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 2009  agosto 26 Mercoledì calendario

DUE CUORI E UNA SCRIVANIA


Timbrare il cartellino la mattina? Dà più occasioni galanti che vagare nei bar la sera, più che affollare le discoteche nel weekend. L’amore fiorisce in ufficio, come la pianta bagnata dalla solerte segretaria del boss, mentre la truppa batte sulla tastiera e i pensieri s’intrecciano tra il pubblico dell’impiego da rispettare e il privato che sempre ci accompagna (e come non potrebbe?).
I sondaggi concordano, e le esperienze dirette diventano best sellers: l’ufficio è un laboratorio di relazioni sentimentali, prendiamone atto e cerchiamo solo di razionalizzare il comportamento, per quanto di razionale ci può essere negli strali di Cupido che attraversano l’open space, da desk a desk, fino a colpire nelle terre e nei tempi di nessuno, la macchinetta del caffè, la pausa per il tramezzino.

Verso l’altare

La Shrm (Società di management delle ricerche sulle risorse umane) e il sito CareerJournal del Wall Street Journal hanno rilevato che il 40% degli impiegati è coinvolto in storie d’amore e il 42% dei flirt arrivano alla firma del contratto di matrimonio. Un tasso di efficacia niente male. La concorrenza dell’ultima generazione, rappresentata dai siti per sconosciuti che offrono «armonia digitale», sarà pure online ma è un passo indietro, non in avanti: il data-base con le schede, è una versione da terzo millennio del sensale di una volta, e con il buco nero di fidarsi ciecamente dell’altro.
Ma anche il bar del dopo lavoro non è granché: anzitutto può suonare un ripiego per chi non ha avuto successo in ufficio; e, comunque, perché la casualità dell’incontro dovrebbe essere migliore della frequentazione sotto il rispettabile logo aziendale? «L’ufficio è diventato il villaggio del 21° secolo, in quale altro posto ci passi più tempo?», chiede retoricamente Helaine Olen, che con la collega Stephanie Losee ha scritto OfficeMate (Compagni d’ufficio), manuale per aiutare gli impiegati a trovare e a gestire una storia d’amore sul posto di lavoro. Entrambe giornaliste, le due non hanno dovuto fare particolari ricerche per il loro lavoro. La Olen, che ha scritto oltre al resto sul Wall Street Journal, il Washington Post ed è autrice della rubrica «Amore moderno» sul New York Times, è sposata da 16 anni con un collega incontrato mentre erano entrambi impiegati in una casa editrice, e hanno due figli. Stephanie ha tre figlie con il redattore che lavorava con lei in una rivista di computer: anche per lei, 16 anni di matrimonio felice. Le due autrici hanno stilato un vademecum di avvisi, frutto delle passate palpitazioni.
Tra le cose da non fare, «non serve tentare di indurre un collega d’ufficio a farti la corte», «non fingere di fare altro per dare tempo alla relazione di svilupparsi», «non dare giudizi affrettati basti sulla prima impressione, ne avrai quante ne vuoi». E, fondamentale: «non uscire con lui se il suo comportamento in ufficio non è in linea con i tuoi valori».
Amore vietato

Non sono sempre tutte rose sulla scrivania. Negli Stati Uniti dalla causa facile, anzi scontata, è un quasi-dovere non avviare relazioni con un subordinato. Per chi è il capo di un’altra persona (nel 99% si tratta di maschi), un simile rapporto è «criminalmente stupido», dice Kathleen McKenna, dello studio legale Proskauer Rose di New York: «Come mettersi un segno sulla fronte che dice, sparami qui», alludendo alla più che prevedibile causa per molestie sessuali, se la situazione degenera. «Le ho chiesto solo di uscire con me», si difenderà lui al processo. «Ma io mi sentivo obbligata ad andare», ribatterà lei, e vincerà a mani basse.
Ma se è amore vero e ricambiato tra boss e subordinata? I due dovrebbero firmare un formale «Contratto di Cupido», in cui mettono in chiaro che la relazione è consensuale. E che se l’azienda ha severe regole interne anti-harassment, loro le conoscono e le hanno entrambi capite bene. La Olen arriva a suggerire che il più alto in grado dei due denunci il flirt presso l’ufficio del personale: così facendo, il capo dovrebbe volontariamente accettare di essere rimosso dalla posizione se l’azienda dovesse valutare sconveniente che i due convivano nello stesso dipartimento. E’ preferibile trovare l’amore in una divisione diversa dalla propria. Ma fare i cacciatori di cuori, in proprio, non è come fare i cacciatori di teste: dove si trova, si prende.
Pensarci due volte, infine, è l’avvertimento più ovvio:, fermati, rifletti, immaginati nella relazione con quella persona; se sei cotto, frena prima di lasciarti andare. Avvocati e psicologi invitano alla prudenza perché, dovunque e comunque siano nati, il 50% dei matrimoni fallisce, e le otto ore galeotte per la passione di un tempo diventano otto ore di galera quotidiana, se i due divorziano. Perso l’amore, nella quasi totalità dei legami sfasciati tra colleghi, uno dei due finisce per perdere anche il posto.