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 2009  agosto 28 Venerdì calendario

"Voglio usare la parola sinistra solo così posso fare il segretario" - Bersani: "Se abbiamo perso voti è colpa di tutti, anche di Dario" - GENOVA - Alla Festa democratica Pierluigi Bersani fa il classico lungo giro delle cucine come ai vecchi tempi

"Voglio usare la parola sinistra solo così posso fare il segretario" - Bersani: "Se abbiamo perso voti è colpa di tutti, anche di Dario" - GENOVA - Alla Festa democratica Pierluigi Bersani fa il classico lungo giro delle cucine come ai vecchi tempi. Chiama Internet «quell´ambaradan lì» perché per lui, alla fine, «la sostanza della politica è guardare la gente negli occhi». Spiega come si fa il ricambio generazionale: «Scarpinando sul territorio, abbiamo fatto tutti così. I giovani non sono simboli». Dice infine quello che gli sta più a cuore: «Non faccio il segretario se non posso pronunciare la parola sinistra». A Bersani scivola sopra l´accusa di passatista. Non gli dispiace sentirsi un "ragazzo del secolo scorso". «Persino Obama fa i comizi, usa il web ma per mandare i suoi volontari a suonare ai campanelli delle case. E quando parla parte da 100 anni prima, non l´avete sentito?». Anche lui affonda il suo progetto nelle radici, nel ”900 «quando cattolici democratici e socialisti hanno costruito la loro politica sociale dentro la società, fuori dal Parlamento». Popolare, laico e di sinistra, questo è il suo Pd, se vince. La risposta dei militanti è fatta di applausi, calore, risate per il contagioso accento emiliano. Lo sfidante parla a una sala piena ancora più che per Franceschini, secondo gli stessi organizzatori, grazie al lento decollo della kermesse, soprattutto dopo la visita di Giafranco Fini. Come per gli altri concorrenti alle primarie, Bersani ha il privilegio dell´intervista singola, condotta dal giornalista del Tg1 Andrea Montanari. L´esordio è un attacco al governo Berlusconi sull´economia: «Senza una politica dei redditi non c´è soluzione alla crisi. Se togli l´Ici a Moratti non rilanci i consumi, al massimo gli fai comprare un paio di scarpini per i giocatori». Sull´immigrazione se la prende con Frattini oggi pronto a scaricare le responsabilità sull´Europa: «Non faceva il commissario Ue fino a pochi mesi fa?». E la Lega farebbe bene a non attaccare la Chiesa perché «ho visto tante file di povera gente davanti alla Caritas, ma non le ho mai viste davanti a una sede del Carroccio». Chiede l´approvazione bipartisan della legge contro l´omofobia. Parla anche di Fini ovviamente, il successo del presidente della Camera a Genova l´altro ieri non può non interrogare il Pd. «Fini ha preso tanti applausi parlando delle nostre idee. Siamo più orgogliosi di noi». Ma il Partito democratico celebra il suo congresso anche per trovare idee chiare proprio su certi temi. Bersani si rivolge ai «compagni» cattolici del suo campo. Prima, la stoccata a Gasparri e Quagliariello: «Non decidono loro come devo morire. Non voglio essere schiavo della tecnica». Poi mette un limite ai casi coscienza. «Il Pd si riunisce e decide. Eccezioni? Sì, ma anche quelle vanno regolamentate nello statuto. Alla fine la posizione deve essere una». E il pressing della Chiesa sui fedeli in Parlamento? «La Chiesa partecipa alla discussione. Ma le chiedo di chiarire il grado di mediazione per un politico cattolico». E se la coscienza dovesse prevalere «beh nessun medico ordina di fare il parlamentare». Partito relativista, senza valori, allora? Macché, «i valori sono energia e non mi piace il vino annacquato». L´antiberlusconismo? «L´opposizione si fa combattendo ma anche preparando un´alternativa. Non aspetto di aver il 51 per cento per mettermi in moto. E non ci si oppone urlando di più, tutti sono capaci di urlare». Una replica maliziosa a Franceschini che vuole «alzare la voce». «A Dario voglio bene, ma non mi è piaciuto quando ha detto che sono io a dover precisare le nostre differenze. Se abbiamo perso 4 milioni di voti è colpa di tutti, anche del segretario». Quello prima, Walter Veltroni, viene evocato nella descrizione di un nuovo centrosinistra: «Se si parla di riforme il primo giro non lo andrò a fare con Berlusconi ma con le forze di opposizione». Attacca il doppio incarico per i segretari regionali: «Un mestiere alla volta». Cofferati, punto nel vivo, ribatte: «Qui sono i bersaniani ad avere due lavori». La censura del trailer di "Videocracy" (pronunciato così così) su Rai e Mediaset gli sembra un assurdo: «Pretendono la par condicio. Ma siamo matti: come se gli indiani avessero chiesto più spazio quando uscì Ombre rosse». La gente ride, Bersani ingrana sul terreno di quell´«umanità» riconosciuta da D´Alema. Racconta che su alcuni taxi preferisce non salire, ma altri autisti, assunti grazie alle liberalizzazioni, gli urlano in romanesco: «Pierluì, so´ figlio tuo». Finisce l´intervista, comincia il tradizionale giro degli stand. Un bengalese che vende rose deve aver sentito il richiamo al riscatto dei «deboli, dei subordinati» perché si fa largo tra la folla, stringe la mano a Bersani e gli dice: «Mi piaci».