Varie, 27 agosto 2009
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Calley William
• Miami (Stati Uniti) 8 giugno 1943. Ex tenente dell’esercito americano, unico condannato per il massacro di My Lai (16 marzo 1968) • «Fu il massacro che cambiò la guerra del Vietnam nell’immaginario del popolo americano, dandogli un nuovo linguaggio, una diversa percezione, un’altra iconografia. Con quel nome esotico, My Lai, incastonato per sempre nella memoria collettiva a evocare i corpi di 500 tra donne, vecchi e bambini bruciati o falciati dalle raffiche di mitra, accatastati in un pozzo o semplicemente lasciati a marcire davanti alle loro capanne. [...] all’epoca dei fatti giovane tenente dell’esercito al comando della compagnia Charlie [...] La linea di difesa dell’ex ufficiale, che fu condannato all’ergastolo ma liberato dopo tre anni di arresti domiciliari per l’intervento del presidente Nixon, è sempre stata di aver obbedito agli ordini. [...] La strage di My Lai sconvolse gli americani e accelerò il crollo dell’appoggio popolare alla guerra in Indocina. Come stabilì l’indagine durata 14 settimane e condotta dal generale William Ray Peers, all’origine fu una missione non autorizzata ”search anddestroy”, pianificata e coordinata dal responsabile delle operazioni speciali, il colonnello Frank Barker, che spazzò via non uno ma tre villaggi, My Lai, Binh Tay e My Khe. ”Uccidete chiunque e qualsiasi cosa”, fu detto nell’ordine di missione alle due compagnie incaricate del lavoro, Bravo e Charlie. Così avvenne. Nei villaggi non c’era traccia dei vietcong e gli uomini erano quasi tutti ai campi. A My Lai, Calley fece bruciare le case, poi fece raccogliere in un pozzo per l’irrigazione anziani, donne, piccoli e ordinò di far fuoco. Un al tro gruppo venne radunato al centro del villaggio e questa volta fu lui personalmente a dare l’esempio, strappando il fucile a un soldato che si rifiutava di sparare. Il bilancio finale è sempre stato contestato, ma è certo che quel giorno vennero trucidate tra 347 e 504 persone disarmate. L’opinione pubblica americana seppe della strage solo un anno e mezzo dopo, grazie al lavoro investigativo di un giornalista indipendente, Seymour Hersh, poi diventato un’icona del giornalismo Usa, che riuscì a far parlare Calley. L’indagine di Peers fu rigorosa, completa, non guardò in faccia nessuno. Ma dei 14 ufficiali che andarono a processo nel 1971, il solo [...] Calley venne riconosciuto colpevole. Fra gli assolti, il capitano Ernest Medina, suo diretto superiore, che si fece difendere con successo da un ce lebre avvocato, F. Lee Bailey» (Paolo Valentino, ”Corriere della Sera” 23/8/2009).