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 2009  settembre 04 Venerdì calendario

Una donna per Ahmadinejad - Una ministra alla Sanità, sostanziale sì del Parlamento al nuovo governo ”neocon” - Ahmadinejad deve aver tirato un sospiro di sollievo ieri, quando il parlamento iraniano, il Majlis, ha sostanzialmente benedetto il suo nuovo governo dove, nei posti chiave del Petrolio, degli Interni e dei Servizi segreti, siedono tre suoi fedelissimi

Una donna per Ahmadinejad - Una ministra alla Sanità, sostanziale sì del Parlamento al nuovo governo ”neocon” - Ahmadinejad deve aver tirato un sospiro di sollievo ieri, quando il parlamento iraniano, il Majlis, ha sostanzialmente benedetto il suo nuovo governo dove, nei posti chiave del Petrolio, degli Interni e dei Servizi segreti, siedono tre suoi fedelissimi. Il malcontento dei conservatori, che alla vigilia del voto di fiducia sembrava dovesse cristallizzarsi in un duro sbarramento, non si è materializzato. Soltanto 3 candidati su 21 sono stati rispediti a casa: due delle tre donne della squadra e Mohammad Ali-Abadi, vecchio compare del presidente, che ha perso la poltrona di ministro dell’Energia per soli 12 voti. Confermato invece Manouchehr Mottaki, ministro degli Esteri di grande esperienza. Il sito «Khabaronline», vicino allo speaker del Parlamento, il conservatore sempre meno illuminato Ali Larijani, riporta che mercoledì sarebbe intervenuta la Guida Suprema Ali Khamenei per spiegare ai deputati che «il leader della rivoluzione gradirebbe che tutti i ministri ottengano il voto di fiducia». Due saranno le icone di questo governo che si annuncia non meno oltranzista del precedente: Ahmad Vahidi, ministro della Difesa, generale dei pasdaran ricercato dall’Interpol per la strage al centro culturale ebraico di Buenos Aires del 1994, e Marzieh Vahid-Dasjerdi, 50 anni, ministro della Salute, l’unica donna che ha passato il fuoco di sbarramento degli ultratradizionalisti. La nomina di Vahidi è un segnale che l’approccio radicale del governo non cambierà di una virgola. Vahidi, in curiosa consonanza con l’ex arcirivale George W. Bush, ha appena dichiarato che la nuova frontiera dei conflitti umani sarà lo spazio. L’ingresso della iperconservatrice Vahid-Dasjerdi non è una vera apertura alle donne, segna piuttosto l’approccio neoconservatore di Ahmadinejad che si pone, al di là delle ovvie differenze, come Bush si poneva nei confronti dei conservatori tradizionali. Marzieh Vahid-Dasjerdi insegna all’università di Teheran, dove si è specializzata in ostetricia, ma vanta una lunga militanza politica, come si conviene alla figlia di un martire ufficiale della rivoluzione, ex direttore della Mezzaluna Rossa. «Le donne - ha detto ieri - hanno coronato le loro antiche speranze di avere una di loro al governo per difendere le loro esigenze». Ma le «esigenze» di cui parla la neo ministra sono quelle rigidamente codificate nella Sharia, la legge islamica. Per due volte in passato ha proposto che gli ospedali fossero separati secondo il sesso. Il progetto fu bocciato l’ultima volta nel 2006 perché «irrealistico»: costava troppo e non c’erano abbastanza donne medico. Ahmadinejad, insolitamente mellifluo con il parlamento che aveva minacciato in passato di trasformare in un bivacco di manipoli, incassa tre ministeri chiave, specialmente quello del Petrolio, nonostante una cinquantina di conservatori abbiano cercato di impallinare il suo amico Masoud Mir-Kazemi, ritenuto dai critici «incompetente», che è passato con il 53,5 dei voti. «Col ministero del Petrolio in tasca - ha detto sotto anonimato al New York Times un analista politico che lavora con l’Iran - il presidente potrà disporre di grandi flussi di denaro da orientare a piacimento». Al cruciale ministero dell’Intelligence ci sarà Haidar Mosleh, ex consigliere del presidente ed ex rappresentante di Khamenei nel corpo paramilitare del «Basij», la milizia protagonista della repressione più brutale del dopo elezioni. E’ quasi certo che dietro la sua nomina ci sia la Guida Suprema che sugli incarichi legati alla sicurezza vuole avere l’ultima parola. Il nuovo ministro dell’Interno Mostafa Mohammad Najjar è il tributo che Ahmadinejad paga al suo più formidabile alleato, la Guardia Rivoluzionaria (presente comunque in diversi dicasteri). Najjar è stato responsabile per il Medio Oriente dei pasdaran, che sono diventati con la loro emergente potenza militare ed economica una specie di stato nello Stato. E’ possibile che con il suo arrivo l’influenza dei pasdaran si estenderà anche alle forze di polizia. Indicativa la nomina di Kamran Daneshjoo all’Educazione superiore, un mastino del presidente. L’ambiente accademico teme che possa scatenare una guerra santa contro le scienze sociali accusate di essere un cavallo di Troia delle idee occidentali. Prosegue dunque quello che appare come un tentativo di cambiare dall’interno i connotati della Repubblica islamica: ironicamente, visto che i riformisti sono stati cancellati, i principali oppositori al progetto neoconservatore di Ahmadinejad sono gli ayatollah e i chierici di Qom, oltre al gruppo dei più retrivi conservatori.