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 2009  agosto 29 Sabato calendario

Il Pd combatte per la Repubblica - Il risarcimento milionario chiesto ieri da Silvio Berlusconi al quotidiano Repubblica per i dieci quesiti, ritenuti "diffamatori", avanzati da Giuseppe D’Avanzo al premier, ha risvegliato di colpo il dibattito politico dal letargo estivo

Il Pd combatte per la Repubblica - Il risarcimento milionario chiesto ieri da Silvio Berlusconi al quotidiano Repubblica per i dieci quesiti, ritenuti "diffamatori", avanzati da Giuseppe D’Avanzo al premier, ha risvegliato di colpo il dibattito politico dal letargo estivo. Il primo effetto notevole, un mezzo miracolo visto il clima precongressuale, è stato riunire gli sfidanti per le primarie del 25 ottobre del Partito democratico nella difesa del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Per Pierluigi Bersani , la querela berlusconiana, è un gesto «dieci volte sconsiderato». Dario Franceschini è ancora più esplicito: «Adesso ci denunci tutti». E anche Ignazio Marino esprime solidarietà al direttore di Repubblica Ezio Mauro. Il primo a prendere le difese del quotidiano romano è stato Pierluigi Bersani: «L’iniziativa mi pare inaccettabile e dieci volte sconside. Percorrendo questa strada - ha continuato - il presidente del Consiglio si vedrà costretto a chiamare in tribunale mezzo mondo». A stretto giro di posta è arrivata anche la dichiarazione del segretario Pd Franceschini: « chiaro che ci troviamo di fronte a una indegna strategia di intimidazione nei confronti di un singolo giornale, dell’opposizione e di chiunque difenda i principi di un Paese libero che non ha precedenti in nessuna democrazia e che è anche un segno di paura e di declino». Poi l’affondo: «Il presidente del Consiglio non denunci solo Repubblica, ci denunci tutti». Dalla Festa del Pd a Genova Francesco Rutelli rilancia: «Berlusconi avrebbe fatto bene a rispondere alle domande». Sul palco con l’ex sindaco di Roma, Leoluca Orlando (Idv), che cita Oscar Wilde: «Non sono le domande a essere imbarazzanti, ma le risposte…». Entrambi definiscono l’iniziativa berlusconiana un «autentico imbarbarimento» della vita civile e politica del Paese. Col passare delle ore tutto il fronte dell’opposizione, con l’eccezione dell’Udc, si compatta nella difesa di Repubblica e della libertà di stampa. Per Enrico Letta (Pd), «l’attacco di Berlusconi è un fatto molto grave». Di un «aggressione vergognosa», parla il capogruppo dell’Idv alla Camera, Donadi che esprime anche «piena solidarietà al direttore e ai giornalisti di Repubblica». Anche il presidente della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi è stato molto critico: «Vorremmo un Paese normale, dove porre delle domande da parte di un organo di informazione non sia oggetto di una concessione, ma fatto naturale e scontato». Al contrario «da parte del Premier - ha proseguito Siddi - c’è una reiterata tendenza a considerare l’informazione un disturbo, a non rispettarne il ruolo, ad avvalersi di strumenti giuridici e legislativi per limitarne i diritti». E da articolo 21, viene la richiesta di pubblicare su tutti i media le 10 domande. «Che tutte le radio, che tutti i siti, che tutti i blog, che tutti i giornali anche quelli più distanti e che odiano lo stile giornalistico di Repubblica - si legge nell’appello lanciato dal portavoce dell’associazione per la difesa della libera informazione, Beppe Giulietti - decidano assieme di ripubblicare le 10 domande perché quello che accade oggi a Repubblica potrà capitare a chiunque». Intanto Luigi Zanda , promette che porterà i dieci quesiti in Parlamento. Il vice capogruppo Pd al Senato ha annunciato un’interrogazione ispirata al decalogo di D’Avanzo E in serata sull’edizione on line del quotidiano appare un appello in difesa della libertà di stampa, a firma dei tre giuristi - Franco Cordero, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky - subito sottoscritto da migliaia di internauti, fra cui il segretario Pd, Dario Franceschini. L’attacco, si legge su Repubblica.it, «è interpretabile soltanto come un tentativo di ridurre al silenzio la libera stampa, di anestetizzare l’opinione pubblica, di isolarci dalla circolazione internazionale delle informazioni, in definitiva di fare del nostro Paese un’eccezione della democrazia». E agli avvocati del premier che nella citazione definivano le domande Berlusconi «retoriche» e «diffamatorie», Repubblica risponde così: «Le domande poste al Presidente del Consiglio sono domande vere» e non «retoriche». Per «smontarle», basterebbe «rispondere».