore cambiamento dei profili personali e legali di un’intera società. Secondo i dati del Bureau of Labor Statistics relativi al mese di giugno, le donne americane occupano il 49,83 per cento dei 132 milioni dei lavori censiti; la soglia del 50 per cento dovrebbe essere superata a ottobre o novembre, perché alle donne sta andando anche la maggioranza dei nuovi posti creatisi dentro la mini-ripresa in corso. Anche in questo settore dunque il «secolo americano» arriva alla sua piena conclusione; il sorpasso conclude infatti un trend di crescita che dura da circa cento anni ed ha segnato alcuni picchi storici durante la Depressione e poi durante la Seconda Guerra Mondiale. Il taglio del traguardo ha avuto una sorta di sua celebrazione, del tutto involontaria, in verità, ma ugualmente molto simbolica, proprio in uno dei settori in cui il volto delle donne ha costituito in questo secolo l’elemento trainante, la televisione. Diane Sawyer, una delle prime anchor in Usa, ha raggiunto due giorni fa la agognata direzione/conduzione delle news della prima serata della Abc, portando anche qui a un piccolo sorpasso. Con l’arrivo di Sawyer, dopo Katie Kouric, due delle tre conduzioni rilevanti della rete passano al femminile. Al di là delle storie di donne celebri, tuttavia, la raggiunta maggioranza nel mondo del lavoro non racconta una storia di vittorie per le donne. La crescita della presenza femminile è figlia di una trasformazione abbastanza radicale del profilo stesso del lavoro dentro la crisi in corso. Le donne sono diventate di più semplicemente perché gli uomini, nell’ultimo anno, hanno subito una vera e propria decimazione. Dal dicembre del 2007 ad oggi in Usa sono stati persi 6,4 milioni di lavori, il 74 per cento dei quali maschili. Inoltre, questi lavori cancellati sono in maggioranza nei settori più produttivi, e sono lavori delle fasce alte. Le donne, che comunque guadagnano il 77 per cento di quello che guadagnano gli uomini e hanno più funzioni part time, sono state tenute perché più «leggere» per il mercato. La natura del lavoro femminile è anche la ragione per cui i nuovi lavori creati nel corso della crisi vanno in maggioranza alle donne. Sono impieghi che nascono dai vari «stimoli» statali, e dunque ruotano più o meno dentro l’area del sistema pubblico, in cui è più funzionale la «flessibilità» (in termini di ore e retribuzione) femminile. In compenso, i lavori di alto profilo con alti salari, parliamo qui di manager, rimangono fermamente a maggioranza maschile. Comunque sia e qualunque sia la ragione, la soglia attraversata consegna alle donne la staffetta del capofamiglia. Una condizione che inevitabilmente porterà a ridefinire i tempi delle coppie, gli equilibri personali, il concetto di lavoro e famiglia, ma anche il territorio legale. Reversibilità pensionistica, allargamento dell’assistenza sociale, educazione. Sono tutti i campi in cui se ne sentirà l’impatto.