Glauco Maggi, Libero 25/8/2009, 25 agosto 2009
OBAMA SCIPPA ALLA CIA GLI INTERROGATORI DEI TERRORISTI ISLAMICI
Svolta dell’intelligence Usa
Per la Cia, assediata e purgata, sono tempi bui. Obama, il suo ministro della giustizia in patria e il generale David Petraeus sul teatro di guerra in Afghanistan e Pakistan, hanno annunciato simultaneamente la creazione di organismi che cambiano il volto dell’intelligence americana.
Il presidente ha firmato un decreto che istituisce una squadra di élite di funzionari di varie agenzie, Cia compresa, che condurranno le interviste delle figure di maggiore rilievo del terrorismo internazionale.
Il gruppo si chiamerà Hig, High Value Detainee (’detenuti di alto valore”). L’Hig avrà la sua sede nel quartier generale dell’Fbi, ma la supervisione sarà del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, cioè di Obama.
La Cia perde così il controllo delle indagini più delicate. L’assunzione diretta da parte dell’esecutivo di una funzione operativa prima delegata alla Cia sarebbe stata sommersa di critiche scandalizzate se fosse stata architettata da Bush-Cheney. Venendo da Obama è invece descritta dai media liberal come un’operazione legittima e di piena garanzia politico-legale: di garanzia per i sospettati di terrorismo, ovviamente, anche alla luce della seconda iniziativa governativa, promossa dall’’Ufficio della Responsabilità Professionale”, interno al ministero della Giustizia. Mary Patrice Brown, che dirige l’Ufficio, ha esaurito l’inchiesta interna su alcuni casi controversi di maltrattamenti compiuti nel 2003-2004 in Iraq e Afghanistan dalla Cia, per i quali la precedente amministrazione aveva deciso di non procedere.
Malgrado Obama abbia detto a più riprese che è tempo di guardare avanti e di non rivangare il passato, la Brown ha sollecitato Holder a riaprire alcuni casi, il che porterà a processi a carico di uomini della Cia dell’era Bush. Da notare che era stata la stessa Cia di allora a portare alla luce i comportamenti dubbi: tra i casi che il New York Times cita come riapribili c’è quello di un detenuto che era stato minacciato di morte con una pistola durante un interrogatorio e quello di Manadel al-Jamadi, che morì nel 2003 nella prigione di Abu Ghraib. La commissione d’inchiesta del tempo stabilì che furono i marinai che lo presero a provocargli le ferite letali durante una movimentata cattura, mentre gli avvocati d’ufficio erano di parere diverso.
Intanto, il generale David Petraeus ha lanciato un suo Centro per l’eccellenza in Pakistan e Afghanistan all’interno del Comando Centrale per la guerra in Oriente. Suo compito sarà formare ufficiali, agenti segreti dell’esercito e analisti, sulla base del successo iracheno quando lavorava per Bush.
A guidare il gruppo sarà Derek Harvey, colonnello della Defense Intelligence Agency che conquistò la fiducia di Petraeus quando, a Bagdad, analizzò correttamente il trend che avrebbe portato alla rottura violenta tra i sunniti estremisti e Al Qaeda e alla vittoria americana. Harvey disse anche, nel marzo 2007 attirandosi le critiche della Cia e del Congresso, che la stessa Al Qaeda era stata strategicamente sconfitta in Iraq. Aveva ragione lui. Ora vuol fare il bis in Afghanistan usando la stessa ricetta. «Tendiamo troppo a fidarci solo delle fonti di intelligence e a non integrarle con ciò che possiamo sapere dai team della ricostruzione, dagli ufficiali civili, dai comandanti e operatori sul campo che sono integrati con la gente, la capiscono e sanno comunicare con i locali nelle strade», ha detto al Washington Times.«Se ti affidi solo ai servizi segreti puoi avere una visione deformata della situazione». Per la vecchia Cia è proprio il tramonto.