Luca Valdiserri, Corriere della Sera (ed. Roma) 2/9/2009, 2 settembre 2009
Il 31 maggio scorso, dopo l’ultima partita di un campionato molto deludente, i problemi della Roma erano chiarissimi: 1) mancava un portiere di fiducia per sostituire Doni, operato al ginocchio; 2) bisognava trovare un difensore centrale, visto che si era deciso di non rinnovare il contratto a Panucci e che Loria non era più presentabile; 3) serviva un centravanti di peso per variare le soluzioni d’attacco, legate sempre e solo al gioco con la palla a terra; 4) bisognava chiarire i rapporti tra l’allenatore, la società e il gruppo dei giocatori
Il 31 maggio scorso, dopo l’ultima partita di un campionato molto deludente, i problemi della Roma erano chiarissimi: 1) mancava un portiere di fiducia per sostituire Doni, operato al ginocchio; 2) bisognava trovare un difensore centrale, visto che si era deciso di non rinnovare il contratto a Panucci e che Loria non era più presentabile; 3) serviva un centravanti di peso per variare le soluzioni d’attacco, legate sempre e solo al gioco con la palla a terra; 4) bisognava chiarire i rapporti tra l’allenatore, la società e il gruppo dei giocatori. A distanza di tre mesi, dopo che nessuno dei quattro problemi era stato risolto, Luciano Spalletti ha dato le dimissioni e lasciato, insieme alla panchina giallorossa, due ricchi anni di contratto per un totale di 4 milioni di euro netti. Più che la fine dell’era-Spalletti – tre secondi posti in campionato, due Coppe Italia, una Supercoppa italiana, due volte nei quarti di finale di Champions League, una negli ottavi di finale, per tre stagioni il gioco più spettacolare del campionato – la giornata di ieri ha segnato la fine della credibilità dell’attuale dirigenza. Il rapporto con Spalletti poteva e doveva essere chiuso tre mesi fa: la Roma avrebbe avuto il tempo di scegliere il successore e Spalletti quello per cercare una nuova avventura. In pratica, la Roma parte con due mesi di ritardo sulle altre squadre di serie A. Senza punti in classifica. Con un crollo dell’autostima in un gruppo di calciatori che nel campionato scorso ha subito 61 gol, come le tre squadre che sono retrocesse in serie B (Torino 61, Reggina 62, Lecce 67). Con alle spalle un calciomercato che l’ha indebolita (Aquilani e Panucci in meno, Guberti a parametro zero e Burdisso in prestito gratuito), chiuso con la beffa dell’ultimo giorno nel quale sono arrivati Lobont infortunato e Zamblera. Un numero più di altri sintetizza la situazione. Al calciomercato l’Inter ha ceduto giocatori per 101 milioni, il Milan per 84, la Fiorentina per 45. Ma hanno speso 65, 30 e 17 milioni. La Roma ne ha incassati 22 e speso un milione e 100mila euro per una tranche della comproprietà di Motta. Meno del 5%.