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 2009  agosto 28 Venerdì calendario

Sms, i 15 centesimi della discordia -  il prezzo massimo, quello che pagano 6 clienti su dieci Giungla di offerte, lo slalom di chi vuole risparmiare - Si fa presto a dire «sms»

Sms, i 15 centesimi della discordia -  il prezzo massimo, quello che pagano 6 clienti su dieci Giungla di offerte, lo slalom di chi vuole risparmiare - Si fa presto a dire «sms». O me­glio: quel gesto che ha rivolu­zionato il modo di comunicare in 160 battute, spazi inclusi, è entra­to ormai nel nostro know-how quo­tidiano. Ha creato nuove regole grammaticali. Una nuova letteratu­ra in prosa e in versi. Forse tra un po’ inizieremo anche a sognare in modalità short message service . Ma quanto costa inviare un breve mes­saggio di testo dal nostro telefoni­no? Quanto costa agli operatori? Quanto ne ricavano? Cosa succede quando andiamo all’estero o quan­do spediamo un veloce «ciao» a un amico che si trova in un altro Paese a nostra insaputa? Quanto costa a lui che lo riceve? possibile rispar­miare? Ma, soprattutto, ed è questo il nodo cruciale: potrebbe costare di meno? anche quello che si è do­mandato il nuovo Mr Prezzi, Rober­to Sambuco, che ha convocato il 3 settembre i principali operatori, Te­lecom Italia, Vodafone, Wind e 3 per parlarne. Sambuco aveva anche anti­cipato al Corriere l’ipotesi di una modifica legislativa, alla fine dell’in­dagine, da sottoporre al governo. Un passaggio che aveva scatenato le ire dell’Asstel, l’associazione di set­tore, guidata da Stefano Parisi (Fa­stweb). Iniziamo subito col dire che il rica­vo annuo degli operatori italiani per gli sms supera i 2 miliardi di euro. Insomma, non proprie noccioline anche per il ricco mercato delle tele­comunicazioni. Ogni giorno gli ita­liani si «parlano» 167 milioni di vol­te con questo strumento: fanno 60 miliardi di sms all’anno. In termini di calorie e di CO2 non deve essere uno sforzo indifferente. Il successo degli sms non è certo un mistero. Ma per rendersi conto di quale sia il rapporto sentimentale degli italiani con la tastiera del cellulare vale qual­che confronto con l’estero. I tede­schi ne scambiano 22,4 miliardi l’an­no. I francesi 21,6. Gli spagnoli 12. Solo gli inglesi ci stanno dietro con 58,8 miliardi di invii. Appare invece molto ridotto e ben lontano dalla possibilità di sfon­dare come servizio l’mms, cioè l’in­vio di immagini e fotografie: nel 2008 in Italia ne sono stati spediti circa 420 milioni per un ricavo com­plessivo di 81,2 milioni. dall’incro­cio di questi numeri che emergono quei 3,4 centesimi come costo/ricavo medio dell’invio degli sms in Italia citati da Stefano Parisi. Questo valore è effettivamente sce­so dai 4,6 centesimi del 2007, ma co­me sempre quando ci sono di mez­zo le statistiche ecco apparire l’om­bra del «pollo» di Trilussa. Il costo medio sarà pure 3 centesi­mi, ma come si evince dall’indagine conoscitiva dell’Agcom-Agcm del maggio 2009 la maggior parte degli italiani paga quello che per tutti e quattro gli operatori tradizionali è il prezzo massimo, cioè 15 centesimi Iva inclusa. La stratificazione della clientela appare netta: il 52,1% dei clienti non invia mai un sms duran­te l’anno, anche se sarebbe troppo facile arguire da questo dato che 5 italiani su 10 non ne fanno uso. Il nostro Paese è famoso per avere cir­ca 90 milioni di sim in circolazione su una popolazione di 60, bambini compresi. Solo gli islandesi con i lo­ro sei mesi di buio da superare e l’isolamento geografico ci battono in questo rapporto. Molte persone preferiscono giostrarsi con almeno due sim per poter beneficiare di di­verse offerte a seconda del servizio utilizzato. In poche parole chi ha due cellulari ne usa solo uno per l’in­vio. Comunque, stando alle percentua­li il restante 47,9% dei clienti di un operatore italiano che inviano sms si dividono