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 2009  agosto 31 Lunedì calendario

Per acquistare il pesce con maggiore coscienza e conoscenza, un occhio di riguardo all’ambiente, al portafoglio e alla stagionalità: Il "pesce povero”, nella mentalità generale, indica il pesce azzurro tipico dei nostri mari come l’acciuga, la sardina, l’aguglia ecc

Per acquistare il pesce con maggiore coscienza e conoscenza, un occhio di riguardo all’ambiente, al portafoglio e alla stagionalità: Il "pesce povero”, nella mentalità generale, indica il pesce azzurro tipico dei nostri mari come l’acciuga, la sardina, l’aguglia ecc... I prodotti ittici del Mediterraneo sono riconosciuti a livello internazionale come i migliori al mondo forse per le caratteristiche stesse del loro habitat, eppure gran parte del nostro pesce povero non viene apprezzato e richiesto dalla maggioranza dei consumatori fondamentalmente per due motivi: la scarsa conoscenza del prodotto in questione e la preferenza a seguire le mode. Un esempio per tutti è rappresentato dal successo del tonno come uno dei pesci prediletti dai nostri consumatori per la preparazione del sushi. Risultato: è più il tonno che risulta in commercio di quello che è realmente in mare, come ha asserito di recente anche Carlo Petrini, fondatore di Slow Food. E pensare che tutta questa domanda non ha fatto altro che creare un’offerta di ”tonno alternativo” come quello a pinne gialle o il tonno obeso, non nostrani e spesso provenienti addirittura dal lontano Oceano indopacifico. La vera alternativa valida ed economica sarebbe quella di ricorrere a specie della stessa famiglia del tonno come i tonnetti e i tombarelli nostrani al fine di ottenere un ottimo e abbondante sushi a non più di otto euro al chilo. Stessa considerazione per il lanzardo, parente semisconosciuto dello sgombro al quale assomiglia in aspetto, sapore e valore nutrizionale. Probabilmente una buona informazione relativamente ai pesci nostrani e alla loro stagionalità convincerebbe molti consumatori ad acquistarli. Quanti infatti hanno mai richiesto un suro o sugarello in pescheria? Per tre euro e cinquanta centesimi al chilo si può mangiare questo pesce della stessa famiglia della ricciola, dalle carni altrettanto gustose e rosate. Esempio valido anche per gli sciarrani, pesci coloratissimi della stessa famiglia della cernia, dalle carni bianche e delicate e dal costo inferiore ai quattro euro al chilo. Sempre bianche, delicate e molto economiche sono le carni dei pesci prete e delle tracine, più conosciuti per le loro spine collegate a ghiandole velenifere, che ogni tanto d’estate, fanno qualche dolorosa puntura ai bagnanti sprovveduti. Semisconosciute sono ancora le aguglie e le costardelle, dalla testa caratteristica che si prolunga in un becco appuntito e dal corpo allungato. Più famoso e dalla forma nastriforme è il pesce sciabola, apprezzato e famoso in Sicilia, Liguria e Campania, ma quasi per nulla richiesto in altre regioni di Italia. Ha carni saporite e gustose e sfilettandolo ad arte si può attenere un lungo e sottile filetto dal colore biancastro. E non dovrebbero mai mancare, nella nostra dieta mediterranea, acciughe, cheppie, papaline e sardine, fortunatamente ancora abbondanti nei nostri mari, ricche di acidi grassi polinsaturi, gustose e assolutamente convenienti. La bassa richiesta del nostro pesce povero ha portato nel tempo a un aumento in Italia delle importazioni da tutto il mondo di prodotti ittici più noti e richiesti dal consumatore come, ad esempio, il pesce spada, il branzino l’orata, la sogliola. Abbiamo la fortuna di poter variare la nostra dieta scegliendo tra oltre 700 varietà di pesci differenti, nostrani e non.