Marino Niola, la Repubblica 22/8/2009, 22 agosto 2009
QUEI SANTUARI DELLE CHIACCHIERE VERI PRECURSORI DI FACEBOOK
Ormai i barbieri sono diventati più rari dei panda. Una specie in via di estinzione minacciata dalla civiltà del low cost e del last minute. Farsi fare la barba è un lusso che i comuni mortali non possono più permettersi. Per ragioni di denaro e soprattutto di tempo. Il lungo rituale del pennello che fa montare la schiuma come panna, il brivido carezzevole del rasoio, la nuvola di dopobarba che rinfresca la pelle e dà profumo anche ai pensieri, sono incompatibili con la nostra vita sempre in zona Cesarini. Per cui la sola idea della fila dal barbiere ci spaventa più della coda sul passante di Mestre. Anche perché ci fa venire il senso di colpa per il tempo sottratto al lavoro, alla famiglia, alla piscina, al pilates, allo shopping, al fiscalista.
Con un ritardo di duemila anni abbiamo interiorizzato il giudizio di Seneca che considerava dei fannulloni quelli che passano le giornate dal barbiere. Ma in realtà non è mai stato tempo perso. Perché i saloni d´antan erano luoghi dove si intrecciavano relazioni, si consolidavano amicizie, si formavano opinioni sull´intero scibile, dallo sport alla politica, dalle donne alle auto. Brevi cenni sull´universo, insomma. E soprattutto le botteghe dei barbieri erano i santuari del gossip, dove il mormorio montante della chiacchiera diventava vox populi. Iperspazi ad alta densità collettiva. I veri social network della comunità faccia a faccia.
Tutto questo è stato travolto dalla lametta usa e getta, eliminato alla radice dal tagliacapelli fai da te. Pochi minuti e diventi come Cannavaro. E così come tutti quei mestieri che non sono più indispensabili anche quello di Figaro diventa un prodotto di nicchia. Centri sontuosi, autentiche Spa della sfumatura in stile vintage. Un nuovo format del lusso per l´umanità face to facebook.