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 2009  agosto 26 Mercoledì calendario

MUSICA, SOLE E BALLI E ORA GLI IRACHENI SCOPRONO LA SPIAGGIA


Le ragazze indossano in acqua maglietta e pantaloni, ma sorridono felici
I ragazzi inviano bigliettini nella zona riservata alle donne con i propri numeri di telefono

Lake habbaniya (iraq)
A qualche ora da Bagdad, nel bel mezzo dell´immenso deserto occidentale iracheno, c´è un luogo che potrebbe essere scambiato per un miraggio: una lunga spiaggia sabbiosa affollata da migliaia di persone che nuotano e ballano a piedi nudi sotto il sole cocente, senza nessuna preoccupazione apparente. Un disc jockey - si fa chiamare Mr. D. J. - urla nel microfono, cercando di sovrastare una canzone siriana e dicendo qualcosa di straordinario nella sua banalità. «Un saluto a tutti quelli che vengono da Bagdad - dice in arabo - tutti quelli di Adhamiya e di Sadr City: fatemi vedere dove siete!», grida Mr. D. J., riferendosi a due quartieri della capitale, il primo quasi completamente abitato da sunniti, il secondo quasi soltanto da sciiti. Come risposta, tutto attorno a lui esplode la danza, e sunniti e sciiti condividono uno dei rari momenti comuni di felice spensieratezza. E´ sorprendente, ma vero: per la prima volta dallo scoppio della guerra tra sette religiose, nel 2006, l´Iraq sta vivendo una stagione balneare. Le acque del lago Habbaniya, nella provincia di Anbar, sono torbide e oggi una tormenta di sabbia vela il sole. A casa, sono in pochi ad avere l´aria condizionata o una rete elettrica affidabile. E questo mese sono già centinaia gli iracheni che hanno perso la vita per le violenze che continuano a funestare il Paese. Tutto questo, dicono i bagnanti, spiega perché un giorno in spiaggia è così importante. «Sono qui per scappare: dalle bombe che esplodono a Bagdad, dal rumore dei generatori», conferma Aya Alshemari, una studentessa di 22 anni che, malgrado indossi una pudica maglietta e un paio di jeans, in spiaggia attira gli sguardi di decine di maschi. «Siamo qui per divertirci - continua - non c´è differenza tra sciiti e sunniti. Siamo tutti iracheni».
La maggior parte della gente ha parcheggiato l´auto proprio sulla spiaggia, vicino allo specchio d´acqua. E dato che siamo in Iraq, ogni veicolo è stato scrupolosamente controllato in cerca di esplosivo e ogni bagnante perquisito. In questo giorno d´agosto, tuttavia, non vi è nulla di più pericoloso della temperatura a 46 gradi e del cibo ipercalorico: kebab di manzo e di agnello, biryani e kibbeh fritte. Alcuni ragazzi bevono furtivamente qualche sorso di birra gelata. Il tenente Uras Saad, ufficiale dell´esercito iracheno responsabile della sicurezza del checkpoint situato accanto al lago, spiega che quest´estate, da quando la spiaggia è stata riaperta, non si sono verificati episodi di violenza. Ma questa regione non è sempre stata tranquilla. Il lago di Habbaniya si trova nel cuore dell´Iraq sunnita e fino a un anno e mezzo fa era una roccaforte di al-Qaeda in Mesopotamia.
Ma in questo momento, la violenza sembra lontana. Una ragazza con maglietta nera e jeans è appena uscita dall´acqua. I suoi abiti non saranno l´ideale per una nuotatrice, ma lei sorride contenta. Come tante donne, non espone che i piedi nudi. Alcune sguazzano indossando l´hijab e l´abaya. La maggior parte dei ragazzi, invece, non porta la maglietta ma soltanto un paio di informi calzoncini. «Vorrei essere meno vestita, ma mio fratello non vuole», dice Maha Abdul-Wahab, 23 anni. La spiaggia è divisa in due settori, uno per le famiglie, l´altro per i giovani. La maggior parte delle ragazze è nel settore frequentato dalle famiglie, di solito sotto lo sguardo attento di un fratello maggiore. Ed è qui che si rivolgono gli sguardi degli uomini soli. Se un ragazzo si avvicina troppo e non è in grado di dimostrare il suo diritto a starci, arrivano i poliziotti e lo mandano via.
Ma nonostante tutto, questa spiaggia - come tutte le altre del mondo - è un luogo per stare insieme. E la fortuna aiuta gli audaci. Mentre l´aria si fa di un giallo nebbioso a causa di una tempesta di sabbia poco lontano, un ragazzo smilzo con canottiera azzurra e pantaloncini corti neri cattura lo sguardo di una ragazza nell´altra sezione. Il disk jockey sta suonando Al Agruba, del cantante iracheno Hussam al-Rasam. Dopo mezz´ora di corteggiamento a distanza, il ragazzo, Laith Ali, escogita un piano. Chiede un pezzo di carta e scrive qualcosa. Si avvia lentamente lungo la spiaggia, fingendo di non accorgersi che si sta dirigendo verso il settore riservato alle famiglie. A testa bassa, evita lo sguardo di un gruppo di poliziotti distratti e si avvicina alla ragazza, che guarda nella direzione opposta. Poi, come per caso, lascia cadere a terra il pezzetto di carta e si allontana. Per qualche minuto non accade nulla. Dopo un po´, la ragazza si alza, si ferma e raccoglie il foglio di carta, lo legge, e sorride. Il ragazzo la guarda da lontano. «Le ho scritto che è bella», spiega sottovoce Ali, «e le ho dato il mio telefono».

Copyright: 2009 New York Times News Service - La Repubblica (Traduzione di Antonella Cesarini)