Camillo Langone, Libero 2/9/2009, 2 settembre 2009
Ma che succede? Stanno diventando tutti puritani in Italia? Dove sono finiti quei bei cattolici di una volta, grandi peccatori e nel contempo grandi costruttori di cattedrali? Oggi, e quando dico oggi intendo proprio oggi, 2 settembre 2009, sento molto la mancanza di uomini che insieme a Sant’Ambrogio possano dire: «L’innocenza mi aveva reso arrogante, la colpa mi ha reso umile»
Ma che succede? Stanno diventando tutti puritani in Italia? Dove sono finiti quei bei cattolici di una volta, grandi peccatori e nel contempo grandi costruttori di cattedrali? Oggi, e quando dico oggi intendo proprio oggi, 2 settembre 2009, sento molto la mancanza di uomini che insieme a Sant’Ambrogio possano dire: «L’innocenza mi aveva reso arrogante, la colpa mi ha reso umile». Nella generale ignoranza delle cose religiose sia gli atei che i cattolici hanno dimenticato che il puritanesimo, sinonimo di sessuofobia, è un’eresia protestante, nata in polemica contro la Chiesa d’Inghilterra considerata troppo simile alla troppo permissiva Chiesa di Roma. I protestanti protestavano contro i cattolici perché li consideravano immorali e quell’orrendo, frigido calvinismo si prolunga ora nell’ossessione verso i peccati carnali altrui. I cattolici erano considerati immorali perché effettivamente lo erano, almeno rispetto ai quaccheri e ad altri gruppi di fanatici. Ancora oggi un vero cattolico pone la morale, specie sessuale, in secondo se non in terzo piano, per il semplice motivo che così ha voluto il Fondatore. Durante la sua predicazione Gesù ha formulato 298 prescrizioni o esortazioni e di queste soltanto tre hanno qualcosa a che vedere col sesso. Tre, ovvero l’uno per cento. Il cristianesimo non è una morale bensì la fede in Cristo figlio di Dio: dovrebbe essere ovvio, ma tocca ripeterlo. Se negli ultimi mesi i media, non solo i giornali, avessero rispettato le sagge proporzioni evangeliche oggi l’atmosfera italiana sarebbe infinitamente più respirabile. Il clero ha parlato, dichiarato, denunciato, discusso, sentenziato, ma l’unica cosa da dire non ricordo di averla sentita: «Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra». la frase che ha cambiato il mondo, pronunciata a Gerusalemme per evitare la lapidazione di un’adultera e, con lei, di tutti i peccatori a venire. Bei tempi quando queste parole risuonavano forte nella mente di ciascuno, sconsigliando aggressioni fisiche o verbali ai danni di uomini e donne dagli opinabili comportamenti. Altrimenti come avrebbe fatto quello scostumato di Benvenuto Cellini a diventare uno dei più grandi artisti del suo tempo, se la committenza anche ecclesiastica non avesse chiuso un occhio, anzi entrambi? Notorio frequentatore di travestiti e di marchettari giovanissimi, come pure di ”fanciullette” ugualmente minorenni (la parola ”bisessualità” ancora non esisteva, ma la cosa esisteva eccome), fu coperto da Papa Paolo III, che a un certo punto si sbilanciò con un decreto ad personam: «Gli uomini come Benvenuto, unici nella lor professione, non hanno da essere obbligati alle leggi». E così continuò a lavorare per Santa Romana Chiesa senza dover rinunciare ai suoi multiformi comodi, giammai nascosti anzi esibiti nella Vita, l’autobiografia più bella e svergognata che possiate mai leggere. Sempre in quel fantastico Cinquecento l’altrettanto famigerato Pietro Aretino rischiò di diventare cardinale nonostante avesse pubblicato i Sonetti lussuriosi. Vi dico solo il primo verso del primo sonetto: «Fottiamci, anima mia, fottiamci presto». Insomma purissima pornografia cattolica, un filone a cui io stesso, anni fa, ho dato un piccolo contributo, con un libro di cui non riferisco il titolo sia perché farsi pubblicità è inelegante sia perché un poco ancora mi vergogno. Un campione dell’immoralismo cattolico è Giuseppe Gioachino Belli, il poeta romanesco, reazionario papalino e autore del sonetto ”La Madre de le Sante” che ha ispirato il Roberto Benigni più felicemente osceno. In Francia basta citare Baudelaire, oppiomane devoto, e Barbey d’Aurevilly, diabolico e tradizionalista. In Spagna nientemeno che Salvador Dalí, pittore di vergini sodomizzate e crocifissi, che incontrando il protestante Le Corbusier gli descrisse il godimento e il desiderio come tipici del cattolicesimo. In Inghilterra Oscar Wilde, le cui frequentazioni omosessuali sono note all’universo mondo mentre la fede hanno preferito tenerla in ombra, come fosse quello il peccato più grave. Un suo epigramma fa al caso nostro: «Il Cattolicesimo è per i santi e i peccatori; per la gente rispettabile può bastare la Chiesa d’Inghilterra». Ecco, il vero problema è la gente rispettabile, i senzapeccato capaci di scagliare la prima pietra ma anche la seconda e la terza e la quarta, fino al completo maciullamento della vittima. Invece chi è frenato dalla consapevolezza della sua indegnità è meno pericoloso per l’incolumità del prossimo. Sa di non essere perfetto e il Vangelo (in questo caso il Vangelo di Luca) lo sperimenta dentro di sé: «Gesù rispose: Perché mi dici buono? Nessuno è buono». Se perfino Gesù non vuole sentirsi chiamare buono, non so proprio con quale coraggio un vescovo o, peggio, un giornalista, possa immaginarsi di esserlo, e andare in giro col ditino alzato. Evelyn Waugh, autore del romanzo da cui è stato tratto ”Ritorno a Brideshead” con Emma Thompson, era un cattivo ben informato di esserlo. Gli chiesero: «Come puoi conciliare la fede in Dio con questo tuo odioso comportamento?». Rispose: «Se non fosse per la mia fede cattolica, non sarei nemmeno un essere umano». Era un cattolico immoralista, quindi aveva senso dell’umorismo.