Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 03 Giovedì calendario

L’INVASIONE DELLA POLONIA E I GIORNALI DI QUEI GIORNI


Il primo giorno no, il secondo no, il terzo no, il quarto no, il quinto no... E via così. Per quindici giorni.. Sono ammattiti, ieri, all’archivio del Corrie­re, nel tentativo di trovare in qualcuna del­le tre edizioni quotidiane di allora il titolo citato da Berlusconi. Il quale, a Danzica, di­ce la cronaca del suo Giornale , ha ridac­chiato: «L’espulsione di una minoranza te­desca dalla Polonia è stata la scusa con cui Hitler l’ha invasa e il Corriere applaudì tito­lando ’Fantastica operazione umanitaria’, bravi! » .

Ora, esclusa la sola ipotesi che il capo del Governo s’inventi le cose così, al mo­mento, resta un mistero: esiste qualche edizione pirata del Corriere che il Corriere,

che pure conserva tutti ma proprio tutti i numeri dal giorno della fondazione ad og­gi, non ha? La verità è che purtroppo il no­stro, come tutti i giornali dell’epoca, fece dei titoli orribili senza bisogno d’aggiun­gerne altri. Il primo giorno, 1˚settembre, titolò: «Le proposte di Hitler per Danzica e il Corridoio leali ragionevoli ed eseguibilis­sime lasciate stoltamente cadere da Varsa­via e da Londra». Il secondo: «L’atteggia­mento italiano definito dal consiglio dei ministri presieduto dal duce/’L’Italia non prenderà alcuna iniziativa di operazioni militari’. Alto elogio alla disciplina del po­polo fascista». Il terzo: «Decisa avanzata te­desca in Polonia». Era il Corriere fascista di Aldo Borelli. E quello di Ermanno Ami­cucci, sotto Salò, avrebbe fatto anche di peggio. la nostra storia. Fatta di momen­ti di luci (come la commossa solennità del ritorno di Ettore Janni, nominato direttore nel 1943 dopo essere stato buttato fuori 20 anni prima dai fascisti) e di ombre. Al Ca­valiere pare però sfuggire un dettaglio. In anni in cui i giornali ricevevano ordini rigi­dissimi («Diminuire le notizie sul cattivo tempo», «Improntare il giornale a ottimi­smo, fiducia e sicurezza nell’avvenire», «Eliminare le notizie allarmistiche, pessi­mistiche, catastrofiche e deprimenti») il Corriere fece quei titoli perché erano impo­sti col manganello da un capo del governo che la mattina era assai soddisfatto di quanto leggeva. Fosse stato spiritoso, avrebbe potuto ripetere le parole di Napo­leone III: «Non leggo i giornali, pubblica­no solo quello che dico io...».