LUCA PAGNI, Repubblica 28/8/2009, 28 agosto 2009
Pil Usa meglio del previsto, non le banche - Nel secondo trimestre -1%, ma rosso di 3,7 miliardi per il credito
Pil Usa meglio del previsto, non le banche - Nel secondo trimestre -1%, ma rosso di 3,7 miliardi per il credito. Borse giù - L´Fmi: la ripresa dell´economia è in vista, però è ancora presto per l´exit strategy - MILANO - Segnali contraddittori dall´economia Usa. Rallenta il calo del Pil, ma allo stesso tempo i disoccupati salgono più del previsto e le banche - nel loro complesso - tornano in rosso e aumentano il numero degli istituiti in crisi (sono ora 416, il dato più alto dal 1994). Con quella che è ancora la prima economia al mondo che manda segnali non univoci (e in attesa che si consolidi la ripresa della Cina) è inevitabile che gli organismi economici di primo piano raccomandino prudenza. Così, ieri, un portavoce del Fondo Monetario pur sostenendo che la ripresa dell´economia globale «è in vista» ha sottolineato che «c´è ancora molto lavoro da fare» e che «non è ancora tempo per mettere in atto exit strategy». Il che tradotto significa che le strategie aggressive stabilite da governo e banche centrali vanno mantenute. Del resto, i dati macro americani, non appena sono stati diffusi ieri a metà pomeriggio, hanno spaventato i mercati e portato Wall Street ad aprire in netto ribasso, trascinando in rosso tutte le piazze del Vecchio Continente, fino a quel momento sopra alla parità. Veniamo ai dati, cominciando dal Pil Usa. Nei primi tre mesi dell´anno era stata una piccola catastrofe, con un calo del 6,4%. Molto meglio da aprile a giugno, con il Pil sceso ancora una volta, ma limitandosi all´1%, al di sopra delle attese degli analisti che si occupano di dati macreconomici che avevano previsto una discesa dell´1,5%. A preoccupare le sale operative sono stati, però, i numeri del settore bancario: la lista di istituti in difficoltà è arrivato ai massimi degli ultimi 15 anni, con 81 banche fallite da inizio 2009. Inoltre, nel secondo trimestre, l´intero settore è ritornato in passivo, con un rosso di 3,7 miliardi di dollari contro un attivo di 7,6 miliardi registrato nel primo trimestre) soprattutto per l´impatto di svalutazioni degli asset e dell´aumento di perdite sui prestiti. Ai timori per la mancata ripresa dell´economia Usa, si sono aggiunti altri dati non del tutto rassicuranti dall´Europa. Il Pil della Spagna, ad esempio, nel secondo trimestre è sceso dell´1,1% (un po´ peggio delle attese). Di più: le famiglie e le imprese fanno sempre più fatica ad accedere ai finanziamenti bancari. Lo rivela la Banca centrale europea, secondo cui la crescita del credito al settore privato nell´eurozona è rallentata nettamente a luglio allo 0,6% dall´1,5% di giugno e dall´1,8% di maggio. In controtendenza, un dato in arrivo dalla Gran Bretagna dove i prezzi delle abitazioni sono saliti a luglio dell´1,6% dall´1,4% di giugno, maggior rialzo da due anni e mezzo a questa parte. Anche l´Italia fa la sua parte in favore della ripresa: l´indice Isae che misura la fiducia dei consumatori è salito dal 107,5 di luglio a 111,8 ad agosto. Ancora meglio le indicazioni dei consumatori per "la situazione personale": dopo il lieve arretramento registrato lo scorso mese, registra un balzo di oltre sei punti, da 118,4 a 125, sui massimi dal marzo 2002. Il complesso dai dati macro ha così portato le Borse europee a chiudere la giornata in negativo. La peggiore è stata Francoforte (-0,9%) seguita a ruota da Parigi (-0,54%) e Londra (-0,43%). Piazza Affari ha limitato i danni, con l´indice principale in calo dello 0,35%. Anche se in serata, Wall Street ha virato in positivo, segno che il sentiment del mercato - come segnala più di un operatore - è ormai orientato a un moderato ottimismo.