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 2009  agosto 27 Giovedì calendario

Il caso è archiviato e con tante scuse. E’ finita così l’incredibile vicenda di Filippo Pappalardi, il padre dei due fratellini di Gravina in Puglia, Ciccio e Tore, scomparsi il 5 giugno 2006 e ritrovati morti, dopo oltre 18 mesi, all’interno della cisterna dove erano caduti giocando

Il caso è archiviato e con tante scuse. E’ finita così l’incredibile vicenda di Filippo Pappalardi, il padre dei due fratellini di Gravina in Puglia, Ciccio e Tore, scomparsi il 5 giugno 2006 e ritrovati morti, dopo oltre 18 mesi, all’interno della cisterna dove erano caduti giocando. Filippo Pappalardi, accusato dalla squadra mobile di Bari di avere rapito, ucciso e occultato i cadaveri dei figli, si è fatto oltre 120 giorni di detenzione. La parola fine alla storia l’ha scritta il gip del tribunale di Bari, Giulia Romanazzi, la stessa che lo aveva mandato dal carcere ai domiciliari dopo il ritrovamento dei due corpi. Il gip ha accolto la richiesta della procura barese la quale, dopo avere sparato a zero insieme alla squadra mobile su Pappalardi, ha poi fatto marcia indietro dirigendo il tiro sugli investigatori. Nella richiesta di archiviazione formulata dal sostituto Antonino Lupo si legge che le "conclusioni elaborate non possono che gettare una pesante ombra sull’operato della polizia giudiziaria". La procura fa riferimento alla data nella quale Pappalardi comunicò di avere saputo che i suoi figli la sera della sparizione avevano giocato dinanzi all’edificio dove morirono. La squadra mobile comunicò prima quella del 17 giugno, poi (con verbale risultato falsificato) quella del 17 agosto. Su questo colpevole ritardo fu poi costruita l’accusa. Intanto Pappalardi, tramite il suo legale Angela Aliani, ha chiesto un risarcimento allo Stato di 516 mila euro: il massimo previsto dalla legge.