Marco Belpoliti, la Stampa 31/08/2009, 31 agosto 2009
ANCHE L’ARIA SI PRIVATIZZA
Aria fresca o aria pulita? Insieme alla massiccia introduzione dei condizionatori nelle case italiane, si stanno diffondendo questa estate i purificatori d’aria, o depuratori. Un passo ulteriore verso ciò che Peter Sloterdijk ha battezzato «design atmosferico». L’aria notoriamente è sporca. E dato che ne consumiamo circa 500 litri l’ora, in fase di riposo, ripulirla è diventata una specie di ossessione. In casa di amici o negli uffici, sempre più spesso capita di sentire il leggero ronzio di una macchina, non solo d’estate ma anche nei mesi invernali: «Condizionatore?». «No, depuratore».
Gli uffici sono pieni di polveri sottili prodotte dalle stampanti, mentre i riscaldamenti mettono in circolo ossido di carbonio, le cucine biossido d’azoto, i materiali da costruzione emettono radon. La nuova frontiera dell’aria è il depuratore domestico. Sloterdijk, filosofo tedesco, sostiene che con l’introduzione dei sistemi di riscaldamento e di condizionamento, unita alla diffusione dei frigoriferi e alla politica dell’igiene dell’aria, si è compiuto il passaggio a «un design offensivo dell’aria»: la tendenza inarrestabile di immetterci aria da soli. Siamo già nell’aria, ma vogliamo l’aria «nostra», perciò la purifichiamo e la controlliamo. L’aria si privatizza. Sempre più persone la ionizzano, per avere l’aria come in alta montagna: carica di ioni negativi, fondamentali, sostiene le pubblicità dei depuratori domestici, per il benessere e il relax.
Ecco una parola chiave del contemporaneo: relax. entrata nel nostro vocabolario all’inizio degli anni 60; compare nell’Enciclopedia della civiltà atomica (Il Saggiatore, 1960), dove indica uno stato fisico e psichico di riposo: rilassarsi e distendersi. I filtri dell’aria sono i nostri ipnotizzatori ronzanti; lenti la notte, quando dormiamo, veloci il giorno, quando lavoriamo. Oramai viviamo nelle nostre case come dentro astronavi, bolle separate d’aria. All’inizio del XX secolo, Walter Benjamin parlava della nostra dipendenza dalla casa: un guscio. Non a caso lo scrittore e saggista ricordava che la società dei consumi è nata nella serra, nei passages parigini col tetto di vetro, mondo chiuso in cui si respirava il profumo delle merci. Quale profumo si respira nelle case ionizzate di oggi?