SERGIO RIZZO, Corriere della Sera 28/872009, 28 agosto 2009
GLI AEROPORTI? UNO SCANDALO
Il comandante si scusa per il ritardo. Una frase ormai di rito che segue ogni atterraggio e precede ogni decollo dagli aeroporti italiani. Oggi il ritardo è dovuto al «rifornimento dei servizi di bordo » (aranciata e caffè non sono arrivati in tempo!). Ieri al «ritardato arrivo dell’aeromobile », motivazione che offre a ogni viaggiatore l’opportunità di esercitare la fantasia.
Qualche volta (è successo a Venezia) capita di aspettare anche un quarto d’ora il pullman per raggiungere il parcheggio dove l’aereo è in attesa di partire. E sempre, inevitabilmente, il comandante si scusa per il ritardo. Ma la responsabilità di chi è? Spesso della compagnia (e la nostra Alitalia-Air One, a giudicare almeno dagli ultimi dati resi noti, ha ancora molto terreno da recuperare). Spesso, però, del gestore dell’aeroporto. Proprio così. Per chi non lo sapesse, il nostro Paese, che da dieci anni si dibatte nel terrificante dilemma se l’hub (ossia la base operativa) della compagnia di bandiera debba essere l’aeroporto romano di Fiumicino o non piuttosto lo scalo varesino di Malpensa, ha il record europeo delle piste di decollo. La Francia, grande quasi il doppio dell’Italia, ha 43 aeroporti: uno ogni 12.651 chilometri quadrati. L’Italia arriverà presto a 53, ovvero uno scalo ogni 5.769 chilometri quadrati. Di questi, ben 14 sono nella sola Emilia-Romagna. Uno sport considerato, tra l’altro, una delle cause principali del disastroso stato del nostro trasporto aereo.
Peccato che a tanta densità non corrisponda analoga efficienza. La recente indagine dell’Enac che ha impietosamente svelato i problemi di Fiumicino, il maggiore aeroporto italiano, parlano chiaro. Scarsi investimenti, gestioni talvolta approssimative, soprattutto una mancanza generale di strategia nel servizio al cliente, costretto ad aspettare qualche volta ore per il bagaglio, una situazione talmente grave da aver destato allarme perfino a Bruxelles. Quasi come se i viaggiatori, più che una risorsa economica, rappresentassero un peso. Quando non dei polli da spennare. Perché il Calvario non è affatto gratuito. Per restare a Fiumicino, è comparso finalmente un parcheggio per i motocicli, fondamentali in una città caotica come Roma e numerosissimi anche nell’aeroporto, visti i costi di trasferimento (con il taxi) e di sosta (per le auto). Ma chi l’ha sperimentato ha avuto al momento di pagare l’amara sorpresa: 14 euro al giorno, e senza custodia.
Sembra quasi che i responsabili di questo grande affare degli aeroporti italiani non abbiano mai viaggiato. Non siano mai saliti, per esempio, su un volo per Madrid atterrando all’aeroporto di Barajas: da lì una veloce metropolitana (con la frequenza della metropolitana) porta in venti minuti al centro per il modico prezzo di 2 (due) euro. Mentre nella città italiana forse meglio attrezzata per i trasporti pubblici, cioè Milano, non esiste un metrò che porta a Linate. Né a Roma c’è una metropolitana per arrivare a Fiumicino, a patto di non voler definire metrò il trenino per Roma realizzato per i Mondiali del 1990 con annessa stazione fantasma nel quartiere Ostiense.
Il comandante continua quindi a scusarsi per il ritardo, anche se non è colpa sua. Perché il ritardo degli aerei, e i disservizi degli aeroporti, sono il ritardo del Paese. Come comincia a sospettare pure il viaggiatore: il più incolpevole di tutti, che però non sa mai con chi prendersela.