Tommaso Labate, il riformista, 3/9/2009, 3 settembre 2009
LA COPPIA BELLISSIMA E DEVOTA E UN SEGRETO CUSTODITO IN CURIA
Terni. Chi li frequentava all’inizio della loro storia d’amore - era la fine degli anni Novanta - li ricorda come una coppia «bellissima». Di più, «bellissima e devota». Ragazzo «affascinante lui, che all’epoca aveva poco meno che trent’anni, faceva lo steward e frequentava la curia». Ragazza «dal viso angelico lei, che già allora dimostrava meno dei suoi diciott’anni», come oggi dimostra meno dei suoi trenta. S’erano conosciuti pregando e seguendo gli appuntamenti della Lectio divina, che la Curia di Terni organizzava dal 1992.
Adesso che sono passati dieci anni, nessuno, nella provincia umbra, può incrociare per strada Anna B., che nel frattempo s’è diplomata al Pontificio istituto di studi arabo islamici, insieme al suo ragazzo di allora, emigrato in Emilia Romagna per dirigere la filiale di una banca. Semplicemente, la coppia non esiste più. S’è dissolta, da tre anni o giù di lì. Nonostante avesse superato con chissà quali strascichi la prova più dura: quelle misteriose telefonate che tormentavano la vita di A. dall’agosto del 2001 al gennaio dell’anno successivo. E la verità che nascondevano. Un incubo che oggi - dopo che il Giornale ha scovato il decreto penale di condanna contro Dino Boffo («Ma lui si è sempre dichiarato innocente», ha confermato ieri il gip ternano Pierluigi Panariello) - ritorna. E svela il grande segreto che il vescovo di Terni Vincenzo Paglia ha custodito, per otto lunghi anni, come fosse arrivato in confessionale.
Negli ambienti della curia, nessuno sapeva nulla. Nessuno immaginava che fossero i signori B. e la loro secondogenita A. le vittime di una vicenda riemersa dall’oblio ormai una settimana fa. Il pedigree della famiglia, nel giro della curia ternana, è di altissimo livello. Presidente della radio della diocesi il padre, G., con un passato ai vertici dell’Azione cattolica. Insegnante in pensione, dopo una vita a dividersi tra il volontariato e il Cif (Centro italiano femminile), la madre, che ha scritto anche un libro sulla poetessa e letterata dell’Ottocento Caterina Franceschi Ferrucci.
Senza che nemmeno potessero immaginarlo, la vita della famiglia B. - spiegano nella provincia umbra - potrebbe essere cambiata nel marzo del 2001. All’assemblea ecclesiale diocesana di quell’anno, infatti, l’ospite d’onore è il direttore Dino Boffo. Gli atti degli incontri, pubblicati mesi dopo dal periodico d’ispirazione cattolica Adesso, stanno lì a testimoniarlo. Visti i loro rapporti professionali, il direttore di Avvenire conosce già il padre di A. (la radio che presiede è nel circuito InBlu), sicuramente anche la madre, probabilmente pure A. stessa.
In quell’occasione, però, al direttore del quotidiano dei vescovi viene presentato anche il fidanzato della giovane. Nessuno, al momento, è in grado di provare se tra il giornalista e l’ex steward nacque all’epoca una storia d’amore. Né se è vero, come si ricostruisce oggi anche in ambienti vicini alla Curia ternana, che quella «storia» durò pochi mesi, fino all’estate inoltrata del 2001.
Sia come sia, A. inizia a ricevere delle telefonate anonime con espliciti riferimenti ai suoi rapporti col fidanzato. E visto che le telefonate si susseguono, decide d’accordo con i genitori di sporgere denuncia contro ignoti. Gli inquirenti intercettano l’utenza da cui arrivano le chiamate anonime. la stessa in uso a Dino Boffo. Meglio, è il suo cellulare aziendale.
A quel punto la famiglia B., legatissima al giro della curia e a monsignor Paglia in persona, decide di archiviare la faccenda in altro modo. Ritirando la denuncia, tanto per iniziare. E, come spiegavano ieri nel capoluogo, «risolvendo il problema direttamente alla radice». Con l’intercessione stessa del vescovo ternano? Chissà.
A gennaio le 2002 le telefonate moleste cessano. E quando nel 2004 Boffo - che per quelle telefonate accusa un collaboratore di Sat2000 oggi deceduto - incassa il decreto di condanna e paga la multa di 516 euro, la storia è già finita nel dimenticatoio.
Ma la verità conosciuta da meno di dieci persone (da Paglia alle vittime passando per Boffo) riemerge in una velina destinata a tutti i vescovi, l’«emerita patacca», molti di loro - non tutti - cestinano con sdegno. Tempo qualche giorno e dall’omissis del tribunale di Terni s’arriva dritti dritti ad indentificare la ragazza molestata. A. B. vede il cerchio mediatico stringersi attorno a sé, toglie addirittura le foto dal profilo Facebook, fino ad arrendersi ad un’unica dichiarazione: « una questione che appartiene al passato, ormai chiusa. stata violata la mia privacy. Non posso rilasciare dichiarazioni, al momento...». E più avanti? «Magari - ha risposto A. - in futuro, ma al momento non posso».
La famiglia B. è assediata. La madre, seppur con voce gentile, respinge ogni domanda. «Grazie di aver telefonato. Ma non possiamo proprio parlare». Prima delle vacanze, la donna aveva firmato insieme al marito un articolo Sui sentieri della coppia, pubblicato sul sito della diocesi. «Alle soglie dell’estate - scrivevano i coniugi B. - con il richiamo alle auspicate vacanze, le famiglie si accingono ad un compito impegnativo e particolarmente delicato. Si tratta di conciliare e armonizzare l’esigenza del giusto riposo con la necessità di programmare le "buone occasioni" che il tempo libero può contenere. Questo comporta necessariamente più lavoro, forse più fatica, ma anche più gioia in un cantiere aperto (...): la famiglia». A loro, quella gioia, è oggi negata. Come alla loro figlia, A., e al suo ex fidanzati. Hanno la "chiave" per decifrare una faccenda troppo grande. Anche per loro.