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 2009  agosto 26 Mercoledì calendario

JET DA ARMA SEGRETA A SIGNORE DEI VIAGGI I SETTANT’ANNI DELL’AEREO A REAZIONE


"Pensammo subito di aver dato inizio a una nuova era", ricorda il pilota che lo collaudò
Dal nome inglese del motore nacque il neologismo "jet set", per indicare il mondo del lusso

BERLINO
dal nostro corrispondente
Ha settant´anni, ma non li dimostra. Nacque come strumento di guerra, eppure nessuno più di lui ha facilitato gli incontri reali tra esseri umani. Prima divi, vip e potenti del jet set, poi le grandi masse. E neanche l´èra virtuale di internet, e-mail e sms gli ha saputo togliere questo ruolo di signore del viaggio. Parliamo dell´aereo a reazione. Erano le quattro del mattino del 27 agosto 1939, quando un rombo mai udito prima strappò al sonno gli abitanti di Rostock, l´antico porto anseatico tedesco. Ai comandi del pilota collaudatore Erich Warsitz, il piccolo, argenteo Heinkel 178 era decollato dalla pista dell´impianto Heinkel del quartiere di Marienfelde. Pochi minuti di volo, ma era cominciata un´èra. «Pensammo subito di aver conquistato un nuovo mondo», ricorda Herr Warsitz. Lui, insieme all´ingegner Ernst Heinkel e a Hans Joachim Pabst von Ohain, progettista del primo motore a reazione, pensavano al progresso tecnico, ma la loro Germania, quella di Hitler, era già pronta a scatenare la Seconda guerra mondiale. L´aggressione alla Polonia scattò il 1° settembre, pochi giorni dopo il primo volo del piccolo jet.
«Non capirono il jet, pensarono a una trovata fantasiosa di scienziati e maniaci del volo», ricorda Warsitz. Per fortuna del mondo, il Terzo Reich che pure era ossessionato dall´invenzione di ogni super arma segreta per piegare il mondo, non afferrò l´importanza dell´invenzione del reattore. Solo verso la fine della guerra la Luftwaffe convinse il maresciallo Hermann Goering a sviluppare il caccia Messerschmitt 262. Più veloce dei migliori caccia ad elica alleati, ma meno affidabile. Afflitto da guasti, reso lento e pesante dall´ordine di Hitler di fargli portare anche bombe, fu un avversario temuto ma non imbattibile per i più numerosi Mustang e Lightning americani, Spitfire e Tempest britannici, Lavochkin sovietici.
Il principio del reattore è semplice: l´aria che entra viene compressa, poi nella camera di scoppio si mischia al carburante, esplode, e i gas di scarico escono da dietro spingendo e muovendo una turbina la quale a sua volta fa girare ventola e compressore davanti. Nei jet militari più moderni, il postbruciatore raddoppia la potenza con una seconda combustione, nei giganti del trasporto civile i turboifan (turboventole) consumano meno e sono molto più silenziose.
La guerra di Corea fu il primo conflitto dominato nell´aria dai jet, con i memorabili duelli tra gli F86 americani e i MiG 15 sovietici. Ma intanto le potenze vincitrici si lanciarono nella gara per imporre grandi jet nel trasporto passeggeri. Il primo di tutti fu il De Havilland Comet britannico: già il 2 maggio 1951 collegò Londra a Johannesburg, ma ebbe gravi incidenti. Vennero poi il Tupolev 104 sovietico, e nel 1958 Boeing 707 e poi Douglas DC8 americani offrirono al mondo la trasvolata atlantica in sette ore, o voli Europa-Australia in meno della metà del tempo. Mentre il Caravelle francese s´imponeva nel corto-medio raggio. La mobilità del genere umano fu alla svolta, il trasporto aereo da lusso per pochi divenne anno dopo anno un fatto per le grandi masse. Dall´inglese jet, reattore, venne coniato il neologismo jet set, l´ambiente esclusivo di chi si consentiva il lusso del volo. Ma volare è oggi alla portata di tutti. Con jet sempre più veloci e affidabili, capienti ed economici, dal Boeing 747 Jumbo jet fino all´Airbus 380, oggi il più grande jet civile del mondo.
Per tutta la guerra fredda e dopo, il jet rivoluzionò anche la guerra: dalla Corea al Vietnam, dai conflitti arabo-israeliani in cui proprio la superiorità dei piloti di Gerusalemme e dei loro Mirage, Phantom e F15 salvò sempre in extremis il piccolo Stato ebraico, dall´Afghanistan all´Iraq. E tutti i jet, militari e civili, oggi si guidano assistiti da computer e altri congegni elettronici. Intanto da decenni volare in poche ore da Roma a New York, da Londra a Tokyo ci sembra normale, ma chissà se Herr Warsitz se lo immaginava, con quel suo primo volo di settant´anni fa.