Maria Teresa Cometto, Il Riformista. 3/9/2009, 3 settembre 2009
FINANZA: CACCIA AGLI ZOMBIE WALL STREET RESUSCITA LEHMAN
New York. La speculazione torna a impazzare a Wall Street, nemmeno un anno dopo la bancarotta-record da 639 miliardi di dollari di Lehman Brothers. Le azioni della banca d’affari fallita il 15 settembre 2008 dovrebbero in teoria valere zero, ma continuano ad essere scambiate sul mercato OTC (over-the-counter, non regolato) e nei giorni scorsi sono improvvisamente balzate a 15 centesimi di dollaro, dopo mesi di stallo attorno ai 3-5 centesimi. « una follia - ha commentato Anton Schutz, gestore del fondo Burnham Financial Industries -. Dopo aver pagato tutti i creditori, non dovrebbe rimanere alcunché nelle casse della liquidazione di Lehman e quindi gli azionisti non possono aspettarsi un rimborso». Eppure c’è chi scommette sul risveglio delle quotazioni di società-zombie come Lehman. Come mai?
Una spiegazione generale è che c’è di nuovo troppa liquidità sul mercato e per questo certe valutazioni di borsa stanno tornando a livello di bolla speculativa, senza collegamenti con i dati economici e finanziari fondamentali. Oltre al boom dei titoli Lehman, infatti, si registra quello di altre tre finanziarie al centro della crisi degli ultimi due anni e sopravvissute solo perché salvate dallo stato americano: il colosso assicurativo AIG (da 6,6 dollari per azione lo scorso marzo a 38 oggi) e le società specializzate in mutui Fannie Mae (da 0,30 a 1,40 dollari) e Freddie Mac (da 0,25 a 1,70 dollari). «Sono esempi del revival frenetico della ricerca insensata del rischio da parte degli investitori», ha commentato Abel Abelson su Barron’s.
Nel caso specifico di Lehman, però, la speculazione è alimentata dalla speranza che i liquidatori riescano a ottenere più soldi del previsto dalla chiusura degli esotici contratti derivati e dalla vendita dei titoli basati sui mutui, ancora nel portafoglio della banca per un valore che potrebbe essere in crescita, grazie alla ripresa dei mercati. A sostegno di questa tesi, i trader citano 423 milioni di dollari di diritti su beni della Lehman, venduti la settimana scorsa dall’hedge fund Citadel a Credit Suisse.
I liquidatori delle attività di Lehman in America hanno dichiarato di aver incassato finora 6 miliardi di dollari cash dalle controparti di contratti derivati e hanno aperto una serie di battaglie legali per recuperarne altri: per esempio contro la stessa AIG e contro investitori come il Consiglio scolastico di Chicago. Inoltre hanno ottenuto dal giudice fallimentare di New York James Peck l’ok per un’inchiesta sulla vendita del business americano al gruppo bancario britannico Barclays, avvenuta per 1,5 miliardi di dollari cash immediatamente dopo la dichiarazione di bancarotta un anno fa: l’ipotesi è che nella fretta della procedura il prezzo sia stato troppo basso, un vero affare per Barclays a scapito degli interessi di dipendenti, creditori e azionisti di Lehman. Barclays sostiene di essere tranquilla sulla regolarità della transazione, grazie alla quale fra l’altro è balzata al primo posto nella classifica di Institutional Investor dei migliori analisti del reddito fisso, il mercato dove Lehman era storicamente leader.
Ma la liquidazione della holding Lehman, con circa 80 società controllate in tutto il mondo, è una faccenda molto complessa e ben lontana dalla conclusione. Negli Stati Uniti i creditori hanno tempo fino al 22 settembre per avanzare una richiesta di risarcimento: la più sorprendente finora è stata quella dell’ex presidente Joe Gregory, che ha chiesto 233 milioni di dollari in compensi arretrati; mentre PricewaterhouseCoopers, liquidatore a Londra delle attività europee di Lehman, ha chiesto circa 100 miliardi alla controparte americana per restituire i fondi finora congelati a 700 hedge fund clienti della banca fallita. Inoltre sulla liquidazione americana pesa un conto ultra-salato per le parcelle dei consulenti e avvocati che ci lavorano: le parcelle pagate per dieci mesi ammontano alla stratosferica cifra di 308 milioni di dollari e potrebbero arrivare a quasi 1 miliardo di dollari alla fine della procedura, secondo i calcoli di Lynn LoPucki, professore alla University of California a Los Angeles.
Le attività di brokeraggio di Lehman Brothers in Europa e Asia erano state vendute al gruppo finanziario giapponese Nomura per pochi milioni di dollari: molti broker se ne sono andati per contrasti nella cultura e nella pratica del business fra le due aziende, ma quelli rimasti hanno contribuito ad aumentare sensibilmente gli affari per Nomura e a raggiungere profitti per 121 milioni di dollari per il trimestre chiuso lo scorso 30 giugno, il primo risultato positivo in un anno e mezzo per il gruppo giapponese.
Addirittura zero dollari era costata la società di gestione Neuberger - un gioiello molto redditizio fra le attività americane di Lehman, con 160 miliardi di dollari amministrati - al gruppo di suoi manager che lo scorso dicembre ne hanno rilevato la maggioranza (il 51%, mentre il 49% resta ai creditori), nonostante le società di private equity Bain Capital e Hellman & Friedman avessero fatto un’offerta di 2,15 miliardi di dollari.