Claudio Angelini, il Messaggero, 02 settembre 2009, 2 settembre 2009
Hotel di vetro per guardoni - Ma che cosa succede a New York? Neppure l’austero sindaco Bloomberg è riuscito a darle l’aria della città seria
Hotel di vetro per guardoni - Ma che cosa succede a New York? Neppure l’austero sindaco Bloomberg è riuscito a darle l’aria della città seria. Anzi, proprio lui, bonificando la zona dei mercati a nord di Soho, ha favorito un altro peccato della Grande mela. Peccato di esibizionismo e di voyerismo, di cui hanno riferito i giornali di tutto il mondo. Al centro di questo quartiere neo-chic è stato costruito un gran palazzo di vetro. Ma a differenza di quello che ospita le Nazioni Unite, è soltanto un albergo, i cui clienti dimenticano di tirare le tende quando vanno a letto o al bagno. Quindi un albergo con vista. Ma vista dentro di sé, una pacchia per i guardoni della metropoli che si sono comprati binocoli e telecamere e vanno ogni notte a godersi certe scene, a riprenderle e magari a trasmetterle su siti hard. La curiosità del mondo si è fissata su quell’hotel, ma quella della polizia è andata più in là, fino a scovare un fotografo che scattava istantanee artistiche su una modella completamente nuda, esposta talvolta al Metropolitan Museum, talaltra nel vagoni della subway. La ragazza, che aveva fatto andare a ruba I biglietti della metropolitana, è stata arrestata, il suo mentore, Zach Hyman, se la vedrà con i giudici e già protesta per la punizione che l’aspetta, richiamandosi all’immunità suprema dell’arte. Che differenza c’è tra la sua opera (la modella) e i tanti nudi affissi alle pareti del Museo? Bella domanda, il dibattito è in corso. Ma al di là degli aspetti critici della vicenda, c’è da rilevare l’eterna vocazione al nudismo di una città che rinnega ogni giorno il suo ruolo di capitale del mondo per rifugiarsi in quello di cittadina impertinente. New York è come una giovincella vogliosa di trasgressioni, soprattutto quando si lascia Midtown per andare a Downtown e i suoi palazzi si abbassano verso livelli parigini, scendendo dai sessanta piani dei grattacieli ai tre, quattro piani dei ”brownstones”. Fu là che la colsero e s’innamorarono di lei artisti come Man Ray e Duchamp, fuggiti dall’Europa verso l’aria fresca che spirava da Soho. E ribattezzarono quel rione Bohemia perché lo consideravano l’unico luogo dove si potesse vivere una vita bohemienne. Cara New York, non è cambiata. Lasciamola spogliare, soprattutto d’estate. E rimettiamo in libertà le modelle che la incarnano e risvegliano i sensi dei suoi abitanti. Colpiti da un raggio di sole.