Mario Gerevini, Corriere della Sera 2/9/2009, 2 settembre 2009
Universal Art Foundation e International Art Foundation. Due nuovi soggetti sbucano dalle carte dell’eredità Agnelli
Universal Art Foundation e International Art Foundation. Due nuovi soggetti sbucano dalle carte dell’eredità Agnelli. Fino a un mese fa erano di difficile attribuzione ma oggi, incrociando documenti e atti giudiziari, hanno una fisionomia più precisa: probabilmente si tratta di casseforti di Marella Agnelli e della figlia Margherita. O di una solo di loro. Accordo 2004, il testo completo Intanto il Corriere , dopo averlo consultato e averne dato conto in un articolo del 15 luglio scorso, ha ora il testo completo (copia dell’originale) dell’ «Accord transactionnel» del 18 febbraio 2004, cioè il testo fondamentale e «vigente » che in 14 articoli regola l’eredità di Gianni Agnelli. Il contratto originale madre-figlia è depositato in un unico esemplare (a testa) presso un fiduciario «senza possibilità di trarne copia». Gli omissis non sono significativi e alcuni, comunque, già noti, come il vitalizio alla madre. Gli allegati, invece, restano ancora «coperti» anche se descrivono, sostanzialmente, i beni oggetto della divisione e dunque le ville, le società, i quadri e molte altre proprietà quasi tutte ormai conosciute nel loro complesso. (Il documento sarà poi disponibile sul sito www.corriere.it sia nella versione originale in francese che nella traduzione «giurata » in italiano acquisita dalla Cassazione). Le due Art Foundation Le tracce documentali non sono esaurienti ma è sicuro che la transazione tra madre e figlia sui beni ereditari è avvenuta anche attraverso questi veicoli che potrebbero aver sede in qualche paradiso fiscale. Finora l’attenzione, alimentata dall’offensiva di Margherita, è rimasta concentrata sull’originaria suddivisione del patrimonio dell’Avvocato. Cioè la ripartizione tra società, trust, fondazioni in Italia e all’estero (tra tutte spicca la Alkyone Foundation di Vaduz). Ma a un certo punto, con la divisione ereditaria del 2004, questi beni sono finiti a madre e figlia. Che presumibilmente non se li sono intestati direttamente. L’approdo dell’eredità Dunque qual è stato il loro approdo? Margherita e Marella hanno creato nuovi veicoli per «accogliere» i beni dell’Avvocato o per regolare le transazioni tra madre e figlia? un capitolo di cui si sa poco. Ma Universal Art e International Art sembrerebbero appartenere proprio a questo capitolo, quello delle «entità» create per il transito dell’eredità. Per fare un esempio: nell’accordo del 2004 all’articolo VI si stabilisce che «Madame Y» (cioè Margherita) «si impegna a versare … un importo netto di (omissis) tutti i mesi a (omissis) (la Società)». Sono i soldi (770 mila euro mensili) che Margherita gira alla madre in contropartita dell’usufrutto su una lunga serie di beni. Ma, appunto, a incassare il vitalizio (9,2 milioni di euro annui) non è Marella direttamente ma una società, tuttora sconosciuta. La lettera e la convenzione Nell’ultima memoria giudiziaria della vedova dell’Avvocato, poi, c’è una «dedica» alla figlia per ricordarle che l’«Accord» del 2004 «l’ha portata a beneficiare … anche di una parte cospicua dei beni materni … tra cui la proprietà immobiliare di Alziprato in Corsica, a lei assegnata (cfr. lettera dell’avv. Patry all’avv. Lombardini del 20 dicembre 2004)». Alziprato? Il Convento di Alziprato, una costruzione del XVI secolo, casa di vacanza degli Agnelli, era dunque nel patrimonio personale di Marella e da questa trasferito alla figlia con gli accordi di cinque anni fa (oggi contestati in Tribunale ma ancora validi). E la lettera dell’avvocato Jean Patry che curò gli interessi di Margherita fino al 2005? quella che svela l’esistenza delle due fondazioni. una corrispondenza, post «Accord», con i legali di Marella e l’oggetto è «Convenzione tra Universal Art Foundation (cedente), International Art Foundation (cessionaria) e altri interessati». Si fa riferimento ai «diritti di MdP (Margherita de Pahlen, ndr) sugli attivi di cui ella è nuda proprietaria ... e sugli attivi il cui trasferimento non è stato ancora completamente effettuato come la società del Convento di Alziprato». La lettera, dunque, dimostra che una parte del patrimonio ereditato (e quello personale di Marella) è stato raccolto sotto il tetto di fondazioni. Presumibilmente non benefiche ma con le fattezze del trust, come del resto era l’Alkyone di Gianni Agnelli.