Rosalba Castelletti, la Repubblica 27/8/2009, 27 agosto 2009
CINA SHOCK, DAL BOIA ALL’ESPIANTO DEGLI ORGANI
Il governo lancia un piano per le donazioni. E ammette di aver usato i condannati a morte
Due operazioni su tre finora sono state fatte a danno dei detenuti giustiziati. Nel 2008 1718 esecuzioni stimate
Un colpo di pistola alla nuca del condannato e dottori ad aspettarne il corpo in ambulanza per affrettarsi a rimuoverne cuore, reni e fegato una volta certificatane la morte: è così che avvengono due operazioni di espianto degli organi su tre in Cina. Dopo anni di sospetti e denunce, ad ammettere per la prima volta l´ampiezza del fenomeno è stato lo stesso viceministro della Sanità Huang Jiefu annunciando al quotidiano China Daily un nuovo programma nazionale di donazione degli organi che contrasti il mercato nero e rispetti al contempo i diritti dei detenuti nel braccio della morte.
In un Paese la cui popolazione respinge culturalmente l´idea di venire seppellita senza che il proprio corpo sia intatto, solo 130 persone in 7 anni hanno autorizzato la donazione degli organi. Per colmare il divario tra domanda e offerta, il governo - che uccide il più alto numero di detenuti al mondo, 1718 nel 2008 secondo Amnesty International - è perciò ricorso nel 65% dei casi ai condannati a morte. Ufficialmente i detenuti dovrebbero prestare il loro consenso scritto, ma l´opaco sistema giudiziario cinese ha lasciato ampio spazio agli abusi. Che però non sono bastati: su 1 milione di cinesi in attesa di un nuovo organo, solo l´1% l´anno riesce a ottenerlo.
In questo contesto non ha faticato a nascere un fiorente mercato nero che richiama anche numerosi stranieri, i cosiddetti "turisti dei trapianti". Un mercato neppure tanto oscuro: le inserzioni dei "trafficanti di organi" si trovano facilmente su internet. Basta andare sul sito daifumd.com (daifu in cinese vuol dire dottore) per imbattersi nell´annuncio di un 35enne che mette in vendita il suo rene per 200/300mila yuan, 20/30mila euro. Neppure la legge che dal 2007 impone che i donatori vivi siano il coniuge o un consanguineo ha fermato i trapianti illegali: sono anzi aumentati dal 15% del totale nel 2006 al 49%. Per aggirare la legge del resto basta falsificare i documenti o comprare la complicità dei funzionari. Laddove vendere un organo può fruttare migliaia di euro, si fa sempre più fatica a trovare donatori volontari. Ed è per spezzare questo circolo vizioso che priva di speranza milioni di malati, i più poveri, che il nuovo sistema - ha spiegato Jiefu - aiuterà finanziariamente non solo chi aspetta un trapianto, ma anche il donatore.