Gianna Fregonara, Corriere della Sera 28/8/2009, 28 agosto 2009
Strappo di Fini, capigruppo Pdl all’attacco - Gasparri e Quagliariello: no a lezioni di laicità
Strappo di Fini, capigruppo Pdl all’attacco - Gasparri e Quagliariello: no a lezioni di laicità. Il ministro Ronchi: non siamo in una caserma - ROMA - Il giorno dopo il trionfo di Gianfranco Fini alla Festa del Pd di Genova scoppia il caso del testamento biologico e dilania il centrodestra. Con uno scontro politico di grande violenza, in un crescendo che porta i capigruppo del Pdl al Senato all’attacco del presidente della Camera. Non riesce la mediazione tentata di prima mattina da Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera: «Discuteremo liberamente partendo dal testo che il Senato ha approvato che può essere emendato, ma non stravolto ». Il suo vice Italo Bocchino cerca di gettare altra acqua sul fuoco: «Non possono e non devono esserci ordini di scuderia » . Fini, che in un carteggio con il direttore del Mulino Piero Ignazi pubblicato dall’ Espresso rilancia sul Pdl e spiega che «non può essere strutturalmente populista» e che dovrà essere «sintesi» di diverse anime e non una coalizione, aveva annunciato un impegno personale per cambiare la legge approvata al Senato perché, «decide il Parlamento e non il Vaticano». E prima che in Aula, la discussione si apre sui banchi della presidenza di Montecitorio. Protesta Rocco Buttiglione (Udc) vice di Fini: «Il presidente della Camera non entri in un caso politico di questo tipo perché il suo compito è di garantire che la discussione di questo disegno di legge si svolga nel rispetto del metodo indicato dalla Costituzione e dai regolamenti, tutelando in egual misura le posizioni di tutti ». Maurizio Lupi si spinge oltre disegnando uno scenario insolito: «Se Fini voterà sul testamento biologico lasciando il suo scranno, tireremo a sorte per chi farà il presidente della Camera, perché penso che anche io vorrò scendere come lo vorranno Rosy Bindi e Buttiglione » . La giornata procede tra inviti a trovare soluzioni: si può cambiare ma si parte dal testo del Senato (Bocchino, Pdl) meglio ritornare al decreto Sacconi, che riguarda la sola obbligatorietà dell’idratazione (Alemanno, Pdl), bisogna partire da un altro testo perché quello del Senato è irricevibile (Sereni, Pd), è meglio non far nulla che votare il testo Calabrò (Maria Antonietta Coscioni, radicali). La tesi che Fini voglia insabbiare il disegno di legge è avvalorata dall’interpretazione leghista: «Stia al suo posto istituzionale e la smetta di far danni in un dibattito politico che non gli compete!», incalza il capogruppo in commissione Sanità Fabio Rizzi. Ma il caso politico dentro il Pdl esplode con la dichiarazione congiunta di Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vice del Pdl al Senato che non vogliono essere «tacciati di clericalismo»: «Auspichiamo che il dibattito alla Camera possa migliorare il testo della legge, ma non possiamo accettare lezioni di laicità». Parole a cui replica il ministro Andrea Ronchi: «A meno che non si ipotizzi il Pdl come una caserma, è necessario prevedere su certe questioni importanti dei fisiologici motivi di confronto tra posizioni diverse. Dobbiamo abituarci che su certi temi non si tratta di ricevere lezioni ma di confrontare opinioni differenti, che non sono lesa maestà ». Sulla stessa linea Andrea Augello. Ma Quagliariello e Gasparri chiamano in causa anche l’opposizione: con il voto segreto al Senato anche esponenti del Pd hanno votato la legge, insistono. Bersani annuncia che non ci sarà libertà di coscienza nel partito: «Chi fa il parlamentare sa che non può tenere conto solo della sua coscienza, deve tenere conto della coscienza di tutti. In un partito ci deve essere una discussione, ma poi una decisione che deve essere unica».