Omero Ciai, la Repubblica 24/8/2009, 24 agosto 2009
IL TESORO DEL DITTATORE NELLA CITY DI LONDRA
Il quotidiano "Independent" scrive che il denaro si trova tra Gibilterra, le isole Caiman e le isole Vergini
Erano appena degli spiccioli della reale fortuna nascosta da Augusto Pinochet quei 100 milioni di euro che un giudice cileno aveva iniziato a rintracciare nel 2005 tra conti segreti e società d´investimenti offshore. Dopo quattro anni di ricerche la Brilac, il dipartimento della polizia cilena che indaga sui reati fiscali, avrebbe trovato fondi della famiglia dell´ex dittatore, morto nel dicembre del 2006, per un valore da capogiro: un miliardo e cinquecento milioni di euro. Ma dicono i segugi cileni, in un dossier parzialmente anticipato da The Independent, c´è di più: stando alle indagini della Brical gran parte del tesoro del dittatore cileno sarebbe stato amministrato e nascosto con la fervente e indispensabile collaborazione della Gran Bretagna.
E qui, oltre alla cifra dieci volte superiore alle prime stime, stanno tutte le novità del caso. Citando il dossier cileno l´Independent scrive che il denaro della famiglia Pinochet è stato nascosto in colonie britanniche come Gibilterra, le isole Caiman, le isole Vergini e che, con l´aiuto della finanza inglese, banche di questi paradisi fiscali hanno creato compagnie fantasma per amministrarne i fondi. Accusa il Cile: non solo Londra ha mentito quando rifiutò, come invece era obbligata a fare, di informare il giudice Garzon sulla situazione finanziaria di Pinochet (era l´epoca della detenzione nella London Clinic) ma i suoi banchieri hanno protetto e garantito l´occultamento di conti segreti che hanno continuato a gonfiarsi in tutto questo tempo.
Al contrario degli americani che congelarono i soldi che Pinochet, sua moglie e il figlio Marco Antonio, avevano nascosto nel Riggs Bank, gli inglesi non solo non lo hanno fatto ma hanno collaborato affinché quella fortuna continui a crescere. La relazione speciale tra la famiglia dell´ex dittatore e la Gran Bretagna risale agli anni della guerra per le Falklands-Malvinas. Mentre fingeva solidarietà con i generali della dittatura argentina impegnati a difendere la sovranità delle isole dall´assalto dell´esercito britannico, Pinochet consentiva al governo di Margaret Thatcher di spiare segretamente gli argentini dalle basi militari cilene.
Un favore che la Thatcher non ha mai dimenticato. Da allora (1982) Pinochet - che nonostante la fine della dittatura nel 1989 rimase capo delle Forze armate per altri dieci anni - si recava sempre a Londra ad acquistare armi per l´esercito e riceveva dalle fabbriche britanniche pesanti tangenti all´origine, almeno in parte, della sua fortuna. Un altro capitolo era il narcotraffico e il riciclaggio di denaro. Un altro ancora - dicono le indagini cilene - fu la spoliazione dei beni dello Stato: privatizzazioni, regalie a parenti e licenze ad aziende straniere.
Così anche quando fu vicinissimo a subire un processo per le vittime della dittatura, Pinochet ebbe la fortuna di avere la Gran Bretagna dalla sua. Era il 1998 e il giudice spagnolo Garzon, approfittando di un suo viaggio fuori dal Cile, riuscì a farlo arrestare e chiese che fosse estradato in Spagna dove l´avrebbe processato per reati contro l´umanità. La battaglia legale durò più di un anno con i conservatori britannici che facevano collette per pagare l´affitto della villa dove Pinochet trascorreva i domiciliari e le parcelle del team d´avvocati mentre l´ex premier Thatcher andava ad abbracciarlo e a bere il tè nel suo salotto. Un dispiegamento di forze che convinse anche il ministro della Giustizia laburista, Jack Straw, a togliersi l´impiccio rilasciando "per motivi umanitari" l´ormai anziano generale.
Ora gli investigatori dicono che la riconoscenza britannica non finì lì e che grazie alla City un fiume di denaro ha alimentato conti segreti perfino ad Hong Kong dove la famiglia Pinochet aveva 300 milioni di euro in lingotti d´oro.