Aldo Grasso, Isabella Bossi, Fedrigotti, Gian Antonio Stella, Corriere della Sera, 03/09/09, 3 settembre 2009
IDEE&OPINIONI SALVATE LA TRASMISSIONE DI SANTORO, L’ ULTIMO DEI MOHICANI DELLA RAI (A.G) Avendo più volte criticato, anche aspramente, la tv di Michele Santoro penso di avere qualche titolo per prendere le sue difese
IDEE&OPINIONI SALVATE LA TRASMISSIONE DI SANTORO, L’ ULTIMO DEI MOHICANI DELLA RAI (A.G) Avendo più volte criticato, anche aspramente, la tv di Michele Santoro penso di avere qualche titolo per prendere le sue difese. Se è vera la notizia che il dg Mauro Masi vuole «normalizzare» la trasmissione Annozero imponendo un opinionista fisso «di destra» che bilanci la presenza di Marco Travaglio, significa che qualche preoccupazione sull’uso del concetto di pluralismo in Rai dobbiamo averla. Santoro è fazioso (non è però il solo nel giornalismo italiano), Santoro vive di indignate lagnanze (anche qui, in buona compagnia), Santoro è il re del «chiagne e fotte» (altra specialità tipicamente nostrana), Santoro è… Qualunque altra cosa sia Santoro c’è prima di tutto da considerare il fatto che Santoro ormai è solo: come l’ultimo dei Mohicani, come una specie in via d’estinzione, come una biodiversità da tutelare. La maggioranza ha conquistato tutto quello che c’era da conquistare in Viale Mazzini, salvo la riserva indiana di Raitre. Evidentemente non si accontenta. Vuole in tutti i modi anestetizzare l’opposizione. Anche solo per salvare le apparenze, e non inasprire ulteriormente un clima già abbastanza avvelenato, lasciamo che Santoro faccia il suo programma e inviti chi vuole, senza imposizioni dall’alto. E poi, quale persona intelligente accetterebbe mai di fare il cane da guardia del conduttore? Questo desiderio di «normalizzare» l’avversario rischia di trasformarsi in un forte segnale di debolezza e di insicurezza. Sul piano della comunicazione c’è un solo modo per combattere Santoro: fare una trasmissione più interessante della sua. Dove si smascheri la disinvoltura intellettuale degli altri e si esalti la propria autorevolezza. Secondo lo spirito della democrazia, del Servizio pubblico o, più, semplicemente, della buona televisione. Altrimenti si dà l’impressione di essere incapaci di sostenere una simile sfida e di aver paura di chi non la pensa come te. Se c’è una cosa in cui Santoro è imbattibile è di accreditarsi come martire. Forse non è il caso di offrirgliene l’occasione, questa volta vera. I PICCOLI SCHIAVI METROPOLITANI CHE VIVONO NELLE NOSTRE CASE (I.B.F) I bambini schiavi? Una drammatica realtà, però lontana da noi, si pensa. E invece, stando a rapporti di polizia e carabinieri, esistono anche da noi, qui, nel cuore delle nostre città. Poveri bambini e poveri ragazzi schiavi che però non sanno di esserlo, che credono, anzi, di essere liberi, i più liberi tra i loro amici e compagni. Schiave le ragazzine adolescenti che, in cambio di pochi soldi, di una ricarica per il cellulare, fanno svariati giochi sessuali – ma non soltanto giochi – in coppia o in gruppo, in un angolo nascosto della scuola (media) che frequentano; e schiavi i loro coetanei, o di loro appena un po’ maggiori, che a questi traffici le inducono. Piccoli forzati del sesso che viene loro imbandito in ogni modo e in ogni luogo, in televisione al cinema e nelle pubblicità; e in maniera più micidiale, nella rete. Innumerevoli sono infatti i siti dove i ragazzini possono vedere di tutto, donne con uomini, donne con donne, uomini con uomini, uomini