Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  agosto 24 Lunedì calendario

RIESI CAPITALE DELL’EMIGRAZIONE DIVENTERA’ UNA CITTA’ FANTASMA


Ogni anno si trasferiscono al Nord più di 100 persone, perlopiù giovani e istruiti

ROMA - «Un diplomato o un laureato può fare una sola cosa: andarsene, meglio se al Nord. Qua non avrebbe nulla da fare. Lavoro non ce n´è». Riesi, 12 mila abitanti, in provincia di Caltanissetta, secondo lo Svimez è la capitale dell´emigrazione italiana e il suo sindaco, Salvatore Buttigé, non usa perifrasi. Nel 2008 ha avuto un tasso di spopolamento del 9 per 1000. Oltre tre volte la media del Mezzogiorno, da dove negli ultimi dieci anni se ne sono andati in 700mila. Un record che detiene con due Comuni, Bitti in Sardegna e Dinami in Calabria, ma entrambi minuscoli. Ora Riesi ad ogni censimento arretra sensibilmente: ogni anno si trasferiscono nel Nord d´Italia più di cento persone, perlopiù giovani e istruiti. Chi se ne va di solito non torna più.
Non è un posto facile. Per due volte hanno sciolto il consiglio comunale per mafia. Ancora negli anni Cinquanta la sua economia era retta dalle miniere di zolfo più volte evocate da Sciascia. Chiuse quelle il paese ha visto dimezzare la sua popolazione in quarant´anni. Un impoverimento drammatico. Ufficialmente i disoccupati sono il 30%, anche se il dato va depurato dei lavoratori stagionali impiegati nella raccolta di pesche e uva. In questo deserto produttivo il Comune è l´unica "fabbrica", con i suoi 170 impiegati.
A leggere tra le pieghe dell´ultimo rapporto Svimez si scopre che da Napoli l´anno scorso se ne sono andati al Nord in 15mila (con un tasso di abbandono del 4,3 per mille), da Palermo in 6mila (3,2 per mille), da Reggio Calabria un migliaio (3,8 per mille). Ci sono realtà come Cutro, in provincia di Crotone, che nell´ultimo quinquennio hanno perso il 30% della popolazione. «Di questo passo alcuni rischieranno lo svuotamento», sottolinea Delio Miotti dello Svimez. «Quel che colpisce è la persistenza della migrazione da Sud a Nord, a prescindere dall´andamento del ciclo produttivo nel Settentrione. In passato il Sud si proteggeva meglio dalle grandi recessioni, stavolta non è così. E gli indicatori per l´anno in corso non confortano». Previsioni fosche: il Mezzogiorno, 21 milioni di abitanti, più di Belgio e Olanda messi insieme, da qui al 2035 perderà un milione e mezzo di abitanti. Qualche raggio c´è, qua e là. In Costa Smeralda, e in alcune zone dell´Abruzzo, i rientri superano le uscite, e una città problematica come Catania nel 2008 ha un po´ invertito la tendenza. Ma è troppo poco per sperare d´invertire la tendenza.
Da Riesi l´emigrazione è stata così massiccia che esistono intere colonie di riesini a Torino e Genova. «Almeno ottomila in ciascuna delle due città«, calcola il sindaco. E almeno 3500 sono all´estero: Germania e Belgio soprattutto. Alcuni tentarono la carta del ritorno una decina di anni fa, quando un compaesano aprì un polo tessile che diede lavoro a 300 persone, vantando commesse anche dai Benetton. Ma l´idea che si potesse impiantare il capitalismo nel ventre della Sicilia si rivelò un sogno breve: debiti, operai non pagati, il fallimento. Fabbrica chiusa.