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 2009  agosto 29 Sabato calendario

«Preoccupatevi della Tv, non di Google» - Google è veramente il Moloch da cui si devono difendere gli editori, che due giorni fa hanno ottenuto l’avvio di un istruttoria dell’Antitrust contro il servizio di news del motore di ricerca? Non tutti gli esperti del settore concordano

«Preoccupatevi della Tv, non di Google» - Google è veramente il Moloch da cui si devono difendere gli editori, che due giorni fa hanno ottenuto l’avvio di un istruttoria dell’Antitrust contro il servizio di news del motore di ricerca? Non tutti gli esperti del settore concordano. Marco Benedetto, ex amministratore delegato del gruppo Espresso e fondatore del quotidiano on line Blitzquotidiano, spiega al Riformista che «Google ha fatto meno danni ai giornali di quanti ne ha causati invece la televisione». Benedetto, lei che conosce i media come pochi altri in Italia, che idea si è fatto dell’istruttoria aperta dall’Antitrust su Google Italia? Se guardiamo agli Stati Uniti, si nota che lì la situazione non è come quella italiana. Non è chiato cosa vogliano i nostri editori: vorrebbero scegliere loro gli articoli da pubblicare su Google News, ma poi si lamentano se vengono scelti e messi on line da Google News. Quindi, secondo lei non sussiste alcun problema di entrate pubblicitarie? Onestamente non credo che la questione centrale sia il ricavo pubblicitario. Ma ormai, da tempo, sto fuori dal mondo della carta stampata. Però lei ha creato il sito Blizquotidiano, di cui è anche direttore. Per questo sito come funziona la raccolta pubblicitaria?  un piccolissimo prodotto, farà 500 euro di fatturato al mese. Il vero problema di Internet, ma non c’entra molto con Google, è che sul web tutto sembra misurabile: in termini concreti i pagamenti pubblicitari avvengono in base al numero di click. Il futuro dell’editoria è l’on line? Chi lo sa? Io non ne sarei così sicuro. Comunque penso di poter affermare che Google ha fatto meno danni ai giornali di quanti ne ha fatti, invece, la televisione. E lo dimostra il fatto che Google sia riuscito a ottenere un tipo di pubblicità che non viene ospitata sui giornali, ha aperto un nuovo mercato. I grandi editori, Rupert Murdoch in testa, stanno investendo molto sulle versioni on line delle loro testate. Addirittura alcuni vorrebbero mettere a pagamento sul web tutti gli articoli. Sarà questa la strada da percorrere? Non credo. Certo, ci sono alcuni articoli a pagamento, ma prima o poi navigando su Internet si troveranno gli stessi articoli gratis e on line. Non è possibile creare un monopolio delle notizie. Se guardiamo attentamente il sito del Wall Street Journal, il blocco è solo sugli articoli di analisi dei loro esperti, un blocco molto limitato. E in Italia come funziona? I giornali italiani sono fatti all’ottanta per cento con le agenzie di stampa che vengono riscritte. Secondo me la strategia di Murdoch è un’altra. Metterà sicuramente a pagamento alcuni articoli esclusivi, ma lui è anche l’editore di molti giornali che si occupano di gossip come il The Sun. Giornali che in italia non funzionano. Murdoch farà pagare quel tipo di notizie. Ci sono già molti siti specializzati che trasmettono la cronaca gossip - foto e video - in diretta. Per chi è fortemente interessato a queste notizie, non avrà problemi a pagare per seguire la cronaca gossip, anche sul telefonino. Qualcuno sostiene che la carta stampata sia morta... Dobbiamo tener presenti tre cose. La prima è che Warren Buffet ha detto che i giornali che passeranno dalla carta all’on line non raggiungeranno più i guadagni che facevano con la versione cartacea in posizione di monopolio. La seconda è che i siti di grande successo - che fatturano milioni di euro - sono pochissimi. La terza: prima di dire che la carta è morta, bisognerebbe dire che la carta è complementare al web: c’è un effetto combinato.