Virginio Di Carlo, Il Sole-24 Ore 28/8/2009;, 28 agosto 2009
«UN TAVOLO PER L’AERONAUTICA»
«Un tavolo di concertazione che alzi il livello di attenzione su un settore assolutamente sottovalutato come quello aeronautico ed aerospaziale». questa la richiesta che Angelo Guarini, direttore di Confindustria Brindisi e vice presidente del distretto aerospaziale pugliese, indirizza al ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola.
Il settore aeronautico conta in Italia almeno 50mila addetti - oltre 15mila soltanto al Sud, concentrati tra Campania e Puglia - e può mettere sul piatto un fatturato annuo superiore ai 5 miliardi di euro, con percentuali di export che oscillano tra il 30 ed il 40 per cento. Un’industria che vede tra i principali player italiani colossi come Avio e Agusta-Westland e attorno alla quale è cresciuto, negli anni, in microcosmo di piccole e medie imprese «sviluppatesi più secondo il principio del "fai da te"- spiega Guarini- , che in base ad una reale programmazione di sistema». Ma anche un comparto che, in base agli spunti offerti dalle stesse pmi dell’indotto, mancherebbe in Italia di tre elementi imprescindibili: uno schema delle certificazioni, innovazione e una strategia di aggregazione. «I grandi fornitori- dice ancora Guarini - prediligono la mediazione di un main contractor, una figura aziendale che può offrire grandi vantaggi sotto il profilo della semplificazione contrattuale, ma che presuppone l’esistenza di accordi ben precisi tra gli operatori del settore».
A preoccupare Guarini sono soprattutto alcuni segnali, anticipati dal Sole 24 Ore di martedì 25 agosto, indicativi di un possibile decentramento produttivo delle subforniture in paesi a basso costo del lavoro come Marocco e Tunisia. «In questi paesi hanno già predisposto le aree da destinare all’industria aeronautica sottolinea ancora Guarini che, in passato, ha ricoperto il ruolo di responsabile delle relazioni industriali di Aeritalia (oggi Alenia aeronautica) - ed approntato un piano di incentivi fiscali, con sgravi che arrivano fino al 10 per cento». Indicatori che il presidente degli industriali brindisini giudica del tutto simili a quelli che, una decina di anni fa, svuotarono di 5mila addetti le aziende di abbigliamento salentine, ma che sembrano non aver scoraggiato il sentiment del distretto pugliese. «Nel corso dell’ultimo anno, la trentina di aziende del comprensorio brindisino ha investito circa 100 milioni su alcuni progetti già in fase di realizzazione rilancia Guarini- . Mentre, nel totale, le imprese pugliesi del settore prevedono investimenti superiori ai 350 milioni di euro, nei prossimi tre anni».