Giampiero Mughini, Libero, 03/09/09, 3 settembre 2009
DALL’ELEZIONE ALL’EREZIONE
Alzi la mano chi di noi uomini, giovani e meno giovani, non ha mai avuto problemi di ”erezione”. A quanto ne so, temo che quelle mani non sarebbero numerosissime. Ad avere costantemente quei problemi, dicono le statistiche, è una quota rilevante della popolazione maschile. E poi ci sono i tantissimi che hanno superato i cinquant’anni e hanno imparato a puntino (...) (...) il che e il come della parola ”prostata”, ché altrimenti i medici-urologi avrebbero chiuso i battenti. Con tutte le deprimenti conseguenze del caso. Prostata a parte, quando il fior fiore dei surrealisti francesi fece all’alba degli anni Trenta una serie di riunioni che avevano ad argomento il sesso e la sessualità, molti di loro confessarono che quei problemi ce li avevano eccome. Uno dei più grandi scrittori francesi del Novecento, Louis Aragon, confessò in quell’occasione che una erezione piena e completa lui non l’aveva mai avuta. E dire che passava per un gran charmeur di donne. Per quanto mi riguarda, ricordo delle figuracce di cui ancora arrossisco. Talvolta con fanciulle per le quali era furibondo il mio desiderio.
E invece il gran capo politico d’Italia, Silvio Berlusconi, quello che in tanti vorrebbero appiccare per i piedi a piazza Loreto e che in tanti giudicano invece capace di camminare sulle acque, in una sua mossa giudiziaria contro alcuni giornalisti dell’’Unità” che accusa di averlo diffamato alla grande, ci mette nel conto che lo abbiano accusato di avere problemi di ”erezione”. E non è, purtroppo, una puntata di ”Scherzi a parte”. E’ che a tanto siamo arrivati nella contesa politica-massmediatica di questo nostro rincitrullito Paese, il Paese dove campeggiano Noemi Letizia e Patrizia D’Addarioe ruffiani vari che procurano sciacquette e droga e giornalisti che si precipitano sulle intercettazioni telefoniche le più grottesche e le più pruriginose pur di dare al nostro Paese un indirizzo eticamente più alto e più glorioso.
Fioccano dunque gli atti giudiziari, le richieste di risarcimenti danni contro cronisti accusati di aver attentato inesorabilmente all’immagine personale dell’uomo Berlusconi. E che c’è di più personale e di più inesorabile nell’accusare un uomo che gli si rizza poco e male? E poco conta che quest’uomo non sia un adolescente di quelli di cui raccontava Jean-Paul Sartre in un suo bellissimo libro autobiografico, quei sedicenni e diciassettenni che misuravano la lunghezza del proprio coso a soppesare quali fossero le loro risorse virili, e bensì un capo politico che per mestiere deve incontrare Putin e Gheddafi un giorno sì e l’altro pure, e tentare di far quadrare i conti disperati del bilancio pubblico italiano, e tenere a bada le ambizioni rispettive di cinque figli tutti nell’età della ragione e che non hanno l’aria di scherzare, uno che dorme tre ore a notte o poco più da quanti sono gli impicci personali e pubblici cui deve far fronte.
Uno cui i suoi nemici danno dello ”psiconano”, del neo-nazista, del mafioso a mezzo tempo, del corruttore del costume italiano moderno, e ne sto dimenticando tali e tante. Accuse di cui è sacrosanto risentirsi e anche se non, a mio giudizio, adire le vie legali contro dei giornalisti. Solo che il nostro Berlusca di quelle altre accuse se ne risente sino a un certo punto, anzi gli fanno un baffo a giudicare dal fatto che poi le elezioni politiche lui le vince alla grande. ma non sia mai l’accusa che non gli si rizza. Quella è un’accusa da far accapponare la pelle, un’onta da lavare nel sangue, una robaccia indegna di un uomo dabbene e da smentire nel modo più categorico e formale.