Marco Del Corona, Corriere della Sera 01/09/2009, 1 settembre 2009
TOKYO, LA CARICA DEGLI INESPERTI
La rivoluzione giapponese arriva anche per via anagrafica. Governo nuovo, partito nuovo, deputati nuovissimi. Persino troppo, forse. Il premier in pectore Yukio Hatoyama ha già riunito i suoi collaboratori, stila la lista dei possibili ministri e aspetta che nel giro di un paio di settimane giunga il momento dell’insediamento. Tuttavia, il giorno dopo il trionfo elettorale, il suo Partito democratico deve fugare qualche dubbio tra i poteri che contano e la stessa opinione pubblica. Che il Dpj sia un partito mai messo alla prova, è ovvio. Di più: è stato l’elemento di forza che ha rovesciato milioni di voti dai liberaldemocratici dell’Ldp all’opposizione democratica. Meno facile è ribattere alle perplessità di chi nota che i membri della Camera Bassa hanno poca esperienza e affidare il Giappone a loro è un azzardo.
A fare i conti, i dubbi hanno qualche fondamento. Erano 114 i candidati all’esordio assoluto in politica tra i 271 che il Dpj (al netto dei patti di desistenza con i partitini alleati) ha presentato nei 300 collegi uninominali, là dove la battaglia politica si traduce in un corpo a corpo, vinci o muori. Visi puliti, il nome a grossi caratteri accanto alla foto su manifesti uno diverso dall’altro. Li chiamano i «ragazzi di Ozawa». Perché li ha scelti uno per uno Ichiro Ozawa, fino a maggio segretario dell’Dpj, dimessosi per uno scandalo. Vecchio marpione delle alchimie parlamentari, Ozawa ha piazzato gente nuova nei collegi uninominali dove più poteva far male all’Ldp. Tante le donne, e infatti mai il Giappone ha ottenuto una Camera Bassa con 54 deputate, dieci in più rispetto al 2005, un record. Quattro anni fa, il leader liberaldemocratico Junichiro Koizumi aveva anticipato una strategia simile (con i «ragazzi di Koizumi», appunto), gente fresca per rilanciare il partito e togliere di torno chi, nell’Ldp, non condivideva lo slancio innovatore. Domenica, però, i novizi del Dpj hanno abbattuto anche gli ex novizi di Koizumi, per la sadica gioia di Ozawa. Gerald Curtis, specialista del Giappone con cattedra alla Columbia University, ieri spiegava: «Un cambio di queste proporzioni e la stessa strategia di Ozawa sono stati favoriti dai collegi uninominali. Non mi stupirei se i democratici ora cercassero di cambiare ulteriormente il sistema, riducendo o cancellando la quota proporzionale di 180 seggi».
La trappola ha funzionato e ieri l’ex opposizione contemplava i dati definitivi: il Dpj triplica i seggi e passa da 115 a 308, e con alleati e potenziali alleati raggiunge i 323 deputati, oltre i due terzi della Camera Bassa necessari per la maggioranza qualificata; l’Lpd tracolla da 300 esatti a soli 119, mentre i suoi partner buddhisti del Komeito scendono da 31 a 21. Il quadro non lascia spazio ad ambiguità, e i timori sulle ricette economiche di Hatoyama & C. si sono materializzati alla Borsa di Tokyo. Partita bene la mattina, ha poi chiuso con un meno 0,4%.
Tutto materiale per l’agenda dei «ragazzi di Ozawa». Che saranno anche competenti, ma dovranno vedersela con la burocrazia: indispensabile ovunque, potentissima in Giappone. Il professor Curtis, ancora: «Anche se in campagna elettorale Hatoyama prometteva di sbarazzarsi dei burocrati, nessuno del Dpj che abbia un minimo di lucidità pensa di farne a meno. un ’expertise’ irrinunciabile. Troveranno il modo di arruolarli e punire quelli di loro che criticano apertamente l’esecutivo ». Serve una guida per i «ragazzi », ed è Ozawa. Che dovrà dirigere come un’orchestra l’implume compagine e mettere i neodeputati al riparo dalle insidie. I maliziosi notano che così lo scaltro Ozawa ha il controllo grosso modo su metà dei parlamentari del Dpj. Anzi: potrebbe esercitare un implicito potere di pressione, addirittura di ricatto su Hatoyama, che da primo ministro avrà tali e tante grane da non poter perdere tempo a gestire il gruppo parlamentare. Sarà forse solo un cattivo presentimento, ma qualcuno già teme che su Hatoyama premier si allunghi l’ombra del premier ombra, Ozawa.