Giuseppe Salvaggiulo, la Stampa 01/09/2009, 1 settembre 2009
CIOCIARIA E TUSCIA ALLA BATTAGLIA DEGLI SCALI MIGNON
Viterbo lo pretende perché «la Tuscia è un territorio meraviglioso, mentre la Ciociaria, con tutto il rispetto...». Frosinone lo rivendica perché «qui ci sono già l’autostrada e la ferrovia, loro non hanno infrastrutture e servono dieci anni per costruirle». Un aeroporto in Italia non si nega a nessuno. E nemmeno la crisi ferma la corsa a disseminare la penisola di piste, sale d’imbarco e banchi per il check in: pazienza se poi rimarranno abbandonati.
Perugia, oggi piccolo scalo da 100 mila passeggeri l’anno, ha appena fatto in tempo a salire sul carro delle opere finanziate per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, incassando 42 milioni di euro per il restyling firmato Gae Aulenti. Obiettivo: 500 mila passeggeri (secondo gli esperti, sotto il milione è difficile non andare in perdita).
Gli altri si arrangiano. Due anni fa, un’inchiesta della «Stampa» aveva contato 45 scali aperti al traffico commerciale. Presto ne avremo 53: come ha calcolato Sergio Rizzo sul «Corriere della Sera», dieci più della Francia, grande quasi il doppio dell’Italia. Poco importa se nei primi sei mesi dell’anno i passeggeri sono calati del 7,6% rispetto al 2008 e i piccoli scali, tranne rare eccezioni, sono malridotti: Siena -26%, Bolzano -27%, Brescia -28%, Forlì -45%, Crotone -69%.
L’avvicinarsi delle elezioni moltiplica le velleità aeronautiche locali e la caccia a finanziatori pubblici per far partire le ruspe. Gli sponsor politici non guastano.
Ne sanno qualcosa a Viterbo e Frosinone. Sono anni che si contendono il diritto a ospitare il terzo scalo laziale. Nel 2006, la Regione di centrosinistra sceglie Frosinone e sborsa 4,5 milioni di euro. Un anno dopo, il governo ribalta la decisione: meglio Viterbo. Parte il fuoco incrociato. Frosinone vanta tre assessori regionali contro zero, ma nel governo c’è il viterbese Beppe Fioroni, uomo forte del Pd. Viterbo sventola i punteggi del dossier tecnico: 44 punti contro 21; Frosinone fa ricorso al Tar. Viterbo - Comune di centrodestra - si rafforza con il ritorno di Berlusconi al governo; Frosinone si appella al commissario Ue ai Trasporti Antonio Tajani, berlusconiano di origini ciociare. In palio c’è un boccone ghiotto: i 5 milioni di passeggeri di Ciampino, che un fronte trasversale (politici locali, grandi compagnie, ambientalisti) vuole chiudere - o almeno ridimensionare - perché troppo vicino alle case. Ryanair, che a Ciampino ci sta benissimo e teme una manovra ostruzionistica, non ci sta a traslocare a 90 chilometri da Roma.
In piena estate, la guerra è ricominciata. Il ministro Altero Matteoli ha mandato una lettera ultimativa alla Regione: l’aeroporto si fa a Viterbo, a settembre il Cipe stanzierà 600 milioni. La Regione risponde: fate pure, siamo felici per Viterbo, ma niente ci impedisce di finanziare un quarto scalo in Ciociaria. «Possiamo coesistere - spiega Giacomo D’Amico, presidente dell’aeroporto di Frosinone - non c’è motivo di farci la guerra». Dal suo punto di vista, no: avendo già autostrada e ferrovia, lo scalo costerà meno di 100 milioni di euro e sarà pronto molto presto. A Viterbo, che non ha infrastrutture e necessita di 1,6 miliardi e alcuni anni per costruirle, la coesistenza sa di raggiro. «Ci vogliono fare le scarpe, qui chi prima arriva meglio alloggia», motteggia Giovanni Bartoletti, assessore all’aeroporto (sì, c’è un assessorato ad hoc).
Difficile deludere qualcuno, a pochi mesi dalle elezioni in una regione strategica e in bilico. Così il governo di centrodestra sgancia i quattrini per Viterbo, la Regione di centrosinistra per Frosinone. Sempre soldi pubblici sono. E se Ryaniar riuscisse a rimanere a Ciampino o fuggisse dal Lazio? Chi porterà dieci milioni di passeggeri-turisti in visita nella Tuscia e in Ciociaria?