a loro volta in due cate­gorie: 6 su 10 pagano 15 centesimi ma fanno pochi invii. I restanti 4 spediscono molti sms e di conse­guenza si affidano a offerte molto convenienti che possono far declina­re il costo anche molto vicino a 1 centesimo o meno. Mettendo nello stesso calderone i molti sms a basso costo con i pochi inviati dalla mag­gioranza a 15 centesimi emergono quei 3,4 centesimi. Per la maggior parte degli italia­ni, dunque, il caro-sms è realtà, an­che se la spesa effettiva mensile è bassa grazie a un utilizzo scarso. Per risparmiare esistono due stra­de: una, puntare su una delle tariffe degli operatori mobili virtuali, co­me Poste Mobile, Auchan, Autostra­de, che introdotti per aumentare la concorrenza del settore acquistano il traffico dagli operatori principali (un sms all’ingrosso costa 5,25 cen­tesimi contro una media europea di 4) e lo rivendono a prezzi concorren­ziali. A titolo di esempio Poste Mobi­le, il più diffuso, offre sms a 12 cen­tesimi che diventano 6 se l’invio av­viene verso un altro cliente Poste. Auchan ha un’offerta a 10 centesi­mi. E l’altra strada? Accedere a una delle offerte del proprio operatore. Impossibile riassumerle tutte anche perché molte sono stagionali.  qui che inizia la vera giungla: abbassare il costo degli sms è possi­bile, anche di molto, ma serve mol­ta pazienza per trovare il piano che si adatti al proprio profilo. Se si prende per esempio Tim tribù, un servizio di successo della Telecom Italia che permette di avere delle condizioni particolarmente vantag­giose all’interno di una comunità, l’invio del primo sms giornaliero co­sta un euro, ma fino alla mezzanotte tutti gli altri sono gratis. Più in gene­rale per le ricaricabili si può accede­re a dei tetti inferiori rispetto a quel­lo massimo un po’ con tutti: Tim ha My Tim (12 centesimi che diventa­no 5 verso gli altri My Tim); Vodafo­ne sta introducendo Basic (10 cente­simi); 3 ha la Power 10 (10 centesi­mi solo fino al 31 dicembre, poi scat­ta un canone); Wind ha Wind9 (9 centesimi). L’avvertenza, in ogni ca­so, è vedere bene cosa cambia sul traffico voce. E quando si parla di invio estero? Se si spedisce dall’Italia un sms in­ternazionale, cioè verso il numero di un operatore straniero, il costo di­pende dal Paese dell’operatore e può salire anche sopra l’euro. Se in­vece si invia un sms in roaming eu­ropeo, cioè mentre ci si trova in un altro Paese europeo, il costo è stato «calmierato» dal 1˚ luglio dal com­missario Ue, Viviane Reding: il tetto massimo introdotto è di 11 centesi­mi più tasse che per gli italiani con­siderando l’Iva significa 13. Con il paradosso che inviare un sms in roa­ming può costare più di un sms «normale». Resta da affrontare il nocciolo del­la questione: spedire un sms potreb­be costare di meno? facile immagi­nare che il confronto del 3 settem­bre sarà molto teso su questo pun­to. Secondo gli operatori non si può definire un costo industriale per l’of­ferta del singolo sms. C’è un costo fisso che è lo stesso che devono so­stenere per la voce: quello legato al­la proprietà e ammodernamento della rete. Mentre il costo variabile industriale dell’invio del singolo messaggio non esiste. Tolto questo unico punto di riferimento ciò che dovrebbe determinare il costo per il cliente si chiama, semplicemente, mercato, offerte commerciali e libe­ra scelta. Ma per questo dovremo aspettare l’esito del confronto. N.B.: se attivate la ricevuta di ri­torno per gli sms ricordate che co­sta altri 15 centesimi. Quando scri­vete più di 160 battute fate attenzio­ne: i cellulari più moderni vi permet­tono di eccedere il limite. Ma paghe­rete più sms. Se si invia un sms a chi si trova all’estero, il costo non cambia. E lui non paga nulla. BOX con info: 60 miliardi: gli Sms inviati nel 2008 in Italia 2 miliardi di ࿬: il ricavo annuo degli operatori per gli sms 420 milioni gli Mms inviati nel 2008