Francesco Semprini, La Stampa 04/09/2009, 4 settembre 2009
Le memorie di Ted Kennedy: ”Ho ancora il rimorso per la morte di Mary Jo” Una tragedia enorme che mi ha perseguitato ogni giorno della mia vita»
Le memorie di Ted Kennedy: ”Ho ancora il rimorso per la morte di Mary Jo” Una tragedia enorme che mi ha perseguitato ogni giorno della mia vita». Così Ted Kennedy racconta l’incidente avvenuto nel 1969 a Chappaquiddick, sull’isola di Martha’s Vineyard, nel quale trovò la morte Mary Jo Kopechne, la collaboratrice del fratello Bob che viaggiava accanto a lui sulla vettura uscita di strada. Ted scappò in preda al panico, si nascose per dieci ore prima di costituirsi alle forze dell’ordine. «Un comportamento imperdonabile», dice lo stesso «Leone del Senato» scomparso lo scorso 25 agosto all’età di 77 anni, per un cancro al cervello. Una di quelle «terribili decisioni» raccontate nelle sue memorie la cui pubblicazione è prevista il prossimo 14 settembre in un libro dal titolo «True Compass» (La vera bussola). Una raccolta di 532 pagine a metà tra racconto storico e viaggio introspettivo dove il vecchio Ted ripercorre gli episodi più salienti della sua vita e di quella delle persone a lui vicine. Si parte dagli episodi più lontani che seppur giovanissimo gli hanno lasciato segni indelebili, come quando a nove anni si nascondeva sotto al suo letto a castello, nel collegio di Riverdale nel Bronx, per paura di un professore che credeva essere un maniaco sessuale. O quando matricola ad Harvard fu costretto a sostenere un esame di spagnolo al posto di un collega più anziano venendo puntualmente scoperto ed espulso per due anni dall’ateneo. Non mancano la mondanità e la goliardia giovanili, le feste, gli amici, il buon vino e le belle donne: «Ero attratto da quel genere di divertimento», rivela il più piccolo dei nove fratelli, che tuttavia respinge categoricamente l’accusa di alcolismo. Attraverso i suoi racconti Ted ripercorre le vicende spesso drammatiche del clan più famoso della politica americana e indirettamente fa rivivere i momenti salienti della storia dell’ultimo mezzo secolo. Dopo l’assassinio di Jfk a Dallas, racconta, il fratello Bobby soffrì così profondamente che i familiari «temevano una tragedia nella tragedia». E sempre su Robert Kennedy, rivela retroscena inquietanti, come l’incontro segreto nella primavera del 1967 con l’allora presidente Lyndon Johnson per negoziare personalmente un trattato di pace con Hanoi per mettere fine alla guerra del Vietnam. «Se Johnson avesse accettato - spiega con rammarico - mio fratello non si sarebbe candidato alla Casa Bianca e forse non sarebbe stato ucciso». Ma sono senza dubbio le cinque pagine riservate alla tragedia di Chappaquiddick quelle più intense. Il vecchio Ted non aggiunge null’altro a quanto emerso nelle indagini di quarant’anni fa, dal party organizzato dallo staff di Bob alla tragica fine della corsa sul Dike Bridge: la vera novità è però nel viaggio introspettivo, l’apertura del suo stato d’animo in quei frangenti fatali. «Non avevo nessuna relazione sentimentale» con quella donna, dice Ted secondo cui la realtà è che lui e Mary si erano rattristati a quel ricevimento perché affranti dal ricordo di Bob ucciso l’anno prima a tal punto da volersene andare. «Certo qualche cocktail lo avevo bevuto, ma tutto lì», spiega ammettendo di aver esitato per mezza giornata prima di andare dalla polizia. «Quanto basta per cancellare ogni traccia», hanno sempre sostenuto i suoi nemici, «il tempo per riacquistare lucidità dopo lo shock dell’incidente», sostiene lui. Il resto è storia come l’ammissione di colpa in tribunale e la carriera politica compromessa: è chiaro che fu proprio quell’episodio controverso a pregiudicare la corsa alla Casa Bianca di Ted sulla scia dei suoi fratelli. Il suo racconto è sempre schietto, mai edulcorato, anche nel ripercorrere gli anni difficili dopo il divorzio, nel 1982, quando il suo nome fu associato a relazioni con diverse donne. Il senatore torna quindi sulla scelta di non correre per le presidenziali del 1984 spiegando che sulla sua decisione influì la paura dei figli che anche lui potesse essere ucciso come avvenne per John e Bob. Nel libro emerge il difficile rapporto con il padre, il patriarca della famiglia Jopseph, che segnò la vita di tutti i nove fratelli e alimentò, secondo lo stesso Ted, la competizione tra i figli per farli arrivare a traguardi ambitissimi. Non manca tuttavia la cronaca dei momenti felici come le vittorie da giovane procuratore a Boston, le battaglie in Senato, sino a giungere al trionfo del suo pupillo Obama. Il finale di «True Compass» è un testamento di attualità politica ed ha come filo conduttore la controversa riforma sanitaria, il suo progetto più ambizioso. Il senatore lo affida ai suoi successori, e a tutti coloro che leggendo il suo libro troveranno l’ispirazione e la forza necessaria per affrontare la sua ultima battaglia, quella più dura. «Perché - conclude Ted - solo credendo e insistendo si raggiunge un traguardo».