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 2009  agosto 28 Venerdì calendario

Generazione pigrizia - I giovani fanno sempre meno attività fisica. In Francia il governo ha lanciato l´allarme

Generazione pigrizia - I giovani fanno sempre meno attività fisica. In Francia il governo ha lanciato l´allarme. Ma in Europa c´è chi sta peggio: gli italiani - Anche quest´anno Lisa ha giocato d´anticipo con un falso certificato medico. «Nessuna intenzione di mettermi in costume da bagno davanti a tutta la classe. Non se ne parla nemmeno. Piuttosto, rinuncio ad andare a scuola». Alla madre che ben presto ha scoperto il suo inganno, ha risposto così. Categorica. Definitiva. Lo sport fa schifo, non provare nemmeno a convincermi del contrario. Lisa, che deve cominciare il terzo anno al liceo Montaigne, è decisamente in buon compagnia. «In alcune classi - ha calcolato il ministero dell´Istruzione - il tasso di esenzione dalle ore di educazione fisica raggiunge il 40%». I giovani scappano dallo sport, dal movimento. Curano ossessivamente il vestiario e non si preoccupano del benessere fisico. Concentratissimi davanti a uno schermo di computer, tre ore al giorno, annoiati a morte se c´è da mettere alla prova il proprio corpo. La nuova "generazione pigrizia", così la chiama un rapporto del governo francese che ha lanciato l´allarme. Gli adolescenti di oggi consumano meno calorie dei loro padri, il loro stile di vita ha quasi dimezzato l´attività fisica rispetto a trent´anni fa. Il caso della giovane francese che s´inventa di tutto per non andare in piscina è stato raccontato da Le Monde per il suo valore simbolico: le femmine sono molto più pigre dei maschi. Solo una ragazza su quattro accetta di fare attività fisica (rispetto a 6 maschi su dieci). In Italia va anche peggio. Più di un quarto dei giovani tra i 10 e i 24 anni non ha mai fatto sport: le ragazze italiane completamente inattive sono quasi una su tre. Nelle nostre scuole le ore dedicate all´educazione fisica sono soltanto 810 a ciclo, contro le 2.600 della Francia, le 1500 dell´Austria, le 1440 della Germania. François Toussaint, medico biologo e studioso dello sport, è l´autore del dossier chiesto dal governo francese. «Bisognerebbe arrivare ad almeno un´ora di attività fisica al giorno per l´80% della popolazione giovanile, compresa tra i 3 e i 18 anni». Dove per attività fisica s´intende, forse è il caso di specificare, "ogni movimento che determina un consumo di energia superiore ai momenti di riposo", secondo la minimalista definizione fornita dell´Unione europea, che già due anni fa aveva mandato ai governi una serie di raccomandazioni per combattere l´inerzia dei ragazzi del continente. Lettera morta, come al solito. «L´attività fisica previene l´obesità e altre patologie - ricorda Toussaint - ma riduce anche l´ansia e i disturbi del sonno, sempre più frequenti tra i giovani». Noi siamo i pelandroni d´Europa: secondo i parametri Ue, il 41% della popolazione italiana è catalogata alla voce "sedentarietà assoluta". All´opposto c´è la Finlandia, con il 7% di inattivi. La tendenza più preoccupante riguarda i giovani in età scolastica: a 11 anni, il 65% degli alunni pratica un´attività sportiva, a 14 si scende a 61% e a 18 anni si arriva al 57%. Nel 2006 l´Istat aveva calcolato che 1,4 milioni di ragazzi avevano del tutto abbandonato le attività sportive. Tra le motivazioni: mancanza di tempo, impegni scolastici, caduta di interesse, stanchezza. Era il 1909 quando venne approvata la legge Daneo, dal nome dell´allora ministro della Pubblica istruzione, che stabiliva l´obbligatorietà dell´educazione fisica in ogni scuola. «Purtroppo cento anni non sono bastati per dare attuazione a quelle norme» ha detto il presidente del Coni, Giovanni Petrucci. «Non solo non abbiamo vinto la partita dello sport nella scuola, ma non siamo neppure riusciti a giocarla» ha aggiunto il numero uno del comitato olimpico in una lettera al ministro Maria Stella Gelmini per chiedere l´aumento di strutture e corsi. Il 74% delle scuole ha spazi sportivi ma solo il 44% è dotato di palestre proprie. In Italia, l´educazione fisica diventa obbligatoria solo alle medie e al liceo (2 ore settimanali) mentre in molti Paesi europei si comincia già alle elementari, mediamente 3 ore settimanali con punte di 4 ore come nei licei francesi. «Quanta tristezza. I ragazzi d´oggi abbandonano lo sport, e così rinunciano a una possibile educazione alla fatica e ai valori di tolleranza e amicizia». Tra qualche giorno, la campionessa olimpica Manuela Di Centa andrà nuovamente a discuterne con il ministro Gelmini, insieme ad altri membri del Coni. «Sbagliano le ragazze che inseguono diete folli, magari sognando la liposuzione. Da giovane, io avrei voluto avere gambe più lunghe, ma se così fosse stato non avrei mai vinto le Olimpiadi di sci». Il governo ha promesso al Coni di fare qualcosa per promuovere lo sport giovanile. Intanto, però, ha tagliato dalla Finanziaria il fondo di circa 20 milioni destinato agli sport cittadini. «Da noi è la società civile a farsi carico delle politiche dello sport, che altrove spettano ai governi - sintetizza Filippo Fossati, presidente dell´Unione italiana sport per tutti (Uisp) - La nostra arretratezza è strutturale e i giovani ne pagano le conseguenze». Soltanto da pochi anni, ad esempio, sono state create nelle università le facoltà di scienze motorie. Altro paradosso: l´Italia ha una ricca impiantistica mai valorizzata. I centri sportivi sono quasi 95 mila, un punto ogni 631 abitanti. Niente male. Eppure mancano i fondi per pagare gli istruttori e la manutenzione. «In Francia - ricorda Fossati - parte delle royalties derivate dalla trasmissione delle partite di calcio in tv sono destinate ai centri sportivi. Altrove lo sport è stato sancito come un diritto del cittadino, da noi solo alcune regioni come la Toscana hanno varato leggi specifiche per promuoverlo davvero». I giovani si precipitano allo stadio, ma i genitori devono inseguirli per non fargli saltare le lezioni di nuoto. « un problema culturale. Da noi, lo sport è inteso molto come spettacolo e competizione, troppo poco come semplice gioco o passatempo». In vacanza, per esempio, solo il 15,2% delle famiglie fa attività fisica. «Più grave ancora - continua Fossati - è la mancanza totale di una impiantistica leggera che permetterebbe ai giovani di fare attività fisica all´aperto, negli spazi pubblici: marciapiedi per lo jogging, piste ciclabili, playground o percorsi di atletica nei parchi». Per settembre, l´Uisp ha deciso di non aumentare i costi delle attività che propone ai suoi 1,2 milioni di soci. «Abbiamo già notato un calo delle iscrizioni ai nostri centri estivi, che potrà solo peggiorare con la ripresa dell´anno scolastico e le annesse difficoltà economiche delle famiglie italiane» osserva Fossati. Il rischio, conclude, «è che lo sport torni a essere un´attività per i figli delle élite. Gli altri, davanti alla televisione». L´ultima frase sintetizza involontariamente anche le conclusioni del dossier francese. Molto tifosi, ma in poltrona. Lisa, ascolta la mamma: meglio la piscina.