Andrea Curiat, Il sole 24 ore 24/8/2009, 24 agosto 2009
IL DIGITALE APRE AI MAGHI DEL RITOCCO
Non solo divi, presentatori e starlette: per poter funzionare, lo sfavillante mondo dello show business ha bisogno di un gran numero di professionisti che lavorino dietro le quinte, montando, mixando e rielaborando i programmi da trasmettere sul grande e piccolo schermo. Più designer che informatici, artisti oltre che tecnici, spesso autodidatti, sino a pochi anni fa gli esperti di interventi digitali avevano ben poche speranze di trovare un impiego soddisfacente in Italia. Ma qualcosa sta cambiando: l’avvento di nuovi canali televisivi digitali e il diffondersi delle web tv locali, abbinato all’abbattimento dei costi di elaborazione degli effetti speciali, potrebbe portare in pochi anni a una piccola rivoluzione sul mercato del lavoro italiano.
A oggi, secondo stime della Camera di commercio di Milano, sono quasi 8.600 le aziende nel settore della produzione, post-produzione e distribuzione cinematografica, di video e programmi televisivi, nonché di registrazioni musicali e sonore. La maggior parte ha sede a Roma e Milano (rispettivamente, il 19,6% e il 20,2% del totale) e sono 81 quelle specializzate esclusivamente negli interventi di post-produzione video. Per queste ultime, la media è di 3 dipendenti e 144mila euro di valore di produzione per azienda. Una stima prudente rivela quindi un panorama in grado di occupare, complessivamente, più di 25mila addetti, un totale che potrebbe aumentare di pari passo con la richiesta di nuovi servizi digitali da parte di emittenti televisive, agenzie pubblicitarie e studi cinematografici.
Secondo Caterina D’Amico, a.d. di Rai Cinema, «il fabbisogno di personale da parte delle aziende del settore sta aumentando. Oggi, tutti i film necessitano di interventi di correzione digitale dell’immagine, e questo vale anche per le pellicole in cui non ci sono effetti speciali macroscopici ma semplici ritocchi di luce e colori. Servono quindi nuove professioni che prima non esistevano, per svolgere un’ampia gamma di lavori altamente qualificati». Per questa stessa ragione, sottolinea D’Amico, non ci si può improvvisare "esperti": «C’è bisogno di competenze informatiche e tecniche che si acquisiscono in corsi specifici o sul campo». Gli interventi di post-produzione digitale, conclude, non riguardano soltanto le immagini, «ma anche le colonne sonore. Questo settore in particolare offre grandi chance lavorative, spesso sottovalutate dai giovani».
Ma chi sono i nuovi professionisti della post-produzione? «Designer con la capacità di pensare in digitale. Sono i ragazzini di ieri cresciuti a pane, computer e videogiochi, che oggi hanno 30 anni e progettano tutto senza mai toccare carta e matita». Li descrive così Lorenzo Foschi, a.d. di Frame by Frame, società di post-produzione romana che conta tra i propri clienti Sky, Mediaset e Rai. «Tra le nuove figure – aggiunge Foschi – spiccano il colorista, che può essere considerato a tutti gli effetti un secondo direttore della fotografia, l’animatore di cartoni animati in computer grafica, il progettista di set e ambienti in 3d e il responsabile delle information technology».
Meno ottimista Walter Giannelli, managing director di FastForward, una delle prime agenzie di motion design italiane. «In Italia manca la cultura del design digitale. Il sistema formativo è inadeguato e gli stessi committenti, spesso, ignorano le competenze e gli investimenti che stanno dietro agli interventi professionali di postproduzione». Per Giannelli, le competenze per avere successo sono poco convenzionali: «Quando selezioniamo il personale, saltiamo a piè pari il percorso formativo. Scegliamo candidati che sin da piccoli avessero una passione innata per l’arte, la fotografia, i fumetti e i cartoni animati. Chi vuole lavorare nella postproduzione deve saper ascoltare le richieste del committente e al tempo stesso essere propositivo, sapersi esprimere, dimostrare qualità di team building e di commistione tra generi artistici».