Elvira Serra, Corriere della Sera 2/9/2009, 2 settembre 2009
Fanno quasi tenerezza, ora, quelli che han scoperto l’adulterio frugando tra gli sms. Tra tutti i mezzi, il più antiquato
Fanno quasi tenerezza, ora, quelli che han scoperto l’adulterio frugando tra gli sms. Tra tutti i mezzi, il più antiquato. Oggi la sfiducia corre sul filo delle nuove tecnologie. Il dirigente dell’Enel che spiava la moglie con una telecamera nascosta nel televisore. La venticinquenne di Rovigo pedinata dall’ex compagno grazie al software nel cellulare. La mamma toscana che voleva cucire una cimice sul gonnellino della figlia per controllare i movimenti dell’ex marito. I papà che comprano i localizzatori Gps da mimetizzare in macchina per sapere quando i rampolli superano il limite di velocità. Le famiglie bene che non si fidano della tata e addirittura si rivolgono a un programma tivù per smascherare la presunta cleptomane. Non sono storie di aspiranti Philip Marlowe. Sono cronache di disamore ai tempi di Internet, quando basta una carta di credito per acquistare online sofisticati programmi e marchingegni con cui mettere a nudo la propria scarsa autostima. «Sono persone che fanno la fortuna delle agenzie investigative. Uomini, soprattutto, e donne ossessivi che hanno il delirio di gelosia. una malattia», non prova neanche a minimizzare Giacomo Dacquino, psichiatra e psicoterapeuta a Torino. Nel suo studio ne ha visti passare tanti. «Molti fanno da soli: prendono un permesso al lavoro e si organizzano per spiare la partner, magari con l’aiuto di qualche amico. Il loro comportamento nasconde una gelosia nevrotica e malata, in particolare superati i cinquant’anni, età in cui si perdono parecchie sicurezze » . Che i detective faidaté siano in aumento lo dicono i numeri. E un esempio, per tutti. Il sito www.investigatu.it , è specializzato nella vendita di prodotti come penne-videocamere, etilometri, chiavette che recuperano i dati cancellati o perduti dalla propria Sim card. nato nel 2007 dall’intuizione di un bocconiano oggi ventiseienne, che da Milano è tornato a Palermo per avviare il business. L’impresa stipendia venti persone e l’anno scorso ha chiuso con un fatturato di quasi due milioni e mezzo di euro. «Gli oggetti sono legali, poi non sappiamo quale uso ne farà l’acquirente», chiosa il giovane fondatore. Ed elenca i tre articoli più richiesti: il software per intercettare e registrare telefonate e sms (1.500 euro); la microspia Gsm ad attivazione vocale (indispensabile in camera da letto, sul comodino, a 450 euro); il localizzatore Gps per l’auto (380 euro in offerta). Quattro ore al giorno di telepromozioni su Spy Tv, canale 881 di Sky. «Gli autodidatti sono pasticcioni e pericolosi», sintetizza Alberto Paoletti, sul campo dal 1969, direttore di Informark, una delle 3.600 agenzie investigative italiane (nel 2008 erano poco più di tremila, tariffa media di 50 euro l’ora, spese escluse). «Spesso i clienti arrivano da noi quando si accorgono di aver già combinato dei guai. La fase del pedinamento, per esempio, è fondamentale per raccogliere le informazioni. Cosa impossibile se mossi dall’emotività. Sa quanti finiscono con il prendere a pugni l’uomo o la donna con cui pizzicano il partner?». C’è poi un problema vero di legalità. «In alcune fiction gli investigatori piazzano con disinvoltura le microspie dappertutto. Ebbene è un reato. Ecco perché quando una signora mi parlò della sua idea di nascondere un chip nella gonna della figlia per controllare cosa facesse il padre, non soltanto l’ho dissuasa, ma le ho suggerito di rivolgersi ad uno psicologo». In Gran Bretagna la ditta Brade Runner di Romford si è inventata un giubbotto con Gps incorporato per localizzare ovunque chi lo indossa, con un’approssimazione di quattro metri. Costa intorno ai 280 euro ed è pensato per i ragazzi. In farmacia, invece, si può comprare il test antidroga, anche se non è chiaro come sottrarre a insaputa dell’interessato il campione di urine o di saliva. «Indagare non è un gioco – insiste Genuario Pellegrino, presidente nazionale di Federpol, l’associazione che raggruppa 800 istituti privati ”. Noi abbiamo combattuto per avere un codice deontologico. stato il primo in Europa».