e donne con animali. Alcuni – i nomi non li si vuole scrivere nel caso ci fosse ancora qualcuno che non li conosca – sono particolarmente insidiosi nell’agganciare e schiavizzare le loro vittime: offrono in visione, in un’ampia e articolata scelta, trailer di filmini pornografici, lunghi un paio di minuti, colti naturalmente nei loro passaggi più hard; e pagando, li si può vedere per intero. Un trattamento choc, violento e brutale per bambini e ragazzini, e non è detto che non sia questa la ragione – per stordirsi, per anestetizzarsi – che ne spinge tanti all’alcol o alla droga. Più sorveglianza ci vuole, da parte di padri e madri, lo si ripete dappertutto e in continuazione. Facile a dirsi, ma è fattibile, giusto che i genitori si trasformino in poliziotti, perennemente alle spalle dei figli o intenti a frugare nei computer per trovare traccia delle loro navigazioni hard? Purtroppo, il nemico in questione sembra infinitamente più forte e avveduto, imbattibile, anzi, tale da sconfiggere i migliori genitori, resi impotenti dalla mancanza di scrupoli dei gestori dei siti nonché dalla pur necessaria, pur intelligente e utile dimestichezza con il web dei giovanissimi. L’ INVASIONE DELLA POLONIA E I GIORNALI DI QUEI GIORNI (G.A.S.) Il primo giorno no, il secondo no, il terzo no, il quarto no, il quinto no... E via così. Per quindici giorni.. Sono ammattiti, ieri, all’archivio del Corriere, nel tentativo di trovare in qualcuna delle tre edizioni quotidiane di allora il titolo citato da Berlusconi. Il quale, a Danzica, dice la cronaca del suo Giornale , ha ridacchiato: «L’espulsione di una minoranza tedesca dalla Polonia è stata la scusa con cui Hitler l’ha invasa e il Corriere applaudì titolando ’Fantastica operazione umanitaria’, bravi! » . Ora, esclusa la sola ipotesi che il capo del Governo s’inventi le cose così, al momento, resta un mistero: esiste qualche edizione pirata del Corriere che il Corriere, che pure conserva tutti ma proprio tutti i numeri dal giorno della fondazione ad oggi, non ha? La verità è che purtroppo il nostro, come tutti i giornali dell’epoca, fece dei titoli orribili senza bisogno d’aggiungerne altri. Il primo giorno, 1˚settembre, titolò: «Le proposte di Hitler per Danzica e il Corridoio leali ragionevoli ed eseguibilissime lasciate stoltamente cadere da Varsavia e da Londra». Il secondo: «L’atteggiamento italiano definito dal consiglio dei ministri presieduto dal duce/’L’Italia non prenderà alcuna iniziativa di operazioni militari’. Alto elogio alla disciplina del popolo fascista». Il terzo: «Decisa avanzata tedesca in Polonia». Era il Corriere fascista di Aldo Borelli. E quello di Ermanno Amicucci, sotto Salò, avrebbe fatto anche di peggio. la nostra storia. Fatta di momenti di luci (come la commossa solennità del ritorno di Ettore Janni, nominato direttore nel 1943 dopo essere stato buttato fuori 20 anni prima dai fascisti) e di ombre. Al Cavaliere pare però sfuggire un dettaglio. In anni in cui i giornali ricevevano ordini rigidissimi («Diminuire le notizie sul cattivo tempo», «Improntare il giornale a ottimismo, fiducia e sicurezza nell’avvenire», «Eliminare le notizie allarmistiche, pessimistiche, catastrofiche e deprimenti») il Corriere fece quei titoli perché erano imposti col manganello da un capo del governo che la mattina era assai soddisfatto di quanto leggeva. Fosse stato spiritoso, avrebbe potuto ripetere le parole di Napoleone III: «Non leggo i giornali, pubblicano solo quello che dico io...».