Maria Grazia Bruzzone, La stampa 24/8/2009, 24 agosto 2009
DOMANDE E RISPOSTE A COSA LE FESTE DI PARTITO?
Quante sono oggi le feste politiche di fine estate?
Ormai tantissime. Tra quelle nazionali, la prima quest’anno è la Festa Democratica del Pd che ha preso il via a Genova il 22 agosto e durerà fino al 6 settembre. Ha anticipato di un giorno il Meeting di Cl fondato da don Giussani, che a Rimini celebra 30 anni. Il 27 poi si inaugura la Festa della Libertà di Mirabello che ha soppiantato la tradizionale Festa tricolore di An nello stesso luogo. Ma un’altra Festa del Pdl è prevista a Milano il 24 settembre. La Festa clou della Lega come sempre sarà sul Monviso (dall’11 al 13 settembre), dove Umberto Bossi celebrerà il rito dell’ampolla, per concludersi a Venezia. Non manca la festa dell’Idv, alla 4ª edizione, dal 18 al 20 settembre a Vasto, poco lontano dai luoghi di Antonio Di Pietro. E anche Sinistra e Libertà avrà la sua festa nazionale, la prima, a Bacoli, vicino a Napoli. Rinuncia alla kermesse l’Udc, per austerity causa crisi, mentre ritorna dopo un anno di pausa la Festa dell’Udeur di Clemente Mastella, sempre a Telese, dal 3 settembre.
Tutte qui?
No. Il Pd quest’anno lancia anche delle feste nazionali «a tema»: a Jesi sull’agricoltura, a Pesaro su Informazione e Comunicazione. Le feste locali del Pd, poi, sono qualche migliaio: 3000 nel 2008, con un passaggio di 7 milioni di persone. E numerosissime sono anche quelle «padane» promosse dalla Lega. I giovani del Pdl avranno la loro festa ad Atreju dal 9 al 13 settembre.
Gli appuntamenti «di formazione politica» sono considerate feste?
Il Pdl li considera tali. La Scuola di Gubbio, curata dal ministro Bondi, è ormai un classico seminario di partito (dal 10 settembre) e sarà dedicato a Gianni Baget Bozzo. Fa capo al Pdl anche la Summer School di Magna Charta di Frascati. Mentre quella del Pd è stata ribattezzata «scuola di politica» (in italiano) e si svolgerà a Cortona con una quantità di conferenzieri famosi, da Delors a Touraine, da Fitoussi a Rigoberta Menchú.
Quando è nata l’idea di queste feste politiche?
Capostipite fu la Festa dell’Unità, che debuttò addirittura nel 1945, poco dopo la Liberazione, la prima domenica di settembre. L’idea di una festa legata al giornale di partito l’ebbero degli esuli del Pci che l’anno prima avevano partecipato a Parigi alla festa dell’Humanité, l’organo del Pcf, in mano l’edizione di carta velina ancora clandestina, del quotidiano fondato da Gramsci. La festa doveva servire a raccogliere soldi e rendere più popolare il giornale. Oltre a ritrovarsi insieme.
Dove si tenne quella festa?
A Milano, già sede del comando del Cln del Nord Italia, allora molto comunista. Ma siccome la città era semidistrutta dalle bombe, si scelse una zona della periferia industriale, Mariano Comense. Durò un giorno e fu una sorta di scampagnata, con la gente che si era portata da mangiare quel che poteva, c’era ancora la tessera annonaria. Fu una festa molto «rossa», mentre a Roma si svolse una Festa della Liberazione col Pci insieme ad associazioni cattoliche e Psi. Dall’anno dopo la Festa dell’Unità prese piede in tutta Italia. A Roma, a Caracalla, parlò Togliatti.
Sempre in settembre?
L’Italia era agricola: c’erano le «maggiolate» in primavera e le «settembrate» legate alla vendemmia. La tradizione rimase.
E venne copiata dagli altri partiti?
In un certo senso sì, ma molto più tardi. La Dc si organizzò come partito sul territorio già negli Anni 50, con Fanfani. Ma adottava come feste quelle cattoliche di paese, legate al Santo patrono. Fu Benigno Zaccagnini, divenuto nel 1975 segretario di un partito uscito con le ossa rotte dal referendum sul divorzio e timoroso del sorpasso del Pci, a rilanciare la Dc come partito di popolo, a lanciare a Palmanova la prima Festa dell’Amicizia, che poi rimase negli anni. Tra gli entusiasti «ragazzi di Zac» c’era Dario Franceschini. Il Psi aveva la sua Festa dell’Avanti.
E An, e la Lega?
An non c’era ancora, ma il Msi aveva diverse feste locali, chiamate feste del Secolo d’Italia o Feste tricolori. La Lega ebbe le sue feste prima ancora di nascere. Erano sagre molto paesane, promosse da movimenti autonomisti come quello piemontese di Gipo Farassino e l’Union Piemonteisa, e contribuirono alla nascita del partito. C’erano i cibi locali, e la gente montava addirittura la tenda.
E oggi a cosa servono le feste?
Sono il primo appuntamento politico dopo la pausa estiva. Ma per i partiti ormai «liquidi» e meno legati di prima al territorio, sono un’occasione per mettere insieme la propria gente. E magari allargare la platea popolare di ciascuno.
Ai partiti costano, o ci guadagnano?
Un tempo alle Feste dell’Unità i facevano quasi tutto i volontari. Oggi i volontari ci sono ancora, ma le strutture per lo più si affittano, anche per via delle regole molto stringenti sugli impianti. In compenso sono arrivati gli sponsor.