Gigi Moncalvo, Libero 27/08/2009, 27 agosto 2009
LIBRO MONCALVO SUGLI AGNELLI/9
MARELLA: «INGRATA». MARGHERITA: «NESSUN RISPETTO»
I due schieramenti si osservano, preparando nuove mosse ma, prima di muoversi, aspettano di vedere che cosa fa l’avversario. Margherita ripete le sue uscite pubbliche. Va nella capitale della Norvegia, partecipa a un importante forum sul micro-credito e focalizza l’attenzione dei giornalisti, molti anche gli italiani, sulle sue attività finanziarie, imprenditoriali e di carattere sociale. Margherita ha molto a cuore il problema del micro-credito. (...)
(...) Nella memoria del pubblico si sono però sedimentati, e sono difficili da rimuovere, i messaggi-chiave che hanno avuto come testimonial preziosi John e Lapo. Lettori e telespettatori sono convinti che la madre si sia messa contro i figli, sia stata isolata ma per colpa soltanto sua, la famiglia l’ha scaricata e ha preferito Gabetti e Grande Stevens a lei. L’azione giudiziaria è un atto riprovevole poiché Margherita porta perfino sua madre in un’aula di tribunale.
Pubblicità negativa
L’azione è incoerente e indirizzata solo a fare più quattrini perché rinnega il patto tombale e l’accordo stipulato con Marella nel 2004. La conferma di questi aspetti emerge dal fatto che per la prima volta appaiono sui giornali definizioni fortemente negative come ”bugiarda” e ”traditrice”. Per non parlare di espressioni come ”suo padre si rivolta nella tomba”. Gli articoli negativi su Margherita aumentano sensibilmente. Torino ha ancora una ”carta di riserva”, una grossa carta: Donna Marella. Se anche lei scendesse in campo pubblicamente contro la figlia e a favore dei due ”grandi vecchi”, il colpo potrebbe considerarsi decisivo. Il problema è come convincere la vedova dell’Avvocato a parlare in prima persona e in modo diretto. Un’intervista è da escludere. Marella non è mai comparsa sui giornali se non per parlare dei suoi giardini e delle sue piante.
Torino aspetta la prima mossa. Ginevra da mesi è sotto assedio. E arrivano brutti segnali: l’ufficio stampa di Margherita non ha più richieste da parte di giornali italiani, solo gli stranieri sono interessati. La scintilla scocca quando chiamano dalla Germania due giornaliste di ”Focus”, un periodico molto diffuso e autorevole. Chiedono un’intervista. L’agenzia di Margherita conduce le trattative, come d’abitudine: domande in anticipo e per iscritto, impegno a pubblicare il testo inviato, niente scherzi. Occorre fare molta attenzione. ”Focus” esce il 21 ottobre, pubblica quattro pagine di inchiesta sulla Fiat.
In fondo all’inchiesta, staccata e in una pagina a parte, c’è l’intervista con Margherita, col titolo ”Die Wahrheit and Licht”. Nessun giornale italiano ha mai riprodotto per intero quell’intervista che di per sè non ha nulla di clamoroso. Innesca però un putiferio. La risposta che, ufficialmente, fa scoppiare la bomba è questa: «Io voglio che la situazione venga chiarita in maniera comprensibile a me e a mia madre. Non trovo ammissibile che ciò venga negato, in quanto siamo donne. E’ una prova di mancanza di rispetto».
Questa frase non contiene nulla di grave, inedito o rilevante. Ma, riguardando in piccola parte anche Donna Marella, viene immediatamente utilizzata e serve come spunto per ”giocare” la carta tenuta di riserva.
Dal riad di Marrakech in Marocco, dove abitualmente vive, l’anziana vedova dell’Avvocato invia una lettera di precisazione al direttore di ”Focus” perché l’articolo sulla Fiat e l’intervista di Margherita «contengono numerose falsità». «Allo scopo di far emergere la verità», prosegue Marella, «ritengo quindi opportuno replicare. Secondo quanto ha affermato nell’intervista, mia figlia Margherita ed io saremmo associate con questa azione legale, tesa ”a far venire alla luce” il rendiconto dell’eredità di mio marito. Poiché mi trovo invece nella spiacevole situazione di dovermi difendere in tribunale, chiamata in causa proprio da mia figlia, con la quale nel 2004 avevo raggiunto un accordo definitivo e soddisfacente sotto ogni aspetto, è facile capire come io non posso riconoscermi in alcun modo in questa iniziativa. ”L’accordo raggiunto tre anni or sono fu siglato in piena trasparenza, sulla base di informazioni trasmesse ai numerosi consulenti che mia figlia nominò con l’incarico di tutelare i suoi interessi”.
La madre si schiera
Donna Marella si schiera dalla parte di Gabetti e Grande Stevens, senza nominarli. Scrive: «Accusare ora i più fedeli collaboratori di mio marito, che non hanno avuto parte alcuna in questa vicenda, è un gesto di ingratitudine che offende la rispettabilità di chi ha sempre operato, e tuttora opera, nell’interesse del Gruppo. Ma non solo: è un atto che tradisce la volontà di Gianni Agnelli, mio marito». La vedova sottolinea poi: «Mia figlia ha scelto di uscire definitivamente dal Gruppo, ottenendo da me abbondante contropartita, tale da garantire un futuro sereno per sé e per i suoi figli. Quanto alla possibilità di tutti i miei nipoti di poter partecipare della fama che mio marito si è giustamente guadagnato nel corso della sua vita, questo non è certo un diritto che si eredita, ma è una conseguenza del proprio lavoro, come lui ci ha sempre indicato». Marella conclude così: «Proprio pensando a mio marito in questa fase della mia vita, il mio unico desiderio è di vedere tornare la pace tra mia figlia e il resto della famiglia: un desiderio che purtroppo so che non potrò vedere realizzato fino a quando Margherita continuerà questa sua insensata iniziativa». Che Donna Marella sia stata strumentalizzata e che la frase di Margherita nell’intervista non contenga nulla di così grave da determinare una simile reazione, è dimostrato da un altro fatto. Il 10 luglio, nella famosa lettera inviata a ”zie, cugine e cugini e anche cari figli miei e madre mia”, in risposta alla lettera di nove parenti, Margherita aveva scritto le stesse cose in modo ancor più diretto. E cioè: ”Come ho già detto, e lo ripeto ancora, io e mia madre non siamo mai state al corrente né prima né dopo dell’entità patrimoniale di mio padre in modo chiaro, trasparente e coerente”. E’ chiaro che se Donna Marella avesse avuto qualcosa da obiettare avrebbe dovuto farlo in quella occasione, più di tre mesi prima.
(9 / continua)