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 2009  agosto 22 Sabato calendario

BERNANKE: "PRESTO FUORI DALLA CRISI" WALL STREET FA DECOLLARE LE BORSE


Ma Trichet frena: "Non illudiamoci, arrivano tempi difficili"

Il presidente Fed "I mercati hanno ripreso a funzionare in modo più normale"

Musica soave per le orecchie dei mercati, che reagiscono con una serie di rialzi di tutte le Borse, trascinate da Wall Street (+1,63% quest´ultima con Milano ai massimi dell´anno). Ma il presidente della Bce Jean-Claude Trichet frena gli entusiasmi: «Ci attendono tempi difficili, nessuno s´illuda che i mercati siano tornati alla normalità». Il banchiere centrale dell´euro aggiunge un monito sui pericoli dell´euforìa: «Sarebbe una catastrofe se i governi e le banche non imparassero la lezione della crisi». Forse, i maliziosi possono osservare, dietro il tono assai diverso di Bernanke c´è un´autocelebrazione in vista del rinnovo del mandato alla guida della Fed.
L´atteso discorso del presidente della Fed è stato come ogni anno l´evento culmine a Jackson Hole, lussuosa località turistica sui monti del Wyoming dove si riuniscono in questa stagione i Vip ai comandi dell´economia americana, con pochi e selezionati ospiti stranieri (oltre a Trichet il governatore della Banca d´Italia Mario Draghi). Un summit per tastare il polso all´economia. «Le prospettive per il ritorno alla crescita nel breve termine appaiono buone». E´ questa la frase di Bernanke che ha fatto notizia, per l´accento particolarmente ottimista. Che la recessione fosse ormai vicina a concludersi, lo aveva detto anche Obama. Non era scontato però che Bernanke si spingesse fino a prevedere una svolta positiva a «breve termine». Il banchiere centrale ha aggiunto che oltre all´economia reale anche i mercati finanziari oggi hanno ripreso a funzionare in modo «più normale».
La gioia di Wall Street è stata confortata da un dato di ieri: a luglio le vendite di case negli Stati Uniti sono aumentate del 7,2%. Una notizia importante, visto che la recessione era cominciata con un crollo immobiliare. La ripresa del mercato è essenziale per dare sollievo a milioni di famiglie americane, ancora oberate dal peso di mutui che spesso valgono più della casa in cui abitano. I pignoramenti giudiziari di case, sequestrate a debitori insolventi, sono ancora aumentati del 13% nel secondo trimestre.
L´orizzonte però non è tutto sereno. Altri dati recenti indicano i punti deboli dell´economia americana. Le vendite al consumo a luglio sono state fiacche e deludenti. L´altroieri si era registrato un rimbalzo nel numero di nuovi disoccupati. Continuano a fallire le banche – non fanno più notizia perché non sono grosse bancarotte ma uno stillicidio di crac medio-piccoli – a tal punto che la Federal Deposit Insurance Corporation incaricata di salvarle ha quasi esaurito i fondi statali a sua disposizione.
Bernanke non ha nascosto gli elementi negativi che permangono. «Le istituzioni finanziarie – ha detto – dovranno far fronte a perdite aggiuntive, le imprese e le famiglie continueranno ad avere difficoltà nell´accesso al credito». Soprattutto, se la ripresa ci sarà i suoi benefici sul mercato del lavoro saranno lenti, all´inizio impercettibili. Ma Bernanke ieri ha voluto vedere soprattutto i segnali incoraggianti. Forse il suo era anche un esercizio di rivendicazione del ruolo svolto dalla banca centrale, nel trainare fuori l´economia americana dalla più grave recessione degli ultimi 70 anni. All´inizio dell´anno prossimo scade il mandato alla presidenza della Fed. Nei mesi scorsi era corsa voce che Obama stesse pensando di sostituire Bernanke con il proprio consigliere economico Larry Summers. Evidentemente anche un banchiere centrale sa fare campagna elettorale.