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 2009  settembre 04 Venerdì calendario

”Io, il computer e la solitudine dei numeri uno” - Vincenzo Iozzo, 21 anni compiuti sei giorni fa, studente al terzo anno di ingegneria informatica al Politecnico di Milano, non ha difficoltà a forzare serrature cibernetiche d’ogni genere

”Io, il computer e la solitudine dei numeri uno” - Vincenzo Iozzo, 21 anni compiuti sei giorni fa, studente al terzo anno di ingegneria informatica al Politecnico di Milano, non ha difficoltà a forzare serrature cibernetiche d’ogni genere. E’ salito agli onori della cronaca per aver dimostrato una vulnerabilità in certi sistemi creduti a prova di tutto. Non è così? «E’ vero - risponde -. Il primo attacco l’ho portato a un sistema operativo di Apple e il secondo all’Iphone. Mi affascina occuparmi della sicurezza informatica». Quando le persone che le stavano attorno si sono accorte del suo talento in questo settore? «Ero adolescente, avevo dodici anni quando è venuta fuori questa mia abilità. Ma credo che sia accaduto perché l’informatica, tra le varie scienze, è quella più facile da apprendere come autodidatta, quella più interattiva e che ti dà risposte immediate». Modesto? «Da bambino lo ero di meno...forse ero un po’ presuntuoso. Poi ho capito che ci sono al mondo tante persone eccezionali, anche più di me». Che rapporti aveva da ragazzino con i suoi genitori? «Beh, ogni tanto si arrabbiavano perché trascorrevo troppe ore al computer, ma poi mi hanno lasciato fare. Direi che hanno avuto, più che altro, un comportamento neutro che mi ha giovato». E con i compagni? Erano invidiosi? «Non ci sono mai stati problemi in tal senso. Con loro ho sempre avuto un buon rapporto, anche perché sono tendenzialmente pigro... quella che poteva emergere a scuola non era certo la figura del bambino che sa tutto, supersecchione, anche se avevo ottimi voti. Questione di carattere, non sono mai stato un saccente. A volte aiutavo i compagni, a volte loro aiutavano me». Non si è mai sentito diverso? «Direi di no. Facciamo un esempio: se prendi un bambino particolarmente dotato in matematica, con tutta probabilità sarà destinato alla solitudine. Ma nel mio campo e tutt’altra cosa. Con internet sono collegato al mondo. Ho amici ”reali”, che incontro e con i quali faccio cose, e amici telematici con i quali ho scambi di altro genere». Com’è la vita affettiva di un giovane genio? «Ho una ragazza che mi sopporta da due anni e mezzo e spero che la durata del rapporto significhi che sono abbastanza sopportabile». Apple le ha fatto una proposta di lavoro che lei non ha accettato. Come mai? «Mi sarei dovuto trasferire in California. E non mi andava di lasciare l’Università, eccetera». ’Eccetera” è chi le sta accanto da due anni e mezzo? (ride) «Esatto». Il suo sogno? «Andare a lavorare per un certo periodo in America, dopo la laurea, perché laggiù quello che faccio io è meno di nicchia che in Italia». E nell’attesa si potrà laureare anche la fidanzata e partire con lei? «Appunto».