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 2009  agosto 29 Sabato calendario

L’esercito record di disoccupati inguaia Taro Aso - Se Taro Aso sperava di riuscire, in qualche modo, a contenere la sconfitta accreditando l’immagine d’un Giappone che, grazie all’oculata guida del Partito liberaldemocratico (Ldp), vede la luce alla fine del tunnel della crisi, ora forse dirà addio anche a questa labile speranza

L’esercito record di disoccupati inguaia Taro Aso - Se Taro Aso sperava di riuscire, in qualche modo, a contenere la sconfitta accreditando l’immagine d’un Giappone che, grazie all’oculata guida del Partito liberaldemocratico (Ldp), vede la luce alla fine del tunnel della crisi, ora forse dirà addio anche a questa labile speranza. Il suo stesso governo ha dovuto diffondere un dato tombale sulla sua campagna elettorale: nel mese di luglio il tasso di disoccupazione nipponico ha toccato il 5,7%, un record storico. A due giorni dal voto per il rinnovo della Camera bassa, è un colpo da cui sarà molto improbabile che si riprenda. Un milione di posti di lavoro sono stati persi rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Un prezzo enorme pagato alla crisi economica, ma anche a politiche del lavoro che hanno portato il Giappone, un tempo votato alla religione del posto a vita (shuushin koyou), ad allevare una generazione di giovani precari destinati a portare acqua al mulino delle pensioni dei loro genitori baby-boomers. Sono i "freeter": parola che è un ibrido tra l’inglese free(lance) e il tedesco (arbei)ter, "lavoratore libero", cioè precario. Sono i componenti della cosiddetta "rosu-jene" (lost generation) che, secondo alcuni analisti, a queste elezioni politiche potrebbero decidere di non disertare le urne, come dimostra il successo di "iVote", il sito internet fondato da 11 studenti universitari per spingere i coetanei ad andare a votare. Per loro il futuro prossimo è tutto meno che roseo. Le aziende ancora non vedono la ripresa registrata dai dati ufficiali sul Pil, che nel secondo trimestre ha segnato un aumento dello 0,9 % rispetto ai tre mesi precedenti e del 3,7% rispetto allo stesso mese del 2008, e hanno continuato a licenziare, portando il numero dei senza lavoro a 3,59 milioni. A rincarare la dose, è arrivato anche il dato dell’indice dei prezzi al consumo: -2,2 % a luglio su base annua. Per le imprese, insomma, si riaffaccia l’incubo della deflazione, che ha caratterizzato gli stagnanti anni ’90. Il governo Aso, per risalire la china, ha finora stanziato in misure anti-crisi per circa il 5 % del Pil . Se stiano avendo o meno un effetto duraturo è presto per dirlo, mentre Aso non ha più tempo per appuntarsi medaglie. Il Partito democratico di Yukio Hatoyama, dal canto suo, ha investito molto della sua campagna elettorale sull’economia. «Il partito al governo ha affermato che siamo in ripresa, ma la fragile struttura economica del paese, troppo dipendente dalla domanda esterna, non è cambiata», ha detto Tetsuro Fukuyama, uno dei leader del Dpj, dopo la diffusione del dato sulla disoccupazione. « necessario - ha puntualizzato - mettere in campo rapidamente le misure dirette al sostegno della domanda interna che noi chiediamo». Il Dpj nel suo programma non ha lesinato sulle promesse: aumento del salario minimo orario a 1.000 yen (circa 7,5 euro), sussidi di disoccupazione da 750 euro al mese, divieto nell’industria di offrire contratti precari, l’impegno ad aumentare il reddito delle famiglie di un milione di yen (7.500 euro circa) in dieci anni, la cancellazione dei pedaggi autostradali. Impegni costosi. Senza copertura, secondo gli avversari liberaldemocratici. La stima è di circa 125 miliardi di euro. Hatoyama sostiene di sapere benissimo dove andare a prendere i soldi: tagliando costi inutili, a partire da certe opere infrastrutturali faraoniche che sono il nutrimento della rete clientelare Ldp, e rendendo meno stringente il potere della burocrazia. Una vera e propria sfida, quest’ultima, in cui nel 1993 - prima e unica volta in cui il Partito liberaldemocratico fu fatto uscire (per soli 11 mesi) dalla stanza dei bottoni - Morihiro Hosokawa fallì. Se non è chiaro dove Hatoyama andrà a scovare i fondi per mantenere le sue promesse, però il prossimo premier avrà quasi certamente a disposizione un enorme capitale di fiducia. Gli ultimi sondaggi confermano il trend verso una vittoria a valanga. L’altro ieri il quotidiano Asahi shinbun aveva pubblicato un rilevazione secondo la quale il Dpj potrebbe arrivare ai due terzi dei seggi della Camera bassa e quindi alla teorica possibilità di formare un monocolore. Ieri lo Yomiuri shinbun ha fornito una valutazione percentuale: Dpj 42%, Ldp 21%. Altrettanto ha fatto l’agenzia di stampa Kyodo: 35,9% per i democratici, 17,9% per i liberaldemocratici.