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 2009  settembre 03 Giovedì calendario

IDEE&OPINIONI SALVATE LA TRASMISSIONE DI SANTORO, L’ ULTIMO DEI MOHICANI DELLA RAI (A.G) Avendo più volte criticato, an­che aspramente, la tv di Mi­chele Santoro penso di avere qualche titolo per prendere le sue difese

IDEE&OPINIONI SALVATE LA TRASMISSIONE DI SANTORO, L’ ULTIMO DEI MOHICANI DELLA RAI (A.G) Avendo più volte criticato, an­che aspramente, la tv di Mi­chele Santoro penso di avere qualche titolo per prendere le sue difese. Se è vera la notizia che il dg Mauro Masi vuole «normalizzare» la trasmissione Annozero imponendo un opinionista fisso «di destra» che bilanci la presen­za di Marco Travaglio, significa che qualche preoccupazione sull’uso del concetto di pluralismo in Rai dobbia­mo averla. Santoro è fazioso (non è però il solo nel giornalismo italiano), Santoro vive di indignate lagnanze (anche qui, in buona compagnia), Santoro è il re del «chiagne e fotte» (altra specialità tipi­camente nostrana), Santoro è… Qua­lunque altra cosa sia Santoro c’è prima di tutto da considerare il fatto che San­toro ormai è solo: come l’ultimo dei Mohicani, come una specie in via d’estinzione, come una biodiversità da tutelare. La maggioranza ha conquista­to tutto quello che c’era da conquistare in Viale Mazzini, salvo la riserva india­na di Raitre. Evidentemente non si ac­contenta. Vuole in tutti i modi aneste­tizzare l’opposizione. Anche solo per salvare le apparenze, e non inasprire ulteriormente un clima già abbastanza avvelenato, lasciamo che Santoro faccia il suo programma e inviti chi vuole, senza imposizioni dal­l’alto. E poi, quale persona intelligente accetterebbe mai di fare il cane da guar­dia del conduttore? Questo desiderio di «normalizzare» l’avversario rischia di trasformarsi in un forte segnale di debolezza e di insi­curezza. Sul piano della comunicazio­ne c’è un solo modo per combattere Santoro: fare una trasmissione più inte­ressante della sua. Dove si smascheri la disinvoltura intellettuale degli altri e si esalti la propria autorevolezza. Secon­do lo spirito della democrazia, del Ser­vizio pubblico o, più, semplicemente, della buona televisione. Altrimenti si dà l’impressione di essere incapaci di sostenere una simile sfida e di aver pa­ura di chi non la pensa come te. Se c’è una cosa in cui Santoro è imbattibile è di accreditarsi come martire. Forse non è il caso di offrirgliene l’occasio­ne, questa volta vera. I PICCOLI SCHIAVI METROPOLITANI CHE VIVONO NELLE NOSTRE CASE (I.B.F) I bambini schiavi? Una drammati­ca realtà, però lontana da noi, si pensa. E invece, stando a rapporti di poli­zia e carabinieri, esistono anche da noi, qui, nel cuore delle nostre città. Poveri bambini e poveri ragazzi schiavi che però non sanno di esserlo, che credono, anzi, di essere liberi, i più liberi tra i loro amici e compagni. Schiave le ragazzine adolescen­ti che, in cambio di pochi soldi, di una rica­rica per il cellulare, fanno sva­riati giochi sessuali – ma non soltanto giochi – in cop­pia o in gruppo, in un angolo nascosto della scuola (media) che frequentano; e schiavi i loro coetanei, o di loro appe­na un po’ maggiori, che a que­sti traffici le inducono. Picco­li forzati del sesso che viene loro imbandito in ogni modo e in ogni luogo, in televisione al cinema e nelle pubblicità; e in maniera più micidiale, nella rete. Innumerevoli sono infatti i siti dove i ra­gazzini possono vedere di tutto, donne con uomini, donne con donne, uomini con uo­mini, uomini e donne