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 2009  agosto 22 Sabato calendario

LA CALDA ESTATE DELLE VALUTE


Carry trade, zloty e real le scommesse Ma il rischio è in agguato

Valute ballerine. Il mercato dei cambi sta mostrando un’eccezionale volatilità per l’alternarsi del flusso di notizie contrastanti sul fronte macroeconomico. Nel l’ultima settimana il mercato dei cambi è salito sull’ottovolante. Lunedì i mercati azionari europei hanno subìto un forte storno (bruciando circa 100 miliardi di capitalizzazione) sui timori che il consistente rialzo degli indici del mese precedente sia stato eccessivo rispetto alle reali prospettive di ripresa. Ciò si è tradotto in un calo dell’euro che ha toccato il minimo da inizio agosto su dollaro (1,4078) e yen (94,48). Martedì, però, lo scenario si è ribaltato. L’indice tedesco Zew sulla fiducia economica - che ha toccato 56,1 punti contro previsioni di 45 - ha ridato slancio all’euro (1,4131 dollari). Appena 24 ore dopo, però, nuovo dietrofront: divisa unica europea scivolata a 1,4102 dollari pee le indicazioni del presidente della Bundesbank, Axel Weber, secondo cui è «improbabile che l’economia della Germania ritorni ai livelli del 2008 prima del 2013». Intanto dal 9 marzo, quando le Borse hanno ripreso a correre, molte valute si sono svalutate pesantemente verso l’euro.
Le notizie positive alimentano l’appetito per il rischio spingendo gli investitori verso valute considerate meno sicure perché su valori alti (come l’euro) o perché agganciate ad economie meno solide (come quelle dei Balcani e dell’est Europa). Le notizie negative, invece, riportano gli investitori verso valute "rifugio" come dollaro e yen. Dunque, quali sono le prospettive? Ci sono opportunità per i risparmiatori che intendano spostare parte degli asset sul mercato valutario?
Quanto all’andamento del biglietto verde gli esperti hanno pochi dubbi. più probabile che perda nuovo terreno nei confronti dell’euro che il contrario (giovedì 17 agosto un euro era scambiato a 1,41 dollari). «Il rapporto euro/dollaro entro fine anno non dovrebbe discostarsi dalla forchetta 1,38/1,48 – spiega Roberto Mialich, esperto cambi di UniCredit ”. La debolezza del dollaro è legata alle previsioni di politica monetaria secondo cui la Federal Reserve, tra le grandi Banche centrali, sarà l’ultima a rialzare i tassi». Un punto sul quale concorda Alessandro Fugnoli, analista di Abaxbank: «Stimiamo un movimento del dollaro sul l’euro tra 1,35 e 1,5. L’inflazione ai minimi favorirà un atteggiamento attendista delle Banche centrali nei prossimi mesi. L’Europa precederà gli Usa in future manovre restrittive».
Tempi rimandati anche per una nuova rivalutazione dello yen, dopo che nell’ultimo anno l’euro ha perso il 18% sulla divisa nipponica. «Il Giappone convive da tempo con una deflazione strisciante – continua Fugnoli ”. Un rafforzamento dello yen aumenterebbe le pressioni deflazionistiche». Se dollaro e yen non entusiasmano gli esperti, nemmeno la sterlina il cui andamento dovrebbe essere all’insegna della calma piatta nel range 0,84/0,88 euro (giovedì 18 il cambio era a 0,86).
Allora, su quale valute conviene puntare? «Chi ha un orizzonte di almeno sei mesi potrebbe farlo sulle monete di quei Paesi che, per primi, potrebbero beneficiare della ripresa – argomenta Mialich ”. Il giudizio è positivo su corona norvegese e dollaro australiano perché le Banche centrali di questi due Paesi dovrebbe anticipare le altre nel rialzo dei tassi. Aspettiamo anche una rivalutazione del real brasiliano (nei confronti del quale da inizio anno l’euro si è deprezzato già del 18%, Ndr) e dello zloty polacco (dopo l’apprezzamento del 25% dell’euro negli ultimi 12 mesi, Ndr)». Brasile, Australia e Polonia rientrano anche nella top di Fugnoli, che aggiunge, in quanto importante produttore di materie prime, anche il Sudafrica. «Al di là delle valute – conclude – è interessante considerare un investimento con una strategia carry trade. Ai tassi attuali, conviene indebitarsi in dollari o euro e puntare su Paesi che offrono interessi più alti». Anche in questo caso il Brasile appare come la "scommessa" più allettante dato che i titoli governativi con scadenza 1 gennaio 2011 offrono un rendimento lordo del 9,42%, quasi il doppio del 5,03% dei titoli polacchi. Un premio dettato dal rischio più elevato: S&P e Fitch collocano, infatti, i bond brasiliani nella categoria BBB-, quella al confine tra i titoli free-risk e gli speculativi. Più sicuri, invece, i bond polacchi che hanno incassato un giudizio A- che, in gergo, sta per "buona capacità di rimborso del debito".