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 2009  agosto 27 Giovedì calendario

NIENTE ALLEANZE CON KARZAI"


Una giornalista riformista è stata arrestata in Iran per ragioni che non sono state rese note, secondo quanto ha scritto ieri il quotidiano Etemad-e Melli. L’arrestata, Fariba Pajuh, è stata rinchiusa nel carcere di Evin, nel nord di Teheran. La donna scrive per l’agenzia riformista Ilna ed era collaboratrice del quotidiano Etemad, dell’ex candidato riformista alle presidenziali Mehdi Karrubi, chiuso dalle autorità il 17 agosto scorso dopo avere pubblicato denunce di stupri subiti in carcere da alcuni delle migliaia di arrestati nelle proteste seguite alle presidenziali del 12 giugno. Fariba Pajuh è anche iscritta al Mosharekat, il più importante partito riformista iraniano, i cui leader sono sotto processo da ieri davanti alla Corte rivoluzionaria con l’accusa di avere tentato una «rivoluzione di velluto» contro la Repubblica islamica. Abdullah Abdullah, rivale di Karzai nella corsa alle presidenziali afgane, ha ottenuto - stando al 17% dei voti conteggiati finora - il 35% dei consensi, contro il 45% dell’attuale presidente Hamid Karzai. Se il distacco resta così ridotto si andrà verso il ballottaggio. Tagiko di origini ma con legami di parentela con i pashtun, ex mujaheddin, amico di Ahmad Shah Massoud la cui Alleanza del Nord cacciò i taleban, viene descritto come un uomo di «rara intelligenza», molto apprezzato dai governi europei.
I risultati preliminari dimostrano che il vantaggio di Karzai si sta ampliando. Come giudica questi risultati?
«Sono solo dati preliminari. Abbiamo sottoposto alla Commissione per i reclami le nostre richieste di verifica sui brogli in alcune regioni. Non è riflesso in questi dati, aspetto i risultati dopo le verifiche. Nelle province di Kandahar, Helmand, Khost, Ghazni i voti dovrebbero essere ricontati perché c’è stata una frode massiccia. Sappiamo che in queste aree l’affluenza è stata inferiore al 10%. Ma dai dati preliminari risulta il 45%. Inaccettabile».
Circa 800 denunce sono sul tavolo dei commissari. Lei ha parlato di brogli elettorali a favore del suo rivale Karzai. Ritiene legittime queste elezioni?
«Che si siano tenute è un fatto positivo. Ma più che irregolarità c’è stata una frode massiccia orchestrata dal governo Karzai. Non dovrebbe essere consentito decidere a priori chi vincerà le elezioni».
Quindi il distacco che cresce nelle ultime ore è il risultato di una frode?
«Karzai non si aspettava che io fossi un candidato così forte viste le alleanze che aveva architettato con i leader delle varie regioni, da Dostum al maresciallo Fahim per assicurarsi il voto al nord e al centro. Perché sono questi i voti importanti, reali, non quelli del Sud. Peccato che si aspettava il 100% dei voti in queste regioni, invece ha il 25%».
 possibile il riconteggio dei voti?
«Certo, almeno nelle regioni dove la frode è visibile a tutti, anche agli organismi internazionali».
Si parla di un governo parlamentare con un presidente e un primo ministro, Karzai e a lei. vero?
«No. No. No. Non c’è posto per me in una sorta di sistema mafioso. Basta l’esempio di queste elezioni, rubate ancor prima che gli afghani andassero a votare».
Ma se Karzai glielo chiedesse?
«No. Semplicemente non ci sono punti di incontro. Da una parte l’uso e l’abuso del potere per se stesso, dall’altra chi combatte per il governo del popolo. Karzai vorrebbe una coalizione basata sulle sue alleanze e sulle promesse che ha fatto ad altri. Per lui il governo, la leadership, sono nelle mani di poche persone».
Molti accusano il governo di corruzione. Cosa farebbe lei?
«La corruzione è una regola con il governo Karzai. Non ci sarà tolleranza, correggeremo le leggi che anche se indirettamente la permettono e ci sarà un’autorità di anti-corruzione. Perché i giovani non diventino corrotti migliorerò le loro condizioni di vita e alzerò gli stipendi».
Le donne afghane sono vittime di soprusi soprattutto nelle famiglie. Quali sono i suoi programmi per la loro tutela?
«La violenza contro le donne purtroppo è presente in tutto l’Afghanistan. E proprio a causa delle minacce dei talebani nei loro confronti c’è stata una bassa affluenza rispetto alle attese. La mia priorità è migliorare le loro condizioni di vita».
Lei ha parlato di un processo di pace con i talebani «moderati».
«Questa frase che mi è stata attribuita non è corretta. Intendevo dire che vorrei raggiungere tutte le aree del Paese, anche quelle più remote. Quelle libere dai talebani e quelle in cui vige ancora il loro controllo. Ci sono giovani che si sono uniti ai taleban per il malfunzionamento del governo Karzai, non è colpa loro. Io voglio rivolgermi a loro. Chi invece continua l’uso della violenza deve essere isolato. Il fallimento del governo ha rafforzato il loro movimento».
Quante responsabilità hanno i Paesi vicini nelle bombe e nella tensione in Afghanistan, il Pakistan in particolare?
«Ci sono responsabilità, certo. I talebani sono presenti anche oltre confine e il movimento è finanziato da altre regioni. Occorre stabilire una reale collaborazione tra i due Paesi per fronteggiare questo problema».