Aldo Grasso, Corriere della Sera, 3/9/2009, 3 settembre 2009
PVERO COLIANDRO «META- ISPETTORE»
Povero Coliandro «meta-ispettore»
Senza Marco Materazzi l’ispettore Coliandro non sarebbe mai finito in prima pagina. Com’è noto, nell’ultima puntata della seconda stagione della serie intitolata «Mai rubare in casa di ladri», un collega dell’ispettore, facendo la conta delle «sfighe» di giornata, sfogliava le pagine di un quotidiano e annoverava anche la sconfitta al Fantacalcio. Colpa di chi? Di Matrix-Materazzi: «Pure stavolta s’è fatto espellere» le parole incriminate dell’agente Borromini. Per le quali Materazzi ha chiesto un risarcimento record, pari a un euro per ogni spettatore conteggiato dall’auditel. La notizia è così incredibile (Materazzi non poteva, da par suo, regolare direttamente i conti con Borromini?) che sembra uscita dalla penna di Carlo Lucarelli, il creatore del più scalcinato detective della nostra polizia.
E poi, come ci ha appena ricordato la puntata «Sempre avanti», il calcio è uno sport che a Coliandro (Giampaolo Morelli) fa letteralmente schifo, per di più dovendo seguire la squadra di una città che, ripetutamente, considera «di mer...» (Raidue, martedì, ore 21,05, terza stagione). «L’ispettore Coliandro», regia dei Manetti Bros., procede con i suoi pregi e i suoi difetti: finge di essere «politicamente scorretto», ma poi delinquenti e violenti sono sempre fascisti, e i poliziotti, invece, molto progressisti (c’è persino l’ispettrice lesbica). La recitazione approssimativa è trattenuta e mascherata da alcuni preziosismi registici, al limite però della leziosità, e da una mare di citazioni.
Coliandro è tutto «meta», dalle t-shirt alla suoneria del cellulare, dai continui rimandi alla serialità americana al calco citazionario di Per un pugno di dollari : «Quando un uomo con la macchina blindata incontra un uomo con il lanciarazzi, l’uomo con la macchina blindata è un uomo morto». C’è anche l’ex pugile Francesco Damiani, nella parte di se stesso.