con animali. Alcuni – i nomi non li si vuole scrivere nel caso ci fosse ancora qualcuno che non li conosca – sono particolarmente insidiosi nell’ag­ganciare e schiavizzare le loro vittime: of­frono in visione, in un’ampia e articolata scelta, trailer di filmini pornografici, lun­ghi un paio di minuti, colti naturalmente nei loro passaggi più hard; e pagando, li si può vedere per intero. Un trattamento choc, violento e brutale per bambini e ra­gazzini, e non è detto che non sia questa la ragione – per stordirsi, per anestetizzarsi – che ne spinge tanti all’alcol o alla droga. Più sorveglianza ci vuo­le, da parte di padri e ma­dri, lo si ripete dappertut­to e in continuazione. Faci­le a dirsi, ma è fattibile, giusto che i genitori si tra­sformino in poliziotti, pe­rennemente alle spalle dei figli o intenti a frugare nei computer per trovare trac­cia delle loro navigazioni hard? Purtroppo, il nemi­co in questione sembra infinitamente più forte e avveduto, imbattibile, anzi, tale da sconfiggere i migliori genitori, resi impo­tenti dalla mancanza di scrupoli dei gestori dei siti nonché dalla pur necessaria, pur in­telligente e utile dimestichezza con il web dei giovanissimi. L’ INVASIONE DELLA POLONIA E I GIORNALI DI QUEI GIORNI (G.A.S.) Il primo giorno no, il secondo no, il terzo no, il quarto no, il quinto no... E via così. Per quindici giorni.. Sono ammattiti, ieri, all’archivio del Corrie­re, nel tentativo di trovare in qualcuna del­le tre edizioni quotidiane di allora il titolo citato da Berlusconi. Il quale, a Danzica, di­ce la cronaca del suo Giornale , ha ridac­chiato: «L’espulsione di una minoranza te­desca dalla Polonia è stata la scusa con cui Hitler l’ha invasa e il Corriere applaudì tito­lando ’Fantastica operazione umanitaria’, bravi! » . Ora, esclusa la sola ipotesi che il capo del Governo s’inventi le cose così, al mo­mento, resta un mistero: esiste qualche edizione pirata del Corriere che il Corriere, che pure conserva tutti ma proprio tutti i numeri dal giorno della fondazione ad og­gi, non ha? La verità è che purtroppo il no­stro, come tutti i giornali dell’epoca, fece dei titoli orribili senza bisogno d’aggiun­gerne altri. Il primo giorno, 1˚settembre, titolò: «Le proposte di Hitler per Danzica e il Corridoio leali ragionevoli ed eseguibilis­sime lasciate stoltamente cadere da Varsa­via e da Londra». Il secondo: «L’atteggia­mento italiano definito dal consiglio dei ministri presieduto dal duce/’L’Italia non prenderà alcuna iniziativa di operazioni militari’. Alto elogio alla disciplina del po­polo fascista». Il terzo: «Decisa avanzata te­desca in Polonia». Era il Corriere fascista di Aldo Borelli. E quello di Ermanno Ami­cucci, sotto Salò, avrebbe fatto anche di peggio. la nostra storia. Fatta di momen­ti di luci (come la commossa solennità del ritorno di Ettore Janni, nominato direttore nel 1943 dopo essere stato buttato fuori 20 anni prima dai fascisti) e di ombre. Al Ca­valiere pare però sfuggire un dettaglio. In anni in cui i giornali ricevevano ordini rigi­dissimi («Diminuire le notizie sul cattivo tempo», «Improntare il giornale a ottimi­smo, fiducia e sicurezza nell’avvenire», «Eliminare le notizie allarmistiche, pessi­mistiche, catastrofiche e deprimenti») il Corriere fece quei titoli perché erano impo­sti col manganello da un capo del governo che la mattina era assai soddisfatto di quanto leggeva. Fosse stato spiritoso, avrebbe potuto ripetere le parole di Napo­leone III: «Non leggo i giornali, pubblica­no solo quello che dico io...».