Varie, 31 agosto 2009
Tags : Khalid Sheikh Mohamed
KHALID SHEIKH MOHAMED Kuwait City (Kuwait) (o Baluchistam, Pakistan) 1 marzo 1964 (o 14 aprile 1965)
KHALID SHEIKH MOHAMED Kuwait City (Kuwait) (o Baluchistam, Pakistan) 1 marzo 1964 (o 14 aprile 1965). Numero 3 di Al Qaeda. Arrestato a Rawalpindi (Pakistan) il primo marzo 2003. Fu lo stratega dell’attacco contro gli Stati Uniti dell’11 settembre 2001 • «Osama Bin Laden è la guida. Ayman Zawahiri la mente. Lui è il braccio. […] Non è solo uno dei massimi dirigenti di Al Qaeda, coinvolto in tutte le stragi più efferate. È il grande gestore della rete eversiva. “Non sarà forse brillante, ma è bravissimo nel far funzionare gli altri. Qui sta la sua forza” […] È riuscito per anni a seminare le mute di segugi lanciate sulle sue tracce. Ha usato più di venti passaporti, si è mosso dall’Europa al Medio Oriente, dal Golfo all’Asia meritandosi il nomignolo di “globetrotter del terrore”. Si è presentato come uomo d’affari saudita, come commerciante di preziosi. Ha vestito i panni del guerrigliero e quelli del latin lover scapestrato. Nelle Filippine ha speso pacchi di dollari per festini con splendide ragazze ed ha persino noleggiato un elicottero per sorprendere la sua ultima conquista. Ha studiato a fondo il nemico, l’America. A metà degli anni ‘80 ha studiato ingegneria in un college della North Carolina imparando vizi, virtù e debolezze del “Grande Satana”. Qualcuno dice che Khaled fosse predestinato alla sua missione di morte. Nato in Kuwait, è originario del Balucistan, regione pachistana abitata da tribù ribelli e combattive. Il padre e lo zio erano predicatori, la mamma preparava i corpi delle donne decedute. Dopo le scuole superiori, si trasferisce negli Usa per guadagnarsi una laurea. Non tornerà più a casa. Finiti gli studi raggiunge due fratelli che si sono uniti alla resistenza afghana. Frequenta l’università della Dawa al Jihad a Peshawar, in Pakistan, un laboratorio ideologico per i futuri miliziani di Osama. Ed è infatti qui che incontra Bin Laden, il numero due Ayman Zawahiri e il maestro che ha indicato a tutti la via della guerra santa. Il palestinese Azzam Azzam. È una svolta nella sua vita Finita la guerra anti- russa entra nei ranghi di Al Qaeda e segue da vicino le prime operazioni. Gli americani lo accusano di aver aiutato suo nipote, Ramzi Youssef, a pianificare il primo attentato al World Trade Center di New York (1993). I vertici dell’organizzazione si fidano delle sue doti tattiche, gli riconoscono indubbie capacità nel selezionare uomini e obiettivi. Nel 1995 finanzia una serie di incredibili complotti nelle Filippine che faranno da base per l’attacco agli Usa. Pensa di uccidere il Papa durante una visita a Manila, vuole distruggere in volo 12 jet americani, studia come lanciare un aereo sulla sede della Cia. Piani che non trovano attuazione per l’arresto delle cellule, ma che restano nella sua mente. Con lo smantellamento della base filippina, il terrorista si stabilisce nel Qatar dove trova un aiuto prezioso in un membro della casa reale, il ministro Abdullah Al Thani. Lo sceicco gli garantisce protezione e lo fa scappare quando, nel 1996, un team dell’Fbi sta per catturarlo. Se ne va a Kandahar dagli amici talebani a bordo di un aereo privato. C’è da preparare un altro colpo, l’attacco alle ambasciate Usa in Tanzania e Kenya. Si “gode lo spettacolo” da uno dei campi d’addestramento e, ancora una volta, sfugge all’avversario. Nella notte del 20 agosto 1998 una pioggia di missili Cruise americani devasta la base, ma lui riesce a scappare in mezzo alle esplosioni. Non si spaventa. In una intervista concessa ad “Al Jazira”, racconta che è in quell’epoca che comincia a preparare l’operazione dell’11 settembre. L’Fbi è convinta che siano i suoi rappresentanti ad Amburgo a selezionare i futuri kamikaze. Probabilmente ne incontra due in Malaysia. Da vero “manager di morte”, passa subito ad un’altra operazione. Nel marzo del 2002, un attentatore suicida tunisino si fa saltare su un camion bomba davanti alla sinagoga di Djerba, in Tunisia. L’ultima telefonata dello “shaid” è al suo satellitare. Gli 007 tedeschi sono ammirati dalla sua abilità nel mantenere i contatti. Usa di tutto. Dai cellulari agli asinelli. Lo cercano ovunque, lo vedono ovunque. Ma è lui a sorprendere tutti. Coordina l’ultima strage: quella dei poveri turisti di Bali» (Guido Olimpico, “Corriere della Sera” 2/3/2003) • «[...] Arrestato il 1° marzo 2003, dopo un anno nelle prigioni segrete della Cia e dopo i centottantatrè “quasi annegamenti”, il “cervello di 9/11” - come KSM si autodefinisce - passò ore e ore a istruire gli agenti dell’intelligence americani su come pensa e agisce al Qaeda. Erano vere e proprie “lezioni di terrorismo”, hanno raccontato gli agenti al Post: KSM parlava in inglese e “sembrava gustare l’opportunità di discutere i meccanismi intimi di al Qaeda, i suoi progetti, la sua ideologia e i suoi militanti. Una volta usò perfino una lavagna”. E un’altra volta sgridò un agente che non aveva preso bene gli appunti e che non si ricordava i dettagli di una conferenza precedente. [...] In una dichiarazione al comitato internazionale della Croce Rossa KSM ha sostenuto che una parte delle informazioni fornite dopo il waterboarding era falsa: “Ho detto poi agli agenti che i loro metodi erano stupidi e controproducenti. Sono sicuro che le storie inventate per fermare quei trattamenti hanno fatto perdere un sacco di tempo agli agenti”. Ma nei documenti della Cia resi pubblici si documenta come le informazioni ottenute da KSM e dagli altri detenuti nel 2003, incrociate fra loro, hanno permesso alla Cia e all’Fbi di “costruire una lista di settanta individui, la maggior parte dei quali mai sentiti prima d’allora, che al Qaeda considerava adatti per operazioni in Occidente”. [...] KSM è nella sua cella di massima sicurezza a Guantanamo: prega secondo l’Islam, ma studia anche la Bibbia “per capire meglio il suo nemico” [...]» (Maria Teresa Cometto, “Riformista” 30/8/